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 ITALIA - ITALIA - Italia. Un appello dai ricercatori a non abbandonare la ricerca embrionale
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1 aprile 2004 18:39
 
"Non crediamo che, dato che facciamo passi avanti nelle applicazioni terapeutiche delle cellule staminali adulte, possiamo fare a meno della ricerca embrionale". Lo ha rilevato Diane Krause, direttore del servizio di medicina della trasfusione a New Haven, negli Usa, nella conferenza stampa nell'ambito del convegno internazionale organizzato a Bologna dall'istituto di ematologia ed oncologia medica 'Seragnoli' per fare il punto sullo stato dell'arte della ricerca scientifica e delle sue applicazioni terapeutiche nel campo delle cellule staminali.
Le cellule staminali, non specializzate e potenzialmente in grado di svilupparsi in diversi tipi di tessuto, vengono gia' utilizzate per sostituire cellule danneggiate con nuove sane, permettendo cosi' di rigenerare tessuti cardiaci colpiti da infarto, ricreare pelle ustionata, rivascolarizzare tessuti colpiti da ischemia, far rinascere cellule ossee o corneali. Le stesse cellule potranno, in futuro, risolvere problemi di insufficienza epatica, renali o patologie nervose come la sclerosi multipla. Ma, hanno sottolineato alcuni dei ricercatori presenti alla conferenza, esistono legislazioni, come quella italiana, che vietano la ricerca sulle cellule staminali derivate dagli embrioni.
Un divieto dalle non trascurabili ripercussioni scientifiche: lo studio delle staminali embrionali serve, per questi studiosi, a capire come le cellule si differenziano e quale sia il 'linguaggio' che ne guida la crescita. Inoltre, se certi tipi di cellule (come quelle della pelle) possono essere facilmente prelevate da un adulto e riprodotte in vitro, altre (quelle nervose) non solo presentano grossi problemi di prelievo ma, in vitro, non possono essere riprodotte in grandi quantita'.
"Creare una banca degli embrioni che verranno poi buttati via e' un errore -ha detto Gianvito Martino, neuroimmunologo del S. Raffaele di Milano riferendosi al progetto del ministro della Salute della casa dell'embrione orfano- si limita la ricerca, che pero' poi continua altrove". Con un paradosso: "Se in un altro Paese si trovasse la cura per una malattia grazie alla ricerca embrionale l'Italia, per caso, quella cura non la utilizzerebbe?".
A sottolineare la diversita' delle legislazioni -dai divieti italiani alle situazioni della Gran Bretagna e della Svezia in cui e' legale la ricerca embrionale, ma senza applicazioni cliniche- Christof Stamm dell'universita' di Rostock: "in Germania non si possono usare embrioni, mentre le uniche regole sull'uso di quelle adulte sono limitate alla metodologia del trattamento". E comunque possono essere importate delle linee di staminali embrionali purche' create prima dell'entrata in vigore della legge tedesca del gennaio 2002.
E, se nella Ue, ha detto Michele Baccarani direttore dell'Istituto Seragnoli, "e' allo studio una direttiva per uniformare le procedure dei centri che coltivano cellule staminali", negli Stati Uniti, ha ricordato la Kause, "la legislazione emanata dal governo Bush limita l'uso dei fondi pubblici solo alla ricerca su linee cellulari prodotte prima del 2001: da quella data in poi la ricerca puo' continuare ma solo con fondi privati".
Il convegno ha voluto anche fare il punto sui progressi del settore. Da una parte, le 'luci' di cardiologia, oculistica, ortopedia, ematologia dove le terapie basate sulle cellule staminali sono gia' state usate con successo sui pazienti trattati, e da tempo si e' passati dalla fase della ricerca pura a quella piu' propriamente clinica. Ma ci sono anche le 'ombre' delle patologie 'neuro-muscolari' come le distrofie.
"Per il sistema nervoso non prevedo progressi a breve termine -ha detto Martino- per malattie focali, con un danno preciso, come il Parkinson (originato dalla morte di certi neuroni che producono dopamina), forse si potra' provare ad inserire staminali nervose per 'riparare la zona'. Ma patologie piu' complesse, come l'Alzheimer e le sclerosi la questione e' piu' difficile".
 
 
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