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 AUSTRIA - AUSTRIA - Austria. Un filosofo e una deputata valutano l’orientamento favorevole alla diagnosi pre-impianto espresso dal Comitato di bioetica
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Notizia di a cura di Rosa a Marca
5 agosto 2004 17:32
 
Peter Kampits e' decano delle Scienze Formative, nonche' presidente del Consiglio di bioetica di Vienna. Gertrude Brinek e' deputata al Consiglio Nazionale e portavoce del Partito Popolare Austriaco (OEVP) per la scienza. Le loro opinioni sono state pubblicate su Die Presse.
Sotto il titolo AUTONOMIA DELL'INDIVIDUO, Peter Kampits spiega che e' difficile prevedere che cosa fara' il mondo politico dei suggerimenti del Comitato di bioetica. E' comunque opportuno metterlo subito in guardia di quanto sia inopportuno tradurre in maniera automatica convinzioni religiose in decisioni politiche. Si farebbe un torto sia alla religione sia alla societa' laica, che deve poter albergare una pluralita' di voci quando si tratta di temi a carattere etico. Dev'essere l'autonomia del singolo, della persona direttamente coinvolta, il metro con cui si misurano decisioni eticamente giustificabili. E non si puo' ignorare la differenza, tutt'altro che marginale, tra una normativa che da' spazio all'individuo e una che, invece, regolamenta attraverso sanzioni. Rispetto e coscienza della persona non possono perdere d'importanza proprio nell'epoca attuale, in cui si avverte la necessita' che lo Stato faccia un passo indietro rispetto a numerosi temi e funzioni, quando e' diffusa la convinzione che la societa' civile debba contrastare lo strapotere dello Stato sulle decisioni difficili per il destino umano.
Il timore che il progresso medico-scientifico sia una trappola e possa sopraffarci non puo' diventare il pretesto per far dire -in modo bello, ma sbagliato- "lasciamo che la natura faccia il suo corso". Si sa che su questi temi e' praticamente impossibile raggiungere un consenso univoco; tuttavia, la soluzione proposta dalla Commissione di bioetica (si' alla diagnosi pre-impianto a determinate condizioni, n.d.r) rientra nell'alveo di un'etica aperta e liberale. Essa non costringe nessuno a sottoporsi alla PID, semplicemente apre la porta alla responsabilita' individuale.


PIU' RAZIONALITA'!, invoca Gertrude Brinek. Maggiore razionalita' contro la rappresentazione dell'uomo-lupo, del mostro che non arretra di fronte a nulla. Se nel tempo fosse prevalsa questa visione dell'uomo, qualunque curiosita' scientifica sarebbe stata bandita e avremmo dovuto rinunciare a ogni opportunita' migliorativa per la vita e la salute. Qualsiasi progresso medico e scientifico sarebbe caduto vittima di una filosofia che ignora le emozioni date dalla scienza e dall'umanesimo.
In quanto alla fecondazione assistita, chi la sostiene dovrebbe dire di si' anche alle sue conseguenze. Come quella degli embrioni soprannumerari, che sono conseguenza ineludibile, stanti le attuali tecniche di fecondazione in vitro. Ebbene, in base alla legge vigente, dopo un anno questi embrioni devono essere distrutti, buttati via. Io -sostiene la deputata Brinek- ritengo eticamente e scientificamente piu' responsabile consegnare questi embrioni alla ricerca, se pure con le opportune cautele. Del resto e' quanto avviene gia' in alcuni Paesi europei. Perche' dunque aspettare che siano altri a sfondare le odierne barriere scientifiche che possono consentire il raggiungimento di metodi e procedure terapeutiche importanti in campo neurologico? Da tempo l'Europa e' un'unita' scientifica e i confini nazionali non hanno piu' ragione d'essere. I concorrenti dell'Austria stanno svolgendo ricerche in istituti e cliniche a molti chilometri da qui. Non sara' che in futuro solo i ricchi potranno andare li' a curarsi? O che solo alcuni istituti potranno permettersi di acquisire i risultati ottenuti all'estero? Che strutture scientifiche austriache debbano emigrare o addirittura rinunciare a insediarsi nel loro Paese?
Se parliamo di valori comuni europei, bisogna discuterne a partire da un approccio razionale e aperto. E cio' vale soprattutto per temi inerenti l'evoluzione scientifica e la ricerca. La Commissione di bioetica ha deciso in modo accurato. Adesso occorre trarne delle conseguenze razionali.
 
