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 ITALIA - ITALIA - Italia. Elena Cattaneo e la ricerca con le staminali embrionali
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3 febbraio 2005 19:42
 
Su Tempo Medico (clicca qui) Silvia Fabiole Nicoletto intervista Elena Cattaneo, professore straordinario dell'Universita' degli Studi di Milano, e' a capo di un laboratorio che fa parte del Dipartimento di scienze farmacologiche e del Centro di eccellenza sulle malattie neurodegenerative della Facolta' di farmacia. Una delle poche che in Italia lavora con le cellule staminali embrionali. Riportiamo una parte dell'intervista, proprio a partire dall'utilizzo delle embrionali.
"Si', noi ci lavoriamo da tre anni. Tutto nasce dalla curiosita' del ricercatore che, visto il dibattito in corso, cerca di scoprire da che parte sta la verita'. Dato che sono cellule che possono fare tutto, la prima questione e': si puo' stimolarne il differenziamento a neurone? Su questo punto non e' tutto chiaro, ma e' un sistema molto interessante perche', a differenza di quanto accade con le staminali adulte, si riescono a ottenere popolazioni omogenee che possono essere propagate e indotte a differenziarsi in modo abbastanza omogeneo".
A proposito di embrioni, la recente legge in materia di fecondazione assistita ne vieta l'utilizzo a scopo di ricerca. Come scienziata cosa ne pensa?
"I problemi legati alle fonti da cui ricavare le staminali sono tanti che escludere una delle due mi sembra scientificamente impossibile; per studiare i meccanismi di differenziamento, le staminali adulte non mi soddisfano per niente. Credo di piu' alle potenzialita' di conoscenza offerte dalle embrionali, proprio perche' sono un sistema piu' pulito e omogeneo".
Questa legge condiziona il vostro lavoro di ricerca?
"No, per ora non ci tocca. Abbiamo fatto molto lavoro su cellule staminali embrionali di topo per impratichirci e per capire; sulle umane lavoriamo da piu' di un anno e abbiamo cellule di "vecchia generazione". La legge non dice niente sulle linee cellulari ma solo sugli embrioni; noi abbiamo iniziato a lavorare su quelle di vecchia generazione che sono state prodotte in Australia e sono linee che rispettano i parametri suggeriti dal Ministero per regolamentare, anche a livello europeo, l'impiego di cellule ottenute prima del gennaio 2002. Le nostre sono state prodotte nel 1999, al momento abbiamo queste; ma che facciamo parte di progetti europei in cui magari se ne produrranno altre.
In Italia, poi, ci sono piu' di 30 mila embrioni congelati: la legge dice che non si possono usare embrioni a scopo di ricerca, quindi significa che sono destinati a restare congelati per sempre. Questo e' un "interessante" uso degli embrioni: la legge italiana ha autorizzato un cambio di utilizzo rispetto all'obiettivo iniziale, cioe' quello di creare una vita".
Quali ripercussioni future potranno avere le decisioni sulle staminali in Italia?
"Se in California, dove hanno appena approvato la "Proposition 71" con tre miliardi di dollari destinati alle staminali embrionali, si rendesse disponibile una cura per la Corea di Hungtinton attraverso le staminali, chi direbbe ai malati italiani che non vi potranno accedere? O nel caso di farmaci che vengano ottimizzati su cellule staminali, o di scoperte derivate da studi sulle embrionali. E qui c'e' un problema etico importante: chi si oppone alle embrionali, secondo me, non considera che comunque la ricerca andra' avanti in altri stati, si otterra' soltanto e con gioia di ritardarne lo sviluppo".
Lei ha sollevato il problema etico: qual e' il peso dell'etica nel dibattito sulle staminali adulte ed embrionali?
"In tutto questo il peso dell'etica c'e'. Io sono d'accordo che l'etica sia importante, e non solo in materia di staminali. Alla luce del senso comune, e' difficile decidere che cosa sia embrione e vita e cosa no. La mia opinione, che deriva dalle mie conoscenze scientifiche, ma che non voglio imporre, e' che lo stadio di blastocisti da cui si prelevano le staminali embrionali e' un ammasso di cellule informe e senza informazioni che restera' sempre tale, a meno che non sia esposto all'utero materno. L'esposizione all'utero materno significa accendere o spegnere geni; questa, secondo me, e' vita".
