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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Gb. Il Nobel Sulston le decisioni politiche devono essere basate sulla razionalita'
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29 aprile 2004 18:02
 
Sir John Sulston, premio Nobel per la Medicina del 2002, e' ricercatore dell'Universita' di Cambridge e' uno dei direttori del consorzio pubblico che ha decifrato il genoma umano, lavoro che gli e' valso il Nobel. In Spagna per partecipare alle XI Giornate su Genoma e Diritto di Bilbao, e' stato intervistato da piu' mezzi di informazione.

Riportiamo uno stralcio dal quotidiano Diario Vasco.
In tema di genetica andremo a vedere uno scontro tra la religione e la scienza, come e' gia' avvenuto ai tempi di Copernico e di Darwin?
"Spero che saremo tutti razionali e non baseremo le decisioni fondamentali nei dogmi, come mille anni fa. C'e' molta gente religiosa che crede che la religione, come la scienza, deve adattarsi alle nuove realta'. In Spagna, come nel Regno Unito, si e' presa una buona e pratica decisione: permettere la sperimentazione con le cellule staminali provenienti da embrioni sovrannumerari della fecondazione 'in vitro'. Per altro, la scienza e la religione coincidono nell'opporsi alla clonazione riproduttiva"
Lei e' favorevole alla clonazione terapeutica
"Assolutamente"
Pero' e' contrario alla clonazione riproduttiva
"Si"
Se si risolvessero i problemi tecnici e fosse l'ultimo rimedio perche' una persona avesse un 'figlio biologico', si opporrebbe ancora?
"Se fosse tecnicamente sicuro, allora, no, non mi opporrei. Ad ogni modo, penso che molta poca gente ricorrerebbe alla clonazione per riprodursi. La maggioranza preferisce avere figli con la persona che ama. Quante persone vorrebbero produrre una copia genetica di se stesso? Credo molte poche. E' piu' emozionante avere un figlio con la tua compagna".

Sentito anche dal quotidiano Abc spiega se e come deve essere regolamentata la ricerca scientifica. "La conoscenza e' sempre positiva, anche se si deve raggiungere in maniera etica con esperimenti con gli uomini e con gli animali. Nei campi dove realizziamo le ricerche dobbiamo essere completamente liberi. Cio' che preoccupa le persone, e a ragione, sono l'uso e le applicazioni di queste attivita' scientifiche. Dobbiamo, ad esempio, scoprire quanto e' possibile su come si sviluppa l'embrione umano, perche' e' un qualcosa di molto positivo, ma ovviamente dobbiamo rispettare dei rigidi criteri etici, visto che non possiamo fare tutto quello che vogliamo. Non accetterei ad esempio di applicare le conoscenze ottenute nello studio con topi per migliorare l'intelligenza di un embrione umano. Sarebbe da pazzi. Di fatto nessuno lo fa. Per questo e' importante differenziare tra le scoperte e le applicazioni al momento di finanziare e promuovere la ricerca".
E quando gli viene chiesto se le aspettative sulle cellule staminali non siano eccessive, Sulston replica: "Dobbiamo dire che, al momento, siamo nella fase della ricerca. Bisogna concentrarsi di piu' sulla ricerca, piuttosto che sulle possibili applicazioni mediche. Attualmente non sarebbe una buona idea quella di iniettare cellule staminali direttamente nel cervello e sperare che avvenga la cosa migliore. Dobbiamo per prima cosa comprendere i segnali che controllano la differenziazione delle cellule staminali. Solo allora forse arriveremo a terapie realmente migliori. Ovviamente quando le persone sono malate, sono paralizzate o si trovano ad un passo dalla morte e' logico che dicano: "tentiamolo, proviamolo con me". Sono rispettoso e accetto questa posizione, pero' devono sapere che possono correre dei pericoli e che il risultato finale potrebbe non essere quello sperato".
 
 
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Riportiamo uno stralcio dal quotidiano Diario Vasco.
In tema di genetica andremo a vedere uno scontro tra la religione e la scienza, come e' gia' avvenuto ai tempi di Copernico e di Darwin?
"Spero che saremo tutti razionali e non baseremo le decisioni fondamentali nei dogmi, come mille anni fa. C'e' molta gente religiosa che crede che la religione, come la scienza, deve adattarsi alle nuove realta'. In Spagna, come nel Regno Unito, si e' presa una buona e pratica decisione: permettere la sperimentazione con le cellule staminali provenienti da embrioni sovrannumerari della fecondazione 'in vitro'. Per altro, la scienza e la religione coincidono nell'opporsi alla clonazione riproduttiva"
Lei e' favorevole alla clonazione terapeutica
"Assolutamente"
Pero' e' contrario alla clonazione riproduttiva
"Si"
Se si risolvessero i problemi tecnici e fosse l'ultimo rimedio perche' una persona avesse un 'figlio biologico', si opporrebbe ancora?
"Se fosse tecnicamente sicuro, allora, no, non mi opporrei. Ad ogni modo, penso che molta poca gente ricorrerebbe alla clonazione per riprodursi. La maggioranza preferisce avere figli con la persona che ama. Quante persone vorrebbero produrre una copia genetica di se stesso? Credo molte poche. E' piu' emozionante avere un figlio con la tua compagna".

Sentito anche dal quotidiano Abc spiega se e come deve essere regolamentata la ricerca scientifica. "La conoscenza e' sempre positiva, anche se si deve raggiungere in maniera etica con esperimenti con gli uomini e con gli animali. Nei campi dove realizziamo le ricerche dobbiamo essere completamente liberi. Cio' che preoccupa le persone, e a ragione, sono l'uso e le applicazioni di queste attivita' scientifiche. Dobbiamo, ad esempio, scoprire quanto e' possibile su come si sviluppa l'embrione umano, perche' e' un qualcosa di molto positivo, ma ovviamente dobbiamo rispettare dei rigidi criteri etici, visto che non possiamo fare tutto quello che vogliamo. Non accetterei ad esempio di applicare le conoscenze ottenute nello studio con topi per migliorare l'intelligenza di un embrione umano. Sarebbe da pazzi. Di fatto nessuno lo fa. Per questo e' importante differenziare tra le scoperte e le applicazioni al momento di finanziare e promuovere la ricerca".
E quando gli viene chiesto se le aspettative sulle cellule staminali non siano eccessive, Sulston replica: "Dobbiamo dire che, al momento, siamo nella fase della ricerca. Bisogna concentrarsi di piu' sulla ricerca, piuttosto che sulle possibili applicazioni mediche. Attualmente non sarebbe una buona idea quella di iniettare cellule staminali direttamente nel cervello e sperare che avvenga la cosa migliore. Dobbiamo per prima cosa comprendere i segnali che controllano la differenziazione delle cellule staminali. Solo allora forse arriveremo a terapie realmente migliori. Ovviamente quando le persone sono malate, sono paralizzate o si trovano ad un passo dalla morte e' logico che dicano: "tentiamolo, proviamolo con me". Sono rispettoso e accetto questa posizione, pero' devono sapere che possono correre dei pericoli e che il risultato finale potrebbe non essere quello sperato".
 
 
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