Sul quotidiano
Corriere della Sera lo scorso 20 luglio e' apparso un articolo su
Ambrogio Fogar: "Io, Fogar, resisto immobile e solo da 12 anni".
"Dal settembre del '92, quando la sua jeep si ribalto' sulla pista del raid Parigi- Mosca-Pechino, nel deserto del Turkmenistan, Fogar e' imprigionato in un corpo immobile, deve essere assistito, lavato, vestito, pettinato e imboccato; la lesione al midollo spinale per ora non e' una patologia curabile, l'unica terapia e' accettarsi, lottare, evitare il peso dei ricordi e la disperazione per qualche abbandono. E' dura immaginarsi cosi', passare dalla normalita' alla dipendenza assoluta. Fogar ha imparato a guardarsi dentro, a contenere la sofferenza. Da anni puo' parlare con uno stimolatore frenico, una specie di pacemaker che attiva con una scossa la sua voce. Nella disperazione, e' stato un grande salto di qualita'. "All'inizio ho pensato molte volte di morire, ho pregato le mie sorelle di portarmi in Olanda per farla finita. E' difficile accettarsi quando non sei piu' quello di prima: ogni impulso e' una frustata, ogni desiderio una ferita, nelle mie condizioni devi chiedere aiuto anche per grattarti il naso". [.]
Dalla scienza arrivano buone notizie. Le cellule staminali danno qualche chance . Si sperimentano per la sclerosi multipla, poi, forse, per le lesioni midollari. Fogar cerca con lo sguardo la complicita' della sorella che lo assiste. "Sono pronto a fare da cavia. Bisogna avere fiducia, anche se sono cosciente dei miei limiti". [.]"
Dopo la pubblicazione sul sito Internet del
Corriere della Sera e' stata aperta una sezione, viste le molte lettere ricevute:
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L'homepage ufficiale di Fogar:
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