Quindi come si fa a dipanare la matassa?
"Secondo me il punto e' che si deve poter mettere sul tavolo la possibilita' di avere un'opinione sbagliata. Mi piacerebbe discutere la questione con qualcuno che mi aiuti a capire cos'e' l'etica, con esperti di bioetica che non impongano una posizione ma aiutino ad analizzare la situazione. E' un argomento difficile, da cui emerge una scienza che a volte non offre il rigore che tanto sbandiera. Le riviste scientifiche hanno accettato e diffuso scoperte di scarsa validita', con risultati impossibili da riprodurre, con la conseguenza che sono arrivate smentite; ma le smentite non raggiungono il pubblico. Allo stesso modo rimane ancora l'idea che le cellule adulte possano far tutto, e che quindi le embrionali non servano".
Una questione spinosa e' quella dei fondi per la ricerca sulle staminali. Voi di quali finanziamenti usufruite?
"L'80 per cento dei nostri finanziamenti sono stranieri, americani ed europei; in Italia li riceviamo dal Telethon che non solo finanzia i progetti, ma da' un esempio straordinario di moralizzazione della ricerca, che e' quello che manca nel nostro paese; di come cioe' erogare i finanziamenti attraverso criteri trasparenti, visibili a tutti. A questo proposito, si e' molto parlato dell'istituzione della Commissione nazionale sulle cellule staminali che ha, tra gli altri, il compito di decidere la destinazione dei finanziamenti. Il primo bando emesso dalla Commissione riguardava l'assegnazione di 7,5 milioni di euro per tre anni a progetti di ricerca sulle staminali adulte e del cordone ombelicale; in questo caso, pero', i criteri utilizzati per l'assegnazione dei fondi sono stati tutt'altro che trasparenti. Basti pensare che i progetti sono stati sottoposti alla valutazione dei ricercatori che concorrevano allo stesso bando e che, tra quelli finanziati, molti fanno capo ai membri della stessa Commissione".
 
 
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Su Tempo Medico (clicca qui) Silvia Fabiole Nicoletto intervista Elena Cattaneo, professore straordinario dell'Universita' degli Studi di Milano, e' a capo di un laboratorio che fa parte del Dipartimento di scienze farmacologiche e del Centro di eccellenza sulle malattie neurodegenerative della Facolta' di farmacia. Una delle poche che in Italia lavora con le cellule staminali embrionali. Riportiamo una parte dell'intervista, proprio a partire dall'utilizzo delle embrionali.
"Si', noi ci lavoriamo da tre anni. Tutto nasce dalla curiosita' del ricercatore che, visto il dibattito in corso, cerca di scoprire da che parte sta la verita'. Dato che sono cellule che possono fare tutto, la prima questione e': si puo' stimolarne il differenziamento a neurone? Su questo punto non e' tutto chiaro, ma e' un sistema molto interessante perche', a differenza di quanto accade con le staminali adulte, si riescono a ottenere popolazioni omogenee che possono essere propagate e indotte a differenziarsi in modo abbastanza omogeneo".
A proposito di embrioni, la recente legge in materia di fecondazione assistita ne vieta l'utilizzo a scopo di ricerca. Come scienziata cosa ne pensa?
"I problemi legati alle fonti da cui ricavare le staminali sono tanti che escludere una delle due mi sembra scientificamente impossibile; per studiare i meccanismi di differenziamento, le staminali adulte non mi soddisfano per niente. Credo di piu' alle potenzialita' di conoscenza offerte dalle embrionali, proprio perche' sono un sistema piu' pulito e omogeneo".
Questa legge condiziona il vostro lavoro di ricerca?
"No, per ora non ci tocca. Abbiamo fatto molto lavoro su cellule staminali embrionali di topo per impratichirci e per capire; sulle umane lavoriamo da piu' di un anno e abbiamo cellule di "vecchia generazione". La legge non dice niente sulle linee cellulari ma solo sugli embrioni; noi abbiamo iniziato a lavorare su quelle di vecchia generazione che sono state prodotte in Australia e sono linee che rispettano i parametri suggeriti dal Ministero per regolamentare, anche a livello europeo, l'impiego di cellule ottenute prima del gennaio 2002. Le nostre sono state prodotte nel 1999, al momento abbiamo queste; ma che facciamo parte di progetti europei in cui magari se ne produrranno altre.
In Italia, poi, ci sono piu' di 30 mila embrioni congelati: la legge dice che non si possono usare embrioni a scopo di ricerca, quindi significa che sono destinati a restare congelati per sempre. Questo e' un "interessante" uso degli embrioni: la legge italiana ha autorizzato un cambio di utilizzo rispetto all'obiettivo iniziale, cioe' quello di creare una vita".
Quali ripercussioni future potranno avere le decisioni sulle staminali in Italia?
"Se in California, dove hanno appena approvato la "Proposition 71" con tre miliardi di dollari destinati alle staminali embrionali, si rendesse disponibile una cura per la Corea di Hungtinton attraverso le staminali, chi direbbe ai malati italiani che non vi potranno accedere? O nel caso di farmaci che vengano ottimizzati su cellule staminali, o di scoperte derivate da studi sulle embrionali. E qui c'e' un problema etico importante: chi si oppone alle embrionali, secondo me, non considera che comunque la ricerca andra' avanti in altri stati, si otterra' soltanto e con gioia di ritardarne lo sviluppo".
Lei ha sollevato il problema etico: qual e' il peso dell'etica nel dibattito sulle staminali adulte ed embrionali?
"In tutto questo il peso dell'etica c'e'. Io sono d'accordo che l'etica sia importante, e non solo in materia di staminali. Alla luce del senso comune, e' difficile decidere che cosa sia embrione e vita e cosa no. La mia opinione, che deriva dalle mie conoscenze scientifiche, ma che non voglio imporre, e' che lo stadio di blastocisti da cui si prelevano le staminali embrionali e' un ammasso di cellule informe e senza informazioni che restera' sempre tale, a meno che non sia esposto all'utero materno. L'esposizione all'utero materno significa accendere o spegnere geni; questa, secondo me, e' vita".
Quindi come si fa a dipanare la matassa?
"Secondo me il punto e' che si deve poter mettere sul tavolo la possibilita' di avere un'opinione sbagliata. Mi piacerebbe discutere la questione con qualcuno che mi aiuti a capire cos'e' l'etica, con esperti di bioetica che non impongano una posizione ma aiutino ad analizzare la situazione. E' un argomento difficile, da cui emerge una scienza che a volte non offre il rigore che tanto sbandiera. Le riviste scientifiche hanno accettato e diffuso scoperte di scarsa validita', con risultati impossibili da riprodurre, con la conseguenza che sono arrivate smentite; ma le smentite non raggiungono il pubblico. Allo stesso modo rimane ancora l'idea che le cellule adulte possano far tutto, e che quindi le embrionali non servano".
Una questione spinosa e' quella dei fondi per la ricerca sulle staminali. Voi di quali finanziamenti usufruite?
"L'80 per cento dei nostri finanziamenti sono stranieri, americani ed europei; in Italia li riceviamo dal Telethon che non solo finanzia i progetti, ma da' un esempio straordinario di moralizzazione della ricerca, che e' quello che manca nel nostro paese; di come cioe' erogare i finanziamenti attraverso criteri trasparenti, visibili a tutti. A questo proposito, si e' molto parlato dell'istituzione della Commissione nazionale sulle cellule staminali che ha, tra gli altri, il compito di decidere la destinazione dei finanziamenti. Il primo bando emesso dalla Commissione riguardava l'assegnazione di 7,5 milioni di euro per tre anni a progetti di ricerca sulle staminali adulte e del cordone ombelicale; in questo caso, pero', i criteri utilizzati per l'assegnazione dei fondi sono stati tutt'altro che trasparenti. Basti pensare che i progetti sono stati sottoposti alla valutazione dei ricercatori che concorrevano allo stesso bando e che, tra quelli finanziati, molti fanno capo ai membri della stessa Commissione".
 
 
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