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 MONDO - MONDO - Onu. Rimandato il trattato sulla clonazione. Per fortuna che c'e' l'Iran?!
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Articolo di Rosa a Marca, Cinzia Colosimo, Donatella Poretti
13 novembre 2003 18:32
 
Per una volta, timidamente, siamo lieti per una vittoria di un Paese di cui non possiamo certo dirci ammiratori per le violazioni dei diritti umani e civili. Eppure per una volta siamo lieti che l'iniziativa presa dall'Iran in nome dei 57 Paesi aderenti all'Organizzazione della Conferenza Islamica abbia avuto la meglio in seno al comitato legale delle Nazioni Unite.
Ne siamo lieti, anche se certo la nostra posizione non e' quella di questa maggioranza che e' venuta fuori dopo mesi di fitte e dense trattative, e che decide di rimandare di altri due anni un voto per bandire la clonazione, anche quella terapeutica. Noi saremmo stati con la Gran Bretagna dietro al Belgio e ad un voto che chiedeva espressamente di non vietare la clonazione terapeutica, e quindi di sostenere ed appoggiare la ricerca con le cellule staminali embrionali anche grazie a questa tecnica.
Ma veniamo alla cronaca. La commissione legale dell'Assemblea Generale ha votato lo scorso 6 novembre e per 80 voti a 79, con 15 astensioni, ha adottato una mozione che rinvia al 2005 la preparazione di un trattato sulla clonazione. Con l'adozione della mozione sono cosi' decadute dall'ordine del giorno le due risoluzioni contrapposte: quella a prima firma Costa Rica, sostenuta da Usa, e da una sessantina di Paesi per lo piu' cattolici che chiedevano la messa al bando totale di qualsiasi forma di clonazione umana (riproduttiva o terapeutica che fosse); e quella a prima firma Belgio, sostenuta da 23 Paesi tra cui Gran Bretagna, Cina, Giappone, Brasile, Sudafrica che si univa al veto per la clonazione umana a scopo riproduttivo, escludendo esplicitamente dal divieto quella a scopo terapeutico e di ricerca, lasciando ai Governi la liberta' di decidere "se" e "come" regolamentarla.
Il dibattito sulla clonazione e' presente al Palazzo di Vetro dal 2001 quando Francia e Germania chiesero l'adozione di un trattato internazionale che regolasse la materia. Se c'e' una pressocche' unanimita' di veduta dei Paesi membri nella volonta' di impedire sperimentazioni di clonazione umana, a spezzare questo unanimismo e' intervenuta la lobby cattolica unita a quella antiabortista statunitense -che in casa propria e' riuscita ad ottenere "solo" il blocco parziale dei finanziamenti federