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Il corno e il letame. Biodinamica tra ragione e superstizione
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Articolo di Primo Mastrantoni
15 febbraio 2022 11:12
 
Alcuni di noi, che hanno avuto nonni agricoltori, ricorderanno le pratiche agricole messe in atto per aumentare la fertilità del terreno: le deiezioni diventavano concime trasformandosi in risorsa. In determinati periodi dell'anno passava il parroco per benedire i campi, le stalle, gli animali, la semina e il raccolto, auspicando ogni bene per la famiglia e la fattoria. Cosa aggiungeva la benedizione alle antiche pratiche agricole di riciclo dei rifiuti organici non è dato sapere ma, si sa, i percorsi della scienza e della fede sono diversi.
In parallelo, ci chiediamo cosa aggiunga alla agricoltura biologica, da oltre 30 anni regolata da disposizioni europee, quella 'biodinamica', considerato che il disciplinare di quest'ultima prevede l'utilizzo di un corno di vacca primipara riempito di letame, sotterrato, dissotterrato e cosparso nel terreno per aumentarne la fertilità. E, soprattutto, perché mai il contribuente dovrebbe finanziare le pratiche 'biodinamiche', considerate esoteriche, se non stregonesche, dall'Accademia nazionale dei Lincei, dall'Accademia italiana di Agricoltura, dalla Società italiana di Agronomia, dalla Federazione italiana di Scienze della vita, dall'Associazione italiana delle Società scientifiche agrarie e dall'Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche. Non è dato sapere, visto che non ci sono né scienza né fede, ma alla Camera dei deputati si è arrivati a un passo dall'approvazione di una legge che equiparava l'agricoltura biologica a quella 'biodinamica', con relativi finanziamenti. Grazie all'appello contro le pseudoscienze del premio Nobel Giorgio Parisi e alla pronta udienza del Presidente della Repubblica, l'assemblea di Montecitorio, in un sussulto di resipiscenza, ha votato un emendamento soppressivo dell'equiparazione presentato dal deputato Riccardo Magi (+Europa).
Come mai questa attenzione al biodinamico? La risposta che ci siamo dati è quella economica: il suo mercato è sì di nicchia, ma interessante. Un'analisi a livello europeo condotta da SG Marketing riporta numeri confortanti per il settore. Tra il 2007 e il 2017 i consumi di prodotti coltivati con questo metodo sono cresciuti del 123% e oggi sono pari al 3,5% dei consumi europei di ortofrutta bio. Si stima che nel 2025 il mercato europeo dei 'biodinamici' avrà un valore di 600 milioni di euro. Attualmente, i suoi maggiori consumatori europei sono Germania (43%), Francia (22%) e Italia (10%). Un mercato particolarmente interessante risulta quello vitivinicolo, dal momento che l'Italia è il primo produttore di vini al mondo e che quelli 'biodinamici' costano mediamente il 30% in più di quelli biologici, che a loro volta hanno un prezzo superiore a quelli tradizionali. Da rilevare che il nostro Paese esporta la stragrande maggioranza dei prodotti 'biodinamici', certificati da una multinazionale.
Più che a una sbandata terrapiattista dei nostri parlamentari, ci viene da pensare a significativi interessi economici, che poco hanno a che vedere con le forze eterico-astrali concentrate nel corno di vacca e che si ricongiungono con quelle terrene per aumentare la fertilità delle coltivazioni.

(dal quotidiano "La Ragione" del 15.02.2022)
 
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