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Rifiuti speciali pericolosi nell’impianto di Padova, quando il business dell’incenerimento grava sulla salute pubblica e sui bilanci sanitari
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Comunicato di Maria Grazia Lucchiari
4 novembre 2011 12:43
 
 L’inceneritore di Padova brucerà i rifiuti speciali pericolosi, quelli che dovevano finire nei due nuovi inceneritori che Unindustria Treviso prevedeva di costruire a Mogliano e Silea: sindaci e popolazioni locali dopo lunghe battaglie li avevano stoppati, ma ora, l’assessore regionale della Lega Maurizio Conte preannuncia che quei rifiuti finiranno anche nelle linee d’incenerimento, opportunamente riconvertite, dell’impianto Acegas Aps del quartiere Forcellini. I motivi di salute pubblica che hanno fermato la costruzione dei due inceneritori degli industriali di Treviso non valgono per la popolazione della città di Padova e del suo territorio circostante. Ciò che interessa è non fermare il business dell’incenerimento: se le tre linee dell’impianto di Padova sono a corto di materiale lo si reperisce dai rifiuti speciali pericolosi ed è esattamente ciò che diciamo da tempo, ovvero quando il Comune di Padova con la sua municipalizzata Amniup e poi Acegas Aps decise di sovradimensionare il suo inceneritore per ragioni di bilancio e non di effettivo bisogno di smaltimento dei rifiuti del territorio.   
Padova è una delle città più inquinate d’Italia, inquinamento dell’aria significa malattia. I contribuenti veneti pagheranno una multa salatissima perché la Corte di giustizia europea ha stabilito che anche il Veneto non rispetta le leggi comunitarie sulle polveri sottili. Una amministrazione rispettosa della salute pubblica cercherebbe altre soluzioni, che ci sono, e soprattutto non prenderebbe in giro il comportamento virtuoso e solidale dei cittadini padovani che si impegnano con la raccolta porta a porta per sottrarre rifiuti all’incenerimento, peraltro un’operazione di propaganda poiché è condotta sul 3% del territorio cittadino.
Meno rifiuti si smaltiscono meno soldi si incassano e ci dicono che si tratta di bilanci di aziende che devono far quadrare i conti. Ma non è accettabile che i costi delle aziende sanitarie del Veneto, che drenano enormi investimenti anche per far fronte alle malattie da inquinamento atmosferico, debbano essere scaricati sui contribuenti.
 
 
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