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Roma capitale. I nasoni e lo spreco d'acqua, che non c'e'
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Comunicato di Primo Mastrantoni
29 giugno 2017 14:01
 
  I "nasoni" sono quelle caratteristiche fontanelle pubbliche di acqua potabile, che hanno un rubinetto curvo che attribuisce il nome alle fontanelle. L'origine dei "nasoni" risale al 1874 e, tutt'ora, sono una caratteristica dell'arredo urbano.
Per la siccità, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha disposto la chiusura dell'erogazione dell'acqua dai "nasoni". 
Un provvedimento utile? No.
Vediamo.
La maggior parte del consumo di acqua attiene al mondo agricolo (70%), poi a quello industriale (20%) e, infine a quello per usi domestici e altro (10%).
Nella Capitale si consumano mediamente 165 litri di acqua al giorno, in netto calo rispetto ai 200 litri di 6 anni fa (-17%), nel frattempo i 2800 nasoni hanno continuato ad erogare acqua potabile e, probabilmente, a diminuire i costi di acquisto di acqua in bottiglia (soprattutto per i turisti) e della produzione dei relativi rifiuti plastici.  
Quanto incidono i "nasoni" sul consumo di acqua? Circa il 2%, praticamente nulla; in confronto le perdite idriche comunali (acquedotti, tubature, ecc.) sono mediamente del 40%.
Dunque il problema non sono i nasoni ma la mancanza di interventi sul sistema idrico romano. Prendersela con i "nasoni" significa seguire le percezioni degli utenti e, soprattutto, quelle dei media. 
 
 
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