E’ un modo di dire: “mi piaci tanto che ti prenderei a morsi”. L’incontro tra sentimento e fisicità. Ma è quello che la maggior parte degli esseri umani fa quando si nutre di animali che sono stati ammazzati alla bisogna.
A questo aggiungiamo le normative che, se usassero un linguaggio diverso, non sarebbero un monumento all’ipocrisia… tipo il rispetto del benessere degli animali… tra certificazioni, gabbie e allevamenti alla bisogna… quando poi comunque questi animali vengono ammazzati. Tutte cose che agli animali di per sé non servono a nulla, ma agli umani che li ammazzano servono perché si sentano meno in imbarazzo e con la coscienza a posto. Cose tipo che, per capire il concetto, dove ancora si applica la pena di morte agli umani, si scelgono camere a gas o sistemi che vengono chiamati più civili invece di fucilazione, decapitazione, etc..
E questo, visto che alcuni fanno differenza tra “carne” e “pesce”, vale per tutti gli animali, quelli del mare inclusi… e non solo balene e delfini, ma anche pesce azzurro, molluschi vari, cozze, etc.
Il metodo base per capire di cosa stiamo parlando è che, come agli umani per far capire cosa significa la violenza contro i propri simili sarebbe opportuno far fare ad ognuno un viaggio ad Auschwitz, agli stessi umani andrebbe fatto fare un “viaggio” in un mattatoio e in una tonnara.
Queste parole e questi concetti hanno valore a livello individuale, ché collettivamente è impossibile che possano oggi tradursi in un cambio radicale del rapporto umano/Pianeta… anche se presupposti e pratica di una alimentazione senza ammazzare animali ci sarebbero già, anche nei posti più disgraziati del mondo.
Parole e concetti, però che vanno presi in considerazione per sviluppare e indirizzare conoscenze e scienza verso un superamento, che implicherebbe un cambiamento a 360 gradi di tutto, investendo sul futuro e non, come oggi, sul godimento dei viventi e la distruzione di quelli che verranno dopo.
Un esempio.La carne coltivata. Crediamo sia ricerca e scienza del futuro che potrebbe già oggi trovare ampio spazio.
In Italia abbiamo i “parvenu” politici che hanno fatto approvare una legge che ne vieta la produzione, ridicola visto che in Europa è già vietata. Essendo noi quelli che hanno nei codici i reati universali (maternità surrogata) al solo fine di dire che siamo i migliori del mondo che danno lezioni al Pianeta, non c'è da stupirsi che si vieti qualcosa che è già vietato… “mettere il cappello su qualcosa” è strategia diffusa di illiberali e maestri di violenza.
La carne coltivata, invece, che non prevede nessun sacrificio della vita di un animale, sarebbe una delle risposte alimentari di un futuro in cui l'equilibrio ambientale sia rispettato.
Intanto festeggiamo il giorno degli animali, 4 ottobre, al ristorante in campagna con una bistecca o quello al mare col fritto misto.
Crediamo sia il caso di cominciare a pensarci, e organizzarsi.
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