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 GIAPPONE - GIAPPONE - Giappone. Nasce per partenogenesi la prima topolina
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29 aprile 2004 17:33
 
E' nata sana e fertile e si chiama Kaguya, e' la prima topolina nata per partenogenesi. A farla nascere e' stato lo scienziato Tomohiro Kono e la sua équipe della Tokyo University of Agriculture servendosi unicamente della cellula uovo, la cellula riproduttrice femminile. Il maschio e i suoi spermatozoi, grazie a un laborioso esperimento, sono diventati superflui. Da qui i titoli e i commenti del tipo "maschio addio, non servi piu'!".
Kaguya, della cui esistenza ha riferito l'ultimo numero della rivista Nature, e' il primo mammifero nato per partenogenesi, ossia nato da una cellula uovo non fecondata che pero', come se lo fosse, completa un normale sviluppo embrionale. E' una tecnica di riproduzione che avviene in natura in alcune piante (alghe e funghi) e in alcuni animali (insetti e rotiferi), per esempio nelle api, dove l'accoppiamento e soprattutto il ruolo del maschio non sono contemplati. Lungi dal voler minare l'importanza riproduttiva dei maschi, il gruppo di ricerca giapponese ha sottolineato che il vero successo di questo lavoro non e' tanto Kaguya, quanto l'aver fatto breccia su alcuni meccanismi biologici evoluti per motivi ancora in parte misteriosi, che impediscono alla maggior parte delle specie di procreare senza maschio.
Tomohiro Kono ritiene che l'esperimento ha avuto successo perche' e' stata parzialmente cancellata l'impronta materna presente nell'ovocita durante la sua formazione. Anche la cellula germinale maschile, lo spermatozoo, conserva nel suo Dna l'impronta paterna. Il depositarsi delle impronte materna e paterna e' un processo che gli scienziati chiamano imprinting, indispensabile per dosare i geni che funzioneranno nel nascituro e per fare in modo che, a fecondazione avvenuta, ovocita e spermatozoo partecipino in parti uguali al corredo ereditario del nuovo individuo.
Nel caso di Kaguya questa equa ripartizione del corredo genetico non e' avvenuta e la topolina ha preso il 100% del suo bagaglio di eredita' dalla mamma.
Per ottenere Kaguya i ricercatori hanno fatto maturare artificialmente 598 ovociti fino allo stadio di una sessantina di cellule (blastocisti). Quindi gli ovociti sono stati impiantati in 26 topoline mamme-surrogate. Di questi, 24 non sono riusciti a completare lo sviluppo: molti sono morti prima del parto, altri subito dopo con gravi malformazioni.
Finora molti altri gruppi di ricerca avevano provato, senza successo, ad ottenere mammiferi per partenogenesi, ha ricordato Kono. La differenza che ha portato a Kaguya sta nell'aver messo KO negli ovociti una copia del gene chiamato H19, che durante lo sviluppo embrionale svolge un'importante funzione regolatrice legata all'imprinting. Eliminando una sola copia del gene, i ricercatori hanno cancellato l'impronta materna dall'ovocita, liberandolo cosi' dalle 'costrizioni' che gli avrebbero impedito di dar vita a un individuo senza fecondazione.

"L'articolo mostra che, come la clonazione, e' possibile un'altra forma asessuale di riproduzione nei topi e forse e' possibile in qualche altro mammifero", ha commentato Simon Best dell'Organizzazione dell'Industria di Biotecnologia, Usa. "Ad ogni caso, questo si e' ottenuto con un livello di successo ancora minore rispetto al processo di clonazione usato per fare Dolly e pertanto e' piu' inaccettabile e rischioso da prendere in considerazione per gli umani".
"E' un lavoro incredibile, il processo utilizzato per creare questi topolini ha richiesto perseveranza e pazienza. Dei 600 ovuli sono stati creati solo due topolini. Di conseguenza, questa tecnica e' molto piu' complicata da utilizzarsi negli esseri umani", ha detto il professor Azim Surani dell'Universita' di Cambridge in Gran Bretagna.
Tuttavia la ricerca potrebbe migliorare la conoscenza dell'impronta genetica e di cio' che causa le anomalie negli embrioni, cosi' come l'origine della vita"Fino a che non comprenderemo completamente il ruolo e la regolazione dei geni con l'impronta nello sviluppo, sembra che la partecipazione del padre nella riproduzione continuera' ad essere necessaria", hanno scritto David Loebel e Patrick Tam, dell'Universita' di Sydney in Australia, in un loro commento allo studio.

