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 VATICANO - VATICANO - Citta’ del Vaticano. No alla religione della salute al servizio della cultura della morte
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17 febbraio 2005 19:32
 
I termini "qualita' della vita" ed "etica della salute" hanno modificato negli anni il loro significato, diventando una sorta di "religione della salute", passando da un'accezione "del tutto accettabile a un significato negativo per la vita stessa, in qualche modo al servizio di una cultura della morte", con la giustificazione di pratiche come l'eutanasia, l'eugenismo o l'aborto.
Per questo la pontificia Accademia per la Vita si e' proposta di "rintracciare questa 'congiunzione perversa di astri' per poter suggerire una visione correttiva e un orizzonte diverso di speranza". E' quanto ha spiegato mons. Elio Sgreccia, presidente dell'Accademia, nel presentare l'XI assemblea generale dell'organismo della Santa Sede (in programma dal 21 al 23 febbraio) in una conferenza stampa in Vaticano.
Nelle intenzioni degli organizzatori, ha spiegato lo psichiatra Manfred Lutz, c'e' la volonta' di contrastare un esasperato concetto di "religione della salute" che oramai ha creato un'atmosfera che giustifica, per esempio, "l'uccisione degli embrioni" o l'eliminazione dell'handicap, che porta il singolo a esasperare la cura del proprio corpo a danno dei rapporti con gli altri.
Mons. Sgreccia ha individuato tre fattori che hanno portato alla "congiunzione perversa": l'emergenza di una filosofia utilitarista ed edonista; culturale: il secolarismo etico e l'indifferentismo; un fattore economico-sociale e cioe' che la disponibilita' vera o presunta del benessere economico-sociale che e' il fine della politica mondiale.
"Compito della riflessione proposta dall'Accademia -ha spiegato Sgreccia- sara', allora, quello di contribuire a un'opera di chiarificazione concettuale, individuando quali siano i significati compatibili e congrui con la dignita' e il diritto alla vita di ogni essere umano e quali, al contrario, si dimostrino incompatibili con tali valori".
"Fin dove arriva, allora, il cosiddetto 'diritto alla salute'? Esiste un diritto alla salute 'a tutti i costi'? O esiste piuttosto un diritto alle cure?", si e' chiesto mons. Sgreccia, notando che "quantunque la salute non rappresenti il bene ultimo della persona, essa costituisce comunque un bene molto importante che esige il dovere morale di conservarla, sostenerla e recuperarla; prevenzione, cura e riabilitazione sono impegni rivolti alla promozione del bene 'salute' e all'eliminazione del suo contrario, cioe' la malattia".
"Ma da quando l'organizzazione mondiale della sanita' ha definito la salute come 'completo benessere di natura fisica, psichica e sociale', questo valore e' diventato utopico e mitico, inducendo un concetto di benessere edonistico e, talvolta, con significati perfino letali. Basti pensare al fatto che a motivo della salute della donna, e' stato legalizzato l'aborto, e per realizzare i programmi della cosiddetta 'salute riproduttiva', oltre all'aborto, si propongono campagne di sterilizzazione, di diffusione della contraccezione di emergenza; tutto cio', si dice, allo scopo di tutelare un bene, la salute, ma di fatto attraverso la soppressione e la negazione di un bene piu' grande che e' la vita del figlio".
"Si potrebbe dire -ha concluso Lutz- che gli uomini, per evitare la morte, si prendono la vita, cioe' l'irripetibile tempo di vita e quando, poi, sul letto di morte accade l'inevitabile -che hanno cercato di evitare con ogni possibile accortezza salutista- si chiederanno se forse non avrebbero dovuto trascorrere un po' piu' tempo con la moglie, con i figli, con gli amici anziche' in palestra, oppure se non avrebbero potuto fare qualcosa per gli altri".
 
 
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I termini "qualita' della vita" ed "etica della salute" hanno modificato negli anni il loro significato, diventando una sorta di "religione della salute", passando da un'accezione "del tutto accettabile a un significato negativo per la vita stessa, in qualche modo al servizio di una cultura della morte", con la giustificazione di pratiche come l'eutanasia, l'eugenismo o l'aborto.
Per questo la pontificia Accademia per la Vita si e' proposta di "rintracciare questa 'congiunzione perversa di astri' per poter suggerire una visione correttiva e un orizzonte diverso di speranza". E' quanto ha spiegato mons. Elio Sgreccia, presidente dell'Accademia, nel presentare l'XI assemblea generale dell'organismo della Santa Sede (in programma dal 21 al 23 febbraio) in una conferenza stampa in Vaticano.
Nelle intenzioni degli organizzatori, ha spiegato lo psichiatra Manfred Lutz, c'e' la volonta' di contrastare un esasperato concetto di "religione della salute" che oramai ha creato un'atmosfera che giustifica, per esempio, "l'uccisione degli embrioni" o l'eliminazione dell'handicap, che porta il singolo a esasperare la cura del proprio corpo a danno dei rapporti con gli altri.
Mons. Sgreccia ha individuato tre fattori che hanno portato alla "congiunzione perversa": l'emergenza di una filosofia utilitarista ed edonista; culturale: il secolarismo etico e l'indifferentismo; un fattore economico-sociale e cioe' che la disponibilita' vera o presunta del benessere economico-sociale che e' il fine della politica mondiale.
"Compito della riflessione proposta dall'Accademia -ha spiegato Sgreccia- sara', allora, quello di contribuire a un'opera di chiarificazione concettuale, individuando quali siano i significati compatibili e congrui con la dignita' e il diritto alla vita di ogni essere umano e quali, al contrario, si dimostrino incompatibili con tali valori".
"Fin dove arriva, allora, il cosiddetto 'diritto alla salute'? Esiste un diritto alla salute 'a tutti i costi'? O esiste piuttosto un diritto alle cure?", si e' chiesto mons. Sgreccia, notando che "quantunque la salute non rappresenti il bene ultimo della persona, essa costituisce comunque un bene molto importante che esige il dovere morale di conservarla, sostenerla e recuperarla; prevenzione, cura e riabilitazione sono impegni rivolti alla promozione del bene 'salute' e all'eliminazione del suo contrario, cioe' la malattia".
"Ma da quando l'organizzazione mondiale della sanita' ha definito la salute come 'completo benessere di natura fisica, psichica e sociale', questo valore e' diventato utopico e mitico, inducendo un concetto di benessere edonistico e, talvolta, con significati perfino letali. Basti pensare al fatto che a motivo della salute della donna, e' stato legalizzato l'aborto, e per realizzare i programmi della cosiddetta 'salute riproduttiva', oltre all'aborto, si propongono campagne di sterilizzazione, di diffusione della contraccezione di emergenza; tutto cio', si dice, allo scopo di tutelare un bene, la salute, ma di fatto attraverso la soppressione e la negazione di un bene piu' grande che e' la vita del figlio".
"Si potrebbe dire -ha concluso Lutz- che gli uomini, per evitare la morte, si prendono la vita, cioe' l'irripetibile tempo di vita e quando, poi, sul letto di morte accade l'inevitabile -che hanno cercato di evitare con ogni possibile accortezza salutista- si chiederanno se forse non avrebbero dovuto trascorrere un po' piu' tempo con la moglie, con i figli, con gli amici anziche' in palestra, oppure se non avrebbero potuto fare qualcosa per gli altri".
 
 
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