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 ITALIA - ITALIA - Italia. Il punto sulla talassemia
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6 gennaio 2005 18:20
 
Migliora la qualita' e anche l'aspettativa di vita per i malati di talassemia, a fornire una serie di dati e' uno studio italiano pubblicato su Haematologica, frutto della collaborazione tra sette centri dell'Associazione scientifica di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop).
Se negli anni 70 un malato su due moriva prima di arrivare a 12 anni, per i nati dopo il 1975 l'aspettativa di vita e' simile a quella della popolazione in generale. Una nota dell'associazione presieduta dal professor Franco Locatelli del Policlinico San Matteo di Pavia, autore dell'intervento sul piccolo Luca, il bambino talassemico salvato dalle cellule staminali ombelicali del fratellino, fornisce una serie di informazioni che sottolineano come sia migliorata la qualita' di vita e come siano diminuite le complicazioni legate alla patologia.
"I risultati ottenuti nel nostro Paese sono di gran lunga migliori rispetto a quelli riportati sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti -afferma la professoressa Caterina Borgna Pignatti, coordinatrice dello studio- e questo grazie all'adozione di protocolli comuni su tutto il territorio nazionale, volti a uniformare e ottimizzare la terapia trasfusionale e ferrochelante".
Il problema principale nella cura della talassemia, infatti, e' rappresentato ancora oggi dal sovraccarico di ferro legato alle trasfusioni. E l'eliminazione del ferro -possibile grazie a due farmaci, uno somministrabile sottocute e uno per bocca- e' cruciale per migliorare sopravvivenza e qualita' della vita. E proprio per valutare e confrontare l'efficacia dei due medicinali e' ora in corso uno studio in vari centri Aieop.
"I dati scientifici prodotti sono di estrema rilevanza per la gestione convenzionale del paziente talassemico in Italia e in tutti i Paesi del mondo", commenta Locatelli. "L'ottimizzazione della terapia trasfusionale e ferrochelante e' utile anche per coloro che si occupano di trapianto di staminali ematopoietiche, ad oggi la sola terapia risolutiva, perche' la probabilita' di guarire dopo il trapianto e' tanto maggiore quanto migliori sono le condizioni cliniche del paziente nel momento in cui si procede all'intervento", conclude il medico.
 
 
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Se negli anni 70 un malato su due moriva prima di arrivare a 12 anni, per i nati dopo il 1975 l'aspettativa di vita e' simile a quella della popolazione in generale. Una nota dell'associazione presieduta dal professor Franco Locatelli del Policlinico San Matteo di Pavia, autore dell'intervento sul piccolo Luca, il bambino talassemico salvato dalle cellule staminali ombelicali del fratellino, fornisce una serie di informazioni che sottolineano come sia migliorata la qualita' di vita e come siano diminuite le complicazioni legate alla patologia.
"I risultati ottenuti nel nostro Paese sono di gran lunga migliori rispetto a quelli riportati sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti -afferma la professoressa Caterina Borgna Pignatti, coordinatrice dello studio- e questo grazie all'adozione di protocolli comuni su tutto il territorio nazionale, volti a uniformare e ottimizzare la terapia trasfusionale e ferrochelante".
Il problema principale nella cura della talassemia, infatti, e' rappresentato ancora oggi dal sovraccarico di ferro legato alle trasfusioni. E l'eliminazione del ferro -possibile grazie a due farmaci, uno somministrabile sottocute e uno per bocca- e' cruciale per migliorare sopravvivenza e qualita' della vita. E proprio per valutare e confrontare l'efficacia dei due medicinali e' ora in corso uno studio in vari centri Aieop.
"I dati scientifici prodotti sono di estrema rilevanza per la gestione convenzionale del paziente talassemico in Italia e in tutti i Paesi del mondo", commenta Locatelli. "L'ottimizzazione della terapia trasfusionale e ferrochelante e' utile anche per coloro che si occupano di trapianto di staminali ematopoietiche, ad oggi la sola terapia risolutiva, perche' la probabilita' di guarire dopo il trapianto e' tanto maggiore quanto migliori sono le condizioni cliniche del paziente nel momento in cui si procede all'intervento", conclude il medico.
 
 
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