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Mercosur. Quando il sovranismo divora se stesso
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25 novembre 2024 15:23
 

L’italia ha di recente modificato la sua disponibilità alla ratifica dell’accordo commerciale dell’Ue con alcuni Paesi dell’America Latina, il Mercosur, che dovrebbe facilitare gli scambi con Uruguay, Paraguay, Brasile e Argentina .
 
Politici e osservatori che spesso lodano le capacità del nostro primo ministro, ritengono che questo risultato sia dovuto all’intesa della stessa con il presidente francese Macron, unico grande paladino della contrarietà per evitare di non essere gradito ai suoi agricoltori inferociti contro la concorrenza dei prodotti sudamericani.

Mentre fino a pochi mesi fa tutti davano per scontato il favore dell’Italia, sembra che il ministro di fatto dell’Agricoltura, Coldiretti, abbia convinto il ministro ufficiale Lollobrigida a sposare la contrarietà. E tutti zitti, incluso il ministro degli Affari Esteri che fino al giorno prima diceva il contrario.
Ci viene in mente il Ceta (1), l’accordo Ue con il Canada che alcuni anni fa, sempre Coldiretti, malediva tutti i giorni perché i canadesi avrebbero venduto in Italia i loro prodotti con i marchi italiani contraffatti. Ma il Ceta si è fatto (il governo dell’epoca era diverso da quello di oggi) e nessuno oggi vorrebbe cambiare visti gli ottimi risultati degli interscambi.

Cosa significa bloccare il Mercosur? Solo impedire che merci concorrenziali alle nostre arrivino sul nostro mercato con danni per i nostri produttori e, quindi, danneggiare solo i consumatori che continueranno a pagare cari alcuni prodotti che altrimenti costerebbero meno? In piccola parte, ma essenzialmente significherebbe bloccare gli investimenti italiani in quei Paesi, facilitare la disoccupazione negli stessi Paesi e in quelli dell’area, facilitare le migrazioni verso l’Ue e l’Italia.

Noi abbiamo l’impressione che il saldo tra i vantaggi per i consumatori italiani, quelli degli imprenditori italiani che investirebbero in America del Sud, e la conseguente creazione di ricchezza su quei territori che favorirebbe la non-migrazione verso il nostro Paese, sarebbe molto maggiore rispetto ai vantaggi di alcuni agricoltori che venderebbero di più in Italia ma che, comunque (su queste cose, proprio non ci arrivano), avrebbe non pochi vantaggi a esportazioni più favorevoli di prodotti doc verso questi stessi Paesi.

Ma per fare questo occorrerebbe avere una vista che vada oltre il proprio naso, il proprio orto e oltre la prossima scadenza elettorale… prerogative che sembrano difficili in Coldiretti e governo.


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