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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. Le staminali recuperano le funzioni cardiache, uno studio
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22 luglio 2004 16:57
 
E' stato pubblicata sulla rivista Lancet una ricerca realizzata ad Hannover da Helmut Drexler dell'universita' di Friburgo, su 30 persone colpite da infarto che dimostra un netto miglioramento della funzione cardiaca sei mesi dopo l'iniezione di cellule staminali, prelevate dal midollo osseo dello stesso paziente, nelle coronarie. L'intervento e' stato eseguito contemporaneamente a quello di angioplastica. A sei mesi di distanza i pazienti che avevano ricevuto le staminali avevano visto migliorare del 7% la loro funzione cardiaca (la contrazione del cuore e' salita dal 50 al 57%), rispetto al gruppo di controllo composto da altre 30 persone che aveva subito solamente l'intervento di angioplastica cardiaca (la contrazione e' salita dal 50 al 51-52%). La contrazione ideale per un cuore oscilla tra il 55 e il 65%.
Questa ricerca e' importante per l'elevato numero di pazienti. Nessuno studio fino ad ora aveva infatti analizzato l'efficacia e gli effetti secondari in un gruppo cosi' ampio di pazienti e con il rigore di un saggio clinico.
Sul quotidiano Corriere della Sera viene sentito Attilio Maseri, direttore del Dipartimento di cardiologia dell'Ospedale San Raffale di Milano: "questi esperimenti stanno dimostrando che le cellule staminali del midollo, opportunamente purificate, hanno un effetto benefico sul cuore. A sei mesi di distanza, i pazienti stanno sensibilmente meglio. E' evidente che a questi studi seguiranno altri, su numeri piu' consistenti. Io, pero', mi chiedo se ha senso continuare ad iniettare staminali del midollo quando abbiamo scoperto che il cuore, all'apice e negli atri, ospita le "sue" cellule staminali. Piero Anversa, al New York Medical College, ha dimostrato nel ratto che iniettando nel cuore certi fattori di crescita e' possibile potenziare questa riserva intrinseca di staminali fino a migliorare la funzione cardiaca del 44%. Credo che sia questa oggi la grande scommessa: insieme ad Anversa, che sta gia' lavorando sul cane, e ai colleghi tedeschi, pensiamo a come trasferire queste scoperte, sensazionali, sul paziente. Abbiamo in programma al San Raffaele il primo studio pilota fra sei mesi".
 
 
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E' stato pubblicata sulla rivista Lancet una ricerca realizzata ad Hannover da Helmut Drexler dell'universita' di Friburgo, su 30 persone colpite da infarto che dimostra un netto miglioramento della funzione cardiaca sei mesi dopo l'iniezione di cellule staminali, prelevate dal midollo osseo dello stesso paziente, nelle coronarie. L'intervento e' stato eseguito contemporaneamente a quello di angioplastica. A sei mesi di distanza i pazienti che avevano ricevuto le staminali avevano visto migliorare del 7% la loro funzione cardiaca (la contrazione del cuore e' salita dal 50 al 57%), rispetto al gruppo di controllo composto da altre 30 persone che aveva subito solamente l'intervento di angioplastica cardiaca (la contrazione e' salita dal 50 al 51-52%). La contrazione ideale per un cuore oscilla tra il 55 e il 65%.
Questa ricerca e' importante per l'elevato numero di pazienti. Nessuno studio fino ad ora aveva infatti analizzato l'efficacia e gli effetti secondari in un gruppo cosi' ampio di pazienti e con il rigore di un saggio clinico.
Sul quotidiano Corriere della Sera viene sentito Attilio Maseri, direttore del Dipartimento di cardiologia dell'Ospedale San Raffale di Milano: "questi esperimenti stanno dimostrando che le cellule staminali del midollo, opportunamente purificate, hanno un effetto benefico sul cuore. A sei mesi di distanza, i pazienti stanno sensibilmente meglio. E' evidente che a questi studi seguiranno altri, su numeri piu' consistenti. Io, pero', mi chiedo se ha senso continuare ad iniettare staminali del midollo quando abbiamo scoperto che il cuore, all'apice e negli atri, ospita le "sue" cellule staminali. Piero Anversa, al New York Medical College, ha dimostrato nel ratto che iniettando nel cuore certi fattori di crescita e' possibile potenziare questa riserva intrinseca di staminali fino a migliorare la funzione cardiaca del 44%. Credo che sia questa oggi la grande scommessa: insieme ad Anversa, che sta gia' lavorando sul cane, e ai colleghi tedeschi, pensiamo a come trasferire queste scoperte, sensazionali, sul paziente. Abbiamo in programma al San Raffaele il primo studio pilota fra sei mesi".
 
 
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