Il quotidiano Corriere della Sera pubblica un commento di Edoardo Boncinelli "Il maschio? Non servira' piu' alla riproduzione". Di seguito ne riportiamo un ampio stralcio.
"Vediamo prima l'aspetto scientifico della scoperta. Si tratta sicuramente di una grande scoperta, che getta luce su un fenomeno biologico poco compreso, anche se tutti avevano l'impressione che si trattasse di una cosa di grande importanza. Sto parlando del cosiddetto imprinting genomico: nel nostro genoma esistono alcuni geni che "tengono a mente" se sono derivati da un maschio o da una femmina. Non si sa qual e' il loro ruolo nella riproduzione ordinaria "normale", ma si sa che un embrione interamente ottenuto per via femminile non puo' svilupparsi oltre un certo stadio. [.]
Fin qui la scienza. E' ovvio a tutti che una cosa del genere potrebbe avere delle conseguenze pratiche non trascurabili. Prima o poi sara' possibile, se lo si vorra', produrre bambine partendo dalle cellule di donne che non hanno avuto alcun rapporto con un uomo. La partenogenesi umana sara' allora una realta'. Per alcuni questo sara' un evento liberatorio. Per altri un'ennesima fonte di preoccupazione. Al di la' di ogni considerazione di carattere morale, e' opportuno notare che, se questa procedura venisse adottata su larga scala, ci potrebbe essere uno sbilanciamento nella composizione delle popolazioni umane. Attualmente, ci sono piu' o meno tante donne quanti uomini, perche' cosi' ha voluto la natura, cioe' l'evoluzione biologica. Se si sposta di molto questo equilibrio, a favore delle donne o degli uomini, si puo' ottenere come risultato uno dei piu' grossi sconvolgimenti, reali questa volta e non fittizi, della condizione biologica delle popolazioni umane. Pochi lo hanno notato, ma la scelta del sesso del nascituro e' gia' possibile oggi. Forse occorrerebbe pensarci, per oggi e ancora piu' per domani. In certe societa', potrebbe prevalere la tentazione di avere solo figli maschi, o solo figlie femmine. Le conseguenze sarebbero ancora piu' imprevedibili di quelle di una fantomatica clonazione umana.
Un'ultima considerazione, appena sussurrata. Se un gene come questo, sottodosato, dischiude la via alla produzione di un embrione vitale nonostante tutto, puo' essere che sopradosandolo si ottenga un embrione precoce che non diventera' mai un vero e proprio embrione, ma che potrebbe essere una fonte egregia di cellule staminali embrionali. Sara' vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza".
 
 
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E' nata sana e fertile e si chiama Kaguya, e' la prima topolina nata per partenogenesi. A farla nascere e' stato lo scienziato Tomohiro Kono e la sua équipe della Tokyo University of Agriculture servendosi unicamente della cellula uovo, la cellula riproduttrice femminile. Il maschio e i suoi spermatozoi, grazie a un laborioso esperimento, sono diventati superflui. Da qui i titoli e i commenti del tipo "maschio addio, non servi piu'!".
Kaguya, della cui esistenza ha riferito l'ultimo numero della rivista Nature, e' il primo mammifero nato per partenogenesi, ossia nato da una cellula uovo non fecondata che pero', come se lo fosse, completa un normale sviluppo embrionale. E' una tecnica di riproduzione che avviene in natura in alcune piante (alghe e funghi) e in alcuni animali (insetti e rotiferi), per esempio nelle api, dove l'accoppiamento e soprattutto il ruolo del maschio non sono contemplati. Lungi dal voler minare l'importanza riproduttiva dei maschi, il gruppo di ricerca giapponese ha sottolineato che il vero successo di questo lavoro non e' tanto Kaguya, quanto l'aver fatto breccia su alcuni meccanismi biologici evoluti per motivi ancora in parte misteriosi, che impediscono alla maggior parte delle specie di procreare senza maschio.
Tomohiro Kono ritiene che l'esperimento ha avuto successo perche' e' stata parzialmente cancellata l'impronta materna presente nell'ovocita durante la sua formazione. Anche la cellula germinale maschile, lo spermatozoo, conserva nel suo Dna l'impronta paterna. Il depositarsi delle impronte materna e paterna e' un processo che gli scienziati chiamano imprinting, indispensabile per dosare i geni che funzioneranno nel nascituro e per fare in modo che, a fecondazione avvenuta, ovocita e spermatozoo partecipino in parti uguali al corredo ereditario del nuovo individuo.
Nel caso di Kaguya questa equa ripartizione del corredo genetico non e' avvenuta e la topolina ha preso il 100% del suo bagaglio di eredita' dalla mamma.
Per ottenere Kaguya i ricercatori hanno fatto maturare artificialmente 598 ovociti fino allo stadio di una sessantina di cellule (blastocisti). Quindi gli ovociti sono stati impiantati in 26 topoline mamme-surrogate. Di questi, 24 non sono riusciti a completare lo sviluppo: molti sono morti prima del parto, altri subito dopo con gravi malformazioni.
Finora molti altri gruppi di ricerca avevano provato, senza successo, ad ottenere mammiferi per partenogenesi, ha ricordato Kono. La differenza che ha portato a Kaguya sta nell'aver messo KO negli ovociti una copia del gene chiamato H19, che durante lo sviluppo embrionale svolge un'importante funzione regolatrice legata all'imprinting. Eliminando una sola copia del gene, i ricercatori hanno cancellato l'impronta materna dall'ovocita, liberandolo cosi' dalle 'costrizioni' che gli avrebbero impedito di dar vita a un individuo senza fecondazione.