 
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Peter Kampits e' decano delle Scienze Formative, nonche' presidente del Consiglio di bioetica di Vienna. Gertrude Brinek e' deputata al Consiglio Nazionale e portavoce del Partito Popolare Austriaco (OEVP) per la scienza. Le loro opinioni sono state pubblicate su Die Presse.
Sotto il titolo AUTONOMIA DELL'INDIVIDUO, Peter Kampits spiega che e' difficile prevedere che cosa fara' il mondo politico dei suggerimenti del Comitato di bioetica. E' comunque opportuno metterlo subito in guardia di quanto sia inopportuno tradurre in maniera automatica convinzioni religiose in decisioni politiche. Si farebbe un torto sia alla religione sia alla societa' laica, che deve poter albergare una pluralita' di voci quando si tratta di temi a carattere etico. Dev'essere l'autonomia del singolo, della persona direttamente coinvolta, il metro con cui si misurano decisioni eticamente giustificabili. E non si puo' ignorare la differenza, tutt'altro che marginale, tra una normativa che da' spazio all'individuo e una che, invece, regolamenta attraverso sanzioni. Rispetto e coscienza della persona non possono perdere d'importanza proprio nell'epoca attuale, in cui si avverte la necessita' che lo Stato faccia un passo indietro rispetto a numerosi temi e funzioni, quando e' diffusa la convinzione che la societa' civile debba contrastare lo strapotere dello Stato sulle decisioni difficili per il destino umano.
Il timore che il progresso medico-scientifico sia una trappola e possa sopraffarci non puo' diventare il pretesto per far dire -in modo bello, ma sbagliato- "lasciamo che la natura faccia il suo corso". Si sa che su questi temi e' praticamente impossibile raggiungere un consenso univoco; tuttavia, la soluzione proposta dalla Commissione di bioetica (si' alla diagnosi pre-impianto a determinate condizioni, n.d.r) rientra nell'alveo di un'etica aperta e liberale. Essa non costringe nessuno a sottoporsi alla PID, semplicemente apre la porta alla responsabilita' individuale.


PIU' RAZIONALITA'!, invoca Gertrude Brinek. Maggiore razionalita' contro la rappresentazione dell'uomo-lupo, del mostro che non arretra di fronte a nulla. Se nel tempo fosse prevalsa questa visione dell'uomo, qualunque curiosita' scientifica sarebbe stata bandita e avremmo dovuto rinunciare a ogni opportunita' migliorativa per la vita e la salute. Qualsiasi progresso medico e scientifico sarebbe caduto vittima di una filosofia che ignora le emozioni date dalla scienza e dall'umanesimo.
In quanto alla fecondazione assistita, chi la sostiene dovrebbe dire di si' anche alle sue conseguenze. Come quella degli embrioni soprannumerari, che sono conseguenza ineludibile, stanti le attuali tecniche di fecondazione in vitro. Ebbene, in base alla legge vigente, dopo un anno questi embrioni devono essere distrutti, buttati via. Io -sostiene la deputata Brinek- ritengo eticamente e scientificamente piu' responsabile consegnare questi embrioni alla ricerca, se pure con le opportune cautele. Del resto e' quanto avviene gia' in alcuni Paesi europei. Perche' dunque aspettare che siano altri a sfondare le odierne barriere scientifiche che possono consentire il raggiungimento di metodi e procedure terapeutiche importanti in campo neurologico? Da tempo l'Europa e' un'unita' scientifica e i confini nazionali non hanno piu' ragione d'essere. I concorrenti dell'Austria stanno svolgendo ricerche in istituti e cliniche a molti chilometri da qui. Non sara' che in futuro solo i ricchi potranno andare li' a curarsi? O che solo alcuni istituti potranno permettersi di acquisire i risultati ottenuti all'estero? Che strutture scientifiche austriache debbano emigrare o addirittura rinunciare a insediarsi nel loro Paese?
Se parliamo di valori comuni europei, bisogna discuterne a partire da un approccio razionale e aperto. E cio' vale soprattutto per temi inerenti l'evoluzione scientifica e la ricerca. La Commissione di bioetica ha deciso in modo accurato. Adesso occorre trarne delle conseguenze razionali.
 
 
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