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 ITALIA - ITALIA - Italia. Nove medici su dieci per la ricerca con le staminali embrionali
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Notizia 
3 febbraio 2005 19:06
 
I medici sono i primi ad avere grande fiducia nella ricerca biomedica e biotecnologica e nei suoi risultati, ma non incondizionata. Il 66,8% e' convinto che si potra' ottenere la sconfitta delle malattie genetiche e delle altre patologie gravi, mentre solo il 21% pensa che lo sviluppo della ricerca portera' a discriminazioni sociali o non avra' effetti sul fronte terapeutico.
Un atteggiamento positivo sembra abbracciare anche i temi piu' controversi: il 90,5% e' favorevole all'uso di cellule staminali embrionali a fini terapeutici.
E' quanto emerge dall'indagine condotta dal Censis e dal Forum per la ricerca biomedica, presentata a Roma lo scorso 27 gennaio. Sono stati coinvolti 1.000 medici della Penisola, per valutare il loro rapporto con l'innovazione tecnologica.
Il 61% dei camici bianchi intervistati e' favorevole allo sviluppo della ricerca biotecnologica in tutti i campi, compreso quello contestato degli Ogm, a fronte del 38,4 % che propende per applicazioni limitate al campo della salute. Un compatto 91,2% dice no alla clonazione degli esseri umani, mentre il fronte si spacca su altri temi delicati: il 58% e' d'accordo sull'uso di cellule e organi di animali geneticamente modificati, il 68,7% si oppone alla clonazione animale, mentre la possibilita' di 'fotocopiare' gli organi umani e' accolta da un 54,9% di si' e dal e 45,1% di no.
Quanto al livello di conoscenza dei camici bianchi su questi temi, il 64,8% e' molto o abbastanza informato solo sull'uso delle staminali embrionali. Nonostante l'elevata fiducia nel progresso della ricerca biomedica e biotecnologica, per i medici e' necessario un punto di riferimento che imponga limiti, stabilisca regole e definisca responsabilita' di scelta su cio' che e' legittimo fare. Punto di riferimento che, per il 55,3%, e' un'autorita' pubblica super partes sul modello del Comitato nazionale di bioetica. Minori preferenze riscuotono gli stessi ricercatori (16,3%) e gli Ordini dei medici (12,2%) o associazioni di tutela dei cittadini e Referendum (3%). Solo il 9,8% dei medici attribuisce al Parlamento il ruolo di responsabile nelle decisioni sulla ricerca.
Per il 59,4% e' lo Stato a dover finanziare la ricerca biomedica e per il 46,3% e' sempre lo Stato ad avere il compito di incrementare il proprio impegno in questo campo, seguito dal ministero della Salute (35,3%) e dagli Istituti di ricerca pubblici (22,3%). Per incentivare i fondi destinati alla ricerca, il 32,6% dei medici cita la destinazione dell'8 per mille, mentre il 28,9% indica la detassazione delle donazioni dei privati. Poco favore incontrano, invece, i vari strumenti di tassazione ad hoc: introduzione di ticket aggiuntivi sulle prestazioni sanitarie (6,1%) o sui farmaci (5,1%) e tasse aggiuntive (3,3%). Non devono essere i cittadini, dunque, a sobbarcarsi l'onere di finanziare la ricerca.
I medici indicano la prevenzione tra i settori di ricerca piu' promettenti (26,2%) e su cui puntare maggiormente (33,3%). Al secondo posto l'innovazione nelle tecnologie diagnostiche (24%). La fiducia nella scienza e nella tecnologia e' radicata anche nella quotidianita' della pratica medica. Per i camici bianchi il vantaggio e' la capacita' di fare diagnosi piu' precise (63,7%) e precoci (31,9%), mentre solo per pochi la conseguenza dell'innovazione e' la deresponsabilizzazione dei medici nella diagnosi clinica (2%) e l'incremento dei costi sanitari (1,7%).