"L'articolo mostra che, come la clonazione, e' possibile un'altra forma asessuale di riproduzione nei topi e forse e' possibile in qualche altro mammifero", ha commentato Simon Best dell'Organizzazione dell'Industria di Biotecnologia, Usa. "Ad ogni caso, questo si e' ottenuto con un livello di successo ancora minore rispetto al processo di clonazione usato per fare Dolly e pertanto e' piu' inaccettabile e rischioso da prendere in considerazione per gli umani".
"E' un lavoro incredibile, il processo utilizzato per creare questi topolini ha richiesto perseveranza e pazienza. Dei 600 ovuli sono stati creati solo due topolini. Di conseguenza, questa tecnica e' molto piu' complicata da utilizzarsi negli esseri umani", ha detto il professor Azim Surani dell'Universita' di Cambridge in Gran Bretagna.
Tuttavia la ricerca potrebbe migliorare la conoscenza dell'impronta genetica e di cio' che causa le anomalie negli embrioni, cosi' come l'origine della vita"Fino a che non comprenderemo completamente il ruolo e la regolazione dei geni con l'impronta nello sviluppo, sembra che la partecipazione del padre nella riproduzione continuera' ad essere necessaria", hanno scritto David Loebel e Patrick Tam, dell'Universita' di Sydney in Australia, in un loro commento allo studio.

Il quotidiano Corriere della Sera pubblica un commento di Edoardo Boncinelli "Il maschio? Non servira' piu' alla riproduzione". Di seguito ne riportiamo un ampio stralcio.
"Vediamo prima l'aspetto scientifico della scoperta. Si tratta sicuramente di una grande scoperta, che getta luce su un fenomeno biologico poco compreso, anche se tutti avevano l'impressione che si trattasse di una cosa di grande importanza. Sto parlando del cosiddetto imprinting genomico: nel nostro genoma esistono alcuni geni che "tengono a mente" se sono derivati da un maschio o da una femmina. Non si sa qual e' il loro ruolo nella riproduzione ordinaria "normale", ma si sa che un embrione interamente ottenuto per via femminile non puo' svilupparsi oltre un certo stadio. [.]
Fin qui la scienza. E' ovvio a tutti che una cosa del genere potrebbe avere delle conseguenze pratiche non trascurabili. Prima o poi sara' possibile, se lo si vorra', produrre bambine partendo dalle cellule di donne che non hanno avuto alcun rapporto con un uomo. La partenogenesi umana sara' allora una realta'. Per alcuni questo sara' un evento liberatorio. Per altri un'ennesima fonte di preoccupazione. Al di la' di ogni considerazione di carattere morale, e' opportuno notare che, se questa procedura venisse adottata su larga scala, ci potrebbe essere uno sbilanciamento nella composizione delle popolazioni umane. Attualmente, ci sono piu' o meno tante donne quanti uomini, perche' cosi' ha voluto la natura, cioe' l'evoluzione biologica. Se si sposta di molto questo equilibrio, a favore delle donne o degli uomini, si puo' ottenere come risultato uno dei piu' grossi sconvolgimenti, reali questa volta e non fittizi, della condizione biologica delle popolazioni umane. Pochi lo hanno notato, ma la scelta del sesso del nascituro e' gia' possibile oggi. Forse occorrerebbe pensarci, per oggi e ancora piu' per domani. In certe societa', potrebbe prevalere la tentazione di avere solo figli maschi, o solo figlie femmine. Le conseguenze sarebbero ancora piu' imprevedibili di quelle di una fantomatica clonazione umana.
Un'ultima considerazione, appena sussurrata. Se un gene come questo, sottodosato, dischiude la via alla produzione di un embrione vitale nonostante tutto, puo' essere che sopradosandolo si ottenga un embrione precoce che non diventera' mai un vero e proprio embrione, ma che potrebbe essere una fonte egregia di cellule staminali embrionali. Sara' vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza".
 
 
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