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 ITALIA - ITALIA - Italia. Far perdere la memoria alle cellule per ringiovanirle
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Notizia 
17 marzo 2005 18:25
 
Far perdere la memoria alle cellule malate per spingerle a suicidarsi, o far dimenticare alle cellule adulte i compiti per i quali si sono specializzate e farle tornare ad essere totipotenti come le cellule staminali. E' la via che stanno percorrendo i ricercatori Telethon coordinati da Valerio Orlando, dell'Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica di Napoli. I risultati piu' recenti ottenuti su questa nuova strada sono stati presentati a Salsomaggiore Terme (Parma), nel convegno dedicato alle ricerche promosse da Telethon.
Il cuore di questo nuovo filone di ricerca e' una sorta di "macchinario genetico" capace di cancellare la funzione di un gene e che finora si pensava che agisse soltanto nel citoplasma. "Invece un meccanismo analogo si trova anche nel nucleo della cellula", e quindi nel DNA, ha osservato Orlando. In vista di applicazioni cliniche ancora molto lontane, le prospettive potrebbero essere straordinariamente importanti sia sul fronte della lotta contro i tumori, sia per la ricerca sulle cellule staminali.
"Nel DNA -ha spiegato Orlando- il macchinario diventa un segnale molecolare per innescare un processo di silenziamento a livello trascrizionale". Vale a dire che, in presenza di un'anomalia, i geni coinvolti vengono automaticamente silenziati. In questo modo un programma che contiene degli errori non puo' piu' essere trasmesso di cellula in cellula. Grazie a questo meccanismo di sicurezza le cellule riescono ad eseguire i compiti per i quali sono state programmate (come avviene nella formazione di un embrione) e vengono difese da alterazioni che possono dare origine a malattie, primi fra tutti i tumori.
Riuscire a controllare questi macchinari salva-cellule (chiamati "macchinari di interferenza dell'RNA") e' la nuova scommessa della genetica. Agendo direttamente sui meccanismi che controllano la memoria cellulare diventa possibile, secondo Orlando, "studiare la capacita' delle cellule di acquisire le caratteristiche tipiche delle staminali". Le ricerche che il gruppo di Orlando sta conducendo puntano cosi' a "far perdere la memoria alle cellule malate, inducendole al suicidio", oppure a "far perdere la memoria alle cellule differenziate per farle tornare indietro e farle acquisire le caratteristiche di totipotenza tipiche delle cellule staminali".
Alla luce delle nuove scoperte sulla presenza, anche nel DNA, del macchinario che protegge la cellula da eventuali anomalie, diventa piu' complesso il quadro del patrimonio genetico. Solo il 2% dei geni, infatti, codifica per proteine; il 50% e' costituito da regioni intergenetiche che non codificano e il restante, finora definito a torto "DNA spazzatura" non e' affatto tale, ma e' composto da sequenze ripetute, nelle quali un solo elemento puo' comparire anche 500.000 volte e sembra giocare un ruolo fondamentale nella straordinaria variabilita' genetica che si osserva nella storia dell'evoluzione.
La storia che ha portato a questo nuovo campo di ricerca e' cominciata dalle piante. Per migliorarne alcune caratteristiche, come il colore dei fiori, si cominciarono a introdurre nuovi geni che controllavano lo stesso fenomeno. Si e' visto pero' che le piante che avevano piu' copie del gene specializzato nel controllo del colore producevano solo fiori bianchi. Paradossalmente si otteneva l'effetto opposto perche' venivano spenti sia il nuovo gene introdotto nella pianta sia quello preesistente. Si comincio' cosi' a sospettare l'esistenza di un meccanismo che, in presenza di piu' copie di un gene, ne cancellava la funzione.
 
 
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Il cuore di questo nuovo filone di ricerca e' una sorta di "macchinario genetico" capace di cancellare la funzione di un gene e che finora si pensava che agisse soltanto nel citoplasma. "Invece un meccanismo analogo si trova anche nel nucleo della cellula", e quindi nel DNA, ha osservato Orlando. In vista di applicazioni cliniche ancora molto lontane, le prospettive potrebbero essere straordinariamente importanti sia sul fronte della lotta contro i tumori, sia per la ricerca sulle cellule staminali.
"Nel DNA -ha spiegato Orlando- il macchinario diventa un segnale molecolare per innescare un processo di silenziamento a livello trascrizionale". Vale a dire che, in presenza di un'anomalia, i geni coinvolti vengono automaticamente silenziati. In questo modo un programma che contiene degli errori non puo' piu' essere trasmesso di cellula in cellula. Grazie a questo meccanismo di sicurezza le cellule riescono ad eseguire i compiti per i quali sono state programmate (come avviene nella formazione di un embrione) e vengono difese da alterazioni che possono dare origine a malattie, primi fra tutti i tumori.
Riuscire a controllare questi macchinari salva-cellule (chiamati "macchinari di interferenza dell'RNA") e' la nuova scommessa della genetica. Agendo direttamente sui meccanismi che controllano la memoria cellulare diventa possibile, secondo Orlando, "studiare la capacita' delle cellule di acquisire le caratteristiche tipiche delle staminali". Le ricerche che il gruppo di Orlando sta conducendo puntano cosi' a "far perdere la memoria alle cellule malate, inducendole al suicidio", oppure a "far perdere la memoria alle cellule differenziate per farle tornare indietro e farle acquisire le caratteristiche di totipotenza tipiche delle cellule staminali".
Alla luce delle nuove scoperte sulla presenza, anche nel DNA, del macchinario che protegge la cellula da eventuali anomalie, diventa piu' complesso il quadro del patrimonio genetico. Solo il 2% dei geni, infatti, codifica per proteine; il 50% e' costituito da regioni intergenetiche che non codificano e il restante, finora definito a torto "DNA spazzatura" non e' affatto tale, ma e' composto da sequenze ripetute, nelle quali un solo elemento puo' comparire anche 500.000 volte e sembra giocare un ruolo fondamentale nella straordinaria variabilita' genetica che si osserva nella storia dell'evoluzione.
La storia che ha portato a questo nuovo campo di ricerca e' cominciata dalle piante. Per migliorarne alcune caratteristiche, come il colore dei fiori, si cominciarono a introdurre nuovi geni che controllavano lo stesso fenomeno. Si e' visto pero' che le piante che avevano piu' copie del gene specializzato nel controllo del colore producevano solo fiori bianchi. Paradossalmente si otteneva l'effetto opposto perche' venivano spenti sia il nuovo gene introdotto nella pianta sia quello preesistente. Si comincio' cosi' a sospettare l'esistenza di un meccanismo che, in presenza di piu' copie di un gene, ne cancellava la funzione.
 
 
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