Secondo il rapporto del Censis sono sei gli identikit che delineano i differenti approcci e quindi i diversi gradi di informazione su quelli che sono gli sviluppi della ricerca biomedica e della loro applicazione nella pratica quotidiana.
1. INNOVATIVI: lo e' 1 su 4 (il 25,6%, su un campione di 1.000 intervistati)
- favorevoli a prescrizione di nuovi farmaci
- largo uso di tecnologie informatiche
- sono soprattutto al Nord
- buon livello di conoscenza dei temi al centro del dibattito scientifico e politico (biotech, staminali, clonazione)
- no a clonazione, si' a staminali embrionali
- in prevalenza medici generici
2. PIONIERI: 7,4%
Gli avanguardisti tra gli innovativi
- entusiasti delle nuove frontiere e favorevoli a tutte le possibili applicazioni
- largo uso della documentazione scientifica, soprattutto sui nuovi farmaci, che prescrivono con buona frequenza
- soprattutto medici generici maschi che risiedono nel Nord-Ovest
3. RETROGUARDIA: 30,2%
Sono all'opposto degli Innovativi
- attitudine passiva su innovazione
- poco informati su caldi temi della ricerca
- no informatica e internet
4. TRADIZIONALISTI: 6.3%
I 'duri e puri' della Retroguardia
- netto rifiuto, quasi aprioristico, su innovazione
- no farmaci di ultima generazione
- no internet
- in questo gruppo si riscontra una certa incidenza di specialisti, residenti soprattutto al Sud e nelle isole
5. CONTRARI: 15,8%
Esprimono posizioni contrarie alle applicazioni piu' dibattute del biotech
- no a staminali embrionali per fini terapeutici
- restii a percepire tecnologie informatiche
- buona conoscenza su ricerca
- omogeneamente distribuiti in Italia
6. INFORMATIZZATI: 15%
Usano quotidianamente computer e internet.
- Vivono al Centro-Sud. Giudicano basso il proprio livello di conoscenza sulle biotecnologie e sono in prevalenza medici generici.
 
 
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I medici sono i primi ad avere grande fiducia nella ricerca biomedica e biotecnologica e nei suoi risultati, ma non incondizionata. Il 66,8% e' convinto che si potra' ottenere la sconfitta delle malattie genetiche e delle altre patologie gravi, mentre solo il 21% pensa che lo sviluppo della ricerca portera' a discriminazioni sociali o non avra' effetti sul fronte terapeutico.
Un atteggiamento positivo sembra abbracciare anche i temi piu' controversi: il 90,5% e' favorevole all'uso di cellule staminali embrionali a fini terapeutici.
E' quanto emerge dall'indagine condotta dal Censis e dal Forum per la ricerca biomedica, presentata a Roma lo scorso 27 gennaio. Sono stati coinvolti 1.000 medici della Penisola, per valutare il loro rapporto con l'innovazione tecnologica.
Il 61% dei camici bianchi intervistati e' favorevole allo sviluppo della ricerca biotecnologica in tutti i campi, compreso quello contestato degli Ogm, a fronte del 38,4 % che propende per applicazioni limitate al campo della salute. Un compatto 91,2% dice no alla clonazione degli esseri umani, mentre il fronte si spacca su altri temi delicati: il 58% e' d'accordo sull'uso di cellule e organi di animali geneticamente modificati, il 68,7% si oppone alla clonazione animale, mentre la possibilita' di 'fotocopiare' gli organi umani e' accolta da un 54,9% di si' e dal e 45,1% di no.
