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 FRANCIA - FRANCIA - Francia. In merito al No del Senato a ogni tipo di clonazione
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Articolo di a cura di Rosa a Marca
7 febbraio 2003 0:14
 
Il 31 gennaio 2003 il quotidiano "Liberation" ha pubblicato un'intervista al neurobiologo Marc Peschanski, direttore di ricerca all'Inserm (Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale). Peschanski ha lavorato sui trapianti di cellule per la cura del morbo di Parkinson.

D - Il nuovo progetto di legge sulla bioetica, votato al Senato e riguardante la ricerca sugli embrioni corrisponde alle Sue attese?
R - No. Ma il testo votato dal Parlamento l'anno scorso era gia' arretrato rispetto alle nostre attese. Esso vietava la clonazione terapeutica e la "creazione di un essere umano" per la ricerca. Queste parole esprimono effettivamente un orrore integrale. Nei fatti, e' l'incontro tra due cellule o tra una cellula e un nucleo in una provetta di coltura. Proibendo la ricerca sugli embrioni e permettendo per deroga qualche ricerca sugli embrioni soprannumerari nell'arco di cinque anni, Jean-François Mattei (ministro della Sanita', ndr) fa innanzitutto un compromesso con se stesso. Ma in pratica non apre nessuna strada.

D - Perche' le ricerche sugli embrioni soprannumerari per cinque anni non Le bastano?
R - Perche' non ci autorizza a lavorare con gli embrioni soprannumerari. E' vietato. E' soltanto in deroga, a condizione di una giustificazione precisa, dunque con un obiettivo terapeutico, che alcuni gruppi saranno autorizzati a distruggere degli embrioni soprannumerari. Ma ci sono dei ricercatori fondamentali che si interessano alle primissime tappe dello sviluppo, di quello che succede nei primi minuti. Immaginiamoci la loro difficolta' a giustificare il loro lavoro. E noi, terapeuti sperimentali, abbiamo bisogno di loro. E' fuori discussione che si esamina un approccio terpeutico partendo da un materiale del quale noi non abbiamo i dati fondamentali. Noi potremo sviluppare una terapia solo se la ricerca fondamentale sara' sufficientemente avanzata. Bisogna formarsi, costituire un gruppo. E cio' richiede diversi anni. Ho fatto un calcolo. Se la mia équipe oggi fosse autorizzata a lavorare sulle cellule staminali embrionali e sul Parkinson, avremmo bisogno di tre anni per avere un gruppo che cominci a funzionare. Dopo, bisognerebbe creare delle linee cellulari. Un altro anno che se ne va. Poiche' la deroga vale solo per cinque anni, ci resterebbe solo un anno per presentare qualcosa al Senato.
Se nel 1984 mi avessero concesso cinque anni per giustificare le mie ricerche sulle cellule staminali fetali, il mio gruppo sarebbe scomparso nel 1989. Perche' a noi ci sono voluti dodici anni prima di fare un trapianto a un paziente affetto dalla malattia di Huntington. Dodici anni di lavoro, non di perdita di tempo.

D - Ma non teme derive se le ricerche sull'embrione fossero autorizzate?
R - Inquadrare la ricerca significa dare la possibilita' ai ricercatori scientifici di esplorare terreni sconosciuti. Pero', appena qualcosa puo' essere nocivo per qualcuno o soggetto a diventarlo, la ricerca scientifica deve fermarsi. Noi siamo disposti a sottostare all'inquadramento, ma non accettiamo il divieto. La proibizione spinge le persone nella clandestinita' totale, ed e' la peggiore delle soluzioni. Anch'io temo la clonazione riproduttiva quanto Jean-François Mattei. Percio' chiedo di fissare delle barriere al punto giusto. E proprio per questo chiedo di poter lavorare nella ricerca con tutte le opportunita' che essa offre. Solo cosi' si potra' stabilire legalmente cio' che e' possibile fare o no, e vedere chi e' pronto a farlo o no.

D - La ricerca sugli embrioni e' veramente indispensabile?
R - Poiche' non sappiamo quali vie di ricerca porteranno a un esito positivo, le dobbiamo esplorare tutte. La ricerca sulle cellule staminali adulte non e' sufficiente. L'Accademia delle scienze, il Comitato consultivo nazionale di etica e la quasi totalita' dei ricercatori raccomandano un'apertura della ricerca sugli embrioni. Il disegno di legge invece la chiude. E cio' costituisce un'enorme discrepanza. Ma soprattutto rimette in causa i principi della nostra attivita' e questo e' molto grave. Comunque in Francia non si fara' la forzatura su qualcosa che si puo' fare oltrefrontiera. Tra qualche mese andro' in Gran Bretagna per un anno. Non faro' nessuna ricerca di nascosto. E se dovessi lavorare al di fuori della legge sulla bioetica, lo direi.
 
 
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