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 ITALIA - ITALIA - Italia. Liberta' procreativa, un libro di Chiara Lalli
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Notizia 
23 dicembre 2004 18:44
 
Chiara Lalli, "Liberta' Procreativa", 2004, Napoli Liguori, 224 pagine, 14 euro. Prefazione di John Harris

Le tecniche di procreazione assistita sollevano dilemmi morali che la riproduzione naturale ignorava. Se e' ammessa la liberta' di procreare, deve essere ammessa anche la liberta' di ricorrere alla procreazione artificiale? Alla riproduzione artificiale puo' essere attribuita la stessa inviolabilita' che caratterizza la riproduzione naturale?
La possibilita' di decidere se, come e quando avere un figlio non dovrebbe essere limitata se non di fronte a gravi motivazioni, e l'onere di dimostrare la fondatezza di una simile limitazione pesa su coloro che desiderano vietare. La liberta' procreativa e' espressione di quel bene inviolabile che e' la liberta' individuale, e non c'e' alcuna differenza moralmente rilevante tra i casi in cui il godimento di tale liberta' richiede l'intervento di tecniche biomediche e gli altri casi. La recente legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita restringe fortemente l'insieme delle persone che possono farvi ricorso, e pone in essere una situazione in cui la liberta' procreativa artificiale e' limitata, quasi cancellata, senza che esistano valide ragioni.
Per secoli la riproduzione umana e i rapporti sessuali sono stati saldamente uniti. Ogni concepimento era condizionato dalla consumazione di un rapporto sessuale tra un uomo e una donna, e ogni rapporto sessuale implicava misteriosamente il rischio di una gravidanza. La comprensione del processo riproduttivo costituisce il primo passo di una trasformazione che diventa tumultuosa quando dalla conoscenza si passa alla possibilita' di intervenire su un avvenimento fino a quel momento completamente naturale. La prima rivoluzione avviene con i metodi anticoncezionali: diventa possibile il sesso senza procreazione. La seconda rivoluzione avviene con le tecniche di procreazione assistita: diventa possibile la procreazione senza sesso.
Le tecnologie riproduttive rimediano alla sterilita', arginano il rischio di trasmissione di malattie genetiche al nascituro, cancellano la casualita' della riproduzione e si impongono come mezzi per compiere una scelta procreativa. La trasformazione della procreazione da naturale ad artificiale muta i concetti di famiglia, di parentela e solleva numerose questioni morali che la riproduzione umana tradizionale ignorava. L'originario e monolitico percorso si divide e pone gli individui di fronte a numerosi bivi. La natura compatta della procreazione si frammenta in dilemmi morali complessi e delicati.
La liberta' procreativa e' ampiamente ammessa quando si tratta di procreazione naturale. Il mio intento e' di dimostrare che non ci sono ragionevoli argomenti per considerare diversamente la procreazione artificiale. Le decisioni procreative, anche se realizzate con il ricorso a tecniche di procreazione assistita, devono essere lasciate ai singoli individui. La loro limitazione deve richiedere forti giustificazioni, perche' ogni divieto o interferenza intacca gravemente la liberta'. Voglio sostenere che la liberta' procreativa e' un bene inviolabile in quanto espressione della liberta' individuale; e che a suo favore esiste una presunzione che costringe all'onere della prova coloro che vogliono limitarla o cancellarla.
La domanda cruciale potrebbe essere formulata nel modo seguente: il tradizionale rispetto per la liberta' procreativa naturale puo' essere esteso alla liberta' di accedere alle tecnologie riproduttive, ovvero alla liberta' procreativa artificiale? Intendo sostenere una risposta affermativa a questa domanda.

Chiara Lalli, collabora presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Umane e Scienze dell'Educazione dell'Universita' 'G. D'Annunzio' di Chieti. Ha pubblicato articoli di bioetica, filosofia pratica e filosofia della medicina, e ha curato insieme a Fabio Bacchini una raccolta di saggi teorici sull'amore (Che cos'e' l'amor, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2003).