Quanto al livello di conoscenza dei camici bianchi su questi temi, il 64,8% e' molto o abbastanza informato solo sull'uso delle staminali embrionali. Nonostante l'elevata fiducia nel progresso della ricerca biomedica e biotecnologica, per i medici e' necessario un punto di riferimento che imponga limiti, stabilisca regole e definisca responsabilita' di scelta su cio' che e' legittimo fare. Punto di riferimento che, per il 55,3%, e' un'autorita' pubblica super partes sul modello del Comitato nazionale di bioetica. Minori preferenze riscuotono gli stessi ricercatori (16,3%) e gli Ordini dei medici (12,2%) o associazioni di tutela dei cittadini e Referendum (3%). Solo il 9,8% dei medici attribuisce al Parlamento il ruolo di responsabile nelle decisioni sulla ricerca.
Per il 59,4% e' lo Stato a dover finanziare la ricerca biomedica e per il 46,3% e' sempre lo Stato ad avere il compito di incrementare il proprio impegno in questo campo, seguito dal ministero della Salute (35,3%) e dagli Istituti di ricerca pubblici (22,3%). Per incentivare i fondi destinati alla ricerca, il 32,6% dei medici cita la destinazione dell'8 per mille, mentre il 28,9% indica la detassazione delle donazioni dei privati. Poco favore incontrano, invece, i vari strumenti di tassazione ad hoc: introduzione di ticket aggiuntivi sulle prestazioni sanitarie (6,1%) o sui farmaci (5,1%) e tasse aggiuntive (3,3%). Non devono essere i cittadini, dunque, a sobbarcarsi l'onere di finanziare la ricerca.
I medici indicano la prevenzione tra i settori di ricerca piu' promettenti (26,2%) e su cui puntare maggiormente (33,3%). Al secondo posto l'innovazione nelle tecnologie diagnostiche (24%). La fiducia nella scienza e nella tecnologia e' radicata anche nella quotidianita' della pratica medica. Per i camici bianchi il vantaggio e' la capacita' di fare diagnosi piu' precise (63,7%) e precoci (31,9%), mentre solo per pochi la conseguenza dell'innovazione e' la deresponsabilizzazione dei medici nella diagnosi clinica (2%) e l'incremento dei costi sanitari (1,7%).
Secondo il rapporto del Censis sono sei gli identikit che delineano i differenti approcci e quindi i diversi gradi di informazione su quelli che sono gli sviluppi della ricerca biomedica e della loro applicazione nella pratica quotidiana.
1. INNOVATIVI: lo e' 1 su 4 (il 25,6%, su un campione di 1.000 intervistati)
- favorevoli a prescrizione di nuovi farmaci
- largo uso di tecnologie informatiche
- sono soprattutto al Nord
- buon livello di conoscenza dei temi al centro del dibattito scientifico e politico (biotech, staminali, clonazione)
- no a clonazione, si' a staminali embrionali
- in prevalenza medici generici
2. PIONIERI: 7,4%
Gli avanguardisti tra gli innovativi
- entusiasti delle nuove frontiere e favorevoli a tutte le possibili applicazioni
- largo uso della documentazione scientifica, soprattutto sui nuovi farmaci, che prescrivono con buona frequenza
- soprattutto medici generici maschi che risiedono nel Nord-Ovest
3. RETROGUARDIA: 30,2%
Sono all'opposto degli Innovativi
- attitudine passiva su innovazione
- poco informati su caldi temi della ricerca
- no informatica e internet
4. TRADIZIONALISTI: 6.3%
I 'duri e puri' della Retroguardia
- netto rifiuto, quasi aprioristico, su innovazione
- no farmaci di ultima generazione
- no internet
- in questo gruppo si riscontra una certa incidenza di specialisti, residenti soprattutto al Sud e nelle isole
5. CONTRARI: 15,8%
Esprimono posizioni contrarie alle applicazioni piu' dibattute del biotech
- no a staminali embrionali per fini terapeutici
- restii a percepire tecnologie informatiche
- buona conoscenza su ricerca
- omogeneamente distribuiti in Italia
6. INFORMATIZZATI: 15%
Usano quotidianamente computer e internet.
- Vivono al Centro-Sud. Giudicano basso il proprio livello di conoscenza sulle biotecnologie e sono in prevalenza medici generici.
 
 
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