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Siamo sicuri di voler tornare alla vita normale?
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Articolo di Redazione
6 dicembre 2020 23:19
 
 Cominciamo a vedere la luce alla fine del tunnel: il vaccino entro pochi mesi ci consentira’ di tornare alla stessa vita di prima. Riprenderemo, apprezzandole come non mai la quotidianita’ e le abitudini di sempre che a volte ci sembravano cosi’ noiose e ripetitive. Questo ritorno alla normalita’ include anche, purtroppo,  la politica, ed a questo punto il grande sollievo generale un po’ svanisce.
E’ quella normalita’ politica che ci ha portato ad essere il Paese con il piu’ alto numero di vittime da Covid-19 in Europa.
Quella zuppa e zuffa di poteri e competenze (governo, regioni, sindaci, tribunali) che si accavallano, si scontrano, si annullano, si ignorano ed hanno ridotto l’Italia ad una babele.

Quella normalita’ politica significa 20 anni di crescita economica zero, debito pubblico al 160% del PIL, gli indici di competitivita’, occupazione, di istruzione, di connetivita’ banda larga, di investimenti esteri tra i piu’ bassi d’Europa.
Quella normalita’ politica ha permesso ad una repubblica parlamentare rappresentativa come la nostra, che un giorno quattro signori, un imprenditore (Casaleggio), un comico (Grillo), un professore (Conte) ed un presidente di regione (Zingaretti) s’incontrassero per formare il governo.

La storia, la logica ci insegnano che eventi come una guerra, una pandemia sono talmente sconvolgenti che trasformano la societa’ e introducono una nuova normalita’. Non in Italia. Prendiamo la vicenda del Recovery Fund. L’Europa ci presta  e regala oltre 200 miliardi di euro nella speranza che finalmente attuiamo le riforme strutturali per trasformare il Paese. Per il governo invece, questi miliardi sono da spendere subito per diecine di opere pubbliche in tutte le regioni per rilanciare l’economia e la sua popolarita’.
E’ probabile che tra qualche anno avremo qualche strada e ferrovia in piu’ ma anche con 150 miliardi in piu’ di debito e senza avere cambiato l’architettura politico-amministrativa del Paese e quindi con i soliti problemi.

Curioso e significativo il fatto che il il governo ha gia’ fissato la struttura che dovra’ gestire i progetti, inesistenti, del Recovery Fund. Ed a chi si chiede ingenuamente perche’ c’e’ bisogno di 6 coordinatori, la risposta e’ semplice: 2PD, 25Stelle, 1IV,1LEU.

Questo Recovery Fund con 200 miliardi da spendere si preannuncia come la piu’ grande abbuffata politica del secolo.

Purtroppo questa e’ la nostra “cara” (in ogni senso) vecchia normalita’, ma una piu’ razionale innovativa la possiamo solo immaginare.
Ci sono servizi e settori delle Stato che, al di la’ di ideologie, differenze tra progressisti e conservatori, devono essere riformati: burocrazia pubblica, istruzione, banche, giustizia amministrativa. Il potere politico potrebbe delegare a commissioni indipendenti di esperti e stakeholders di studiare con udienze pubbliche le problematiche di quei settori da riformare e quindi poi elaborare in modo che vengano approvate a scatola chiusa dal Parlamento. Questo e’ quello che vorrebbe l’Europa, ma tutti sappiamo bene che la nostra classe politica non vede oltre le prossime elezioni, siano esse politiche, amministrative o presidenziali.

(Articolo di Italo de’ Spair, su Pensalibero.it del 06/12/2020)
 
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