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Chiara Lalli, "Liberta' Procreativa", 2004, Napoli Liguori, 224 pagine, 14 euro. Prefazione di John Harris

Le tecniche di procreazione assistita sollevano dilemmi morali che la riproduzione naturale ignorava. Se e' ammessa la liberta' di procreare, deve essere ammessa anche la liberta' di ricorrere alla procreazione artificiale? Alla riproduzione artificiale puo' essere attribuita la stessa inviolabilita' che caratterizza la riproduzione naturale?
La possibilita' di decidere se, come e quando avere un figlio non dovrebbe essere limitata se non di fronte a gravi motivazioni, e l'onere di dimostrare la fondatezza di una simile limitazione pesa su coloro che desiderano vietare. La liberta' procreativa e' espressione di quel bene inviolabile che e' la liberta' individuale, e non c'e' alcuna differenza moralmente rilevante tra i casi in cui il godimento di tale liberta' richiede l'intervento di tecniche biomediche e gli altri casi. La recente legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita restringe fortemente l'insieme delle persone che possono farvi ricorso, e pone in essere una situazione in cui la liberta' procreativa artificiale e' limitata, quasi cancellata, senza che esistano valide ragioni.
Per secoli la riproduzione umana e i rapporti sessuali sono stati saldamente uniti. Ogni concepimento era condizionato dalla consumazione di un rapporto sessuale tra un uomo e una donna, e ogni rapporto sessuale implicava misteriosamente il rischio di una gravidanza. La comprensione del processo riproduttivo costituisce il primo passo di una trasformazione che diventa tumultuosa quando dalla conoscenza si passa alla possibilita' di intervenire su un avvenimento fino a quel momento completamente naturale. La prima rivoluzione avviene con i metodi anticoncezionali: diventa possibile il sesso senza procreazione. La seconda rivoluzione avviene con le tecniche di procreazione assistita: diventa possibile la procreazione senza sesso.
Le tecnologie riproduttive rimediano alla sterilita', arginano il rischio di trasmissione di malattie genetiche al nascituro, cancellano la casualita' della riproduzione e si impongono come mezzi per compiere una scelta procreativa. La trasformazione della procreazione da naturale ad artificiale muta i concetti di famiglia, di parentela e solleva numerose questioni morali che la riproduzione umana tradizionale ignorava. L'originario e monolitico percorso si divide e pone gli individui di fronte a numerosi bivi. La natura compatta della procreazione si frammenta in dilemmi morali complessi e delicati.
La liberta' procreativa e' ampiamente ammessa quando si tratta di procreazione naturale. Il mio intento e' di dimostrare che non ci sono ragionevoli argomenti per considerare diversamente la procreazione artificiale. Le decisioni procreative, anche se realizzate con il ricorso a tecniche di procreazione assistita, devono essere lasciate ai singoli individui. La loro limitazione deve richiedere forti giustificazioni, perche' ogni divieto o interferenza intacca gravemente la liberta'. Voglio sostenere che la liberta' procreativa e' un bene inviolabile in quanto espressione della liberta' individuale; e che a suo favore esiste una presunzione che costringe all'onere della prova coloro che vogliono limitarla o cancellarla.
La domanda cruciale potrebbe essere formulata nel modo seguente: il tradizionale rispetto per la liberta' procreativa naturale puo' essere esteso alla liberta' di accedere alle tecnologie riproduttive, ovvero alla liberta' procreativa artificiale? Intendo sostenere una risposta affermativa a questa domanda.

Chiara Lalli, collabora presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Umane e Scienze dell'Educazione dell'Universita' 'G. D'Annunzio' di Chieti. Ha pubblicato articoli di bioetica, filosofia pratica e filosofia della medicina, e ha curato insieme a Fabio Bacchini una raccolta di saggi teorici sull'amore (Che cos'e' l'amor, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2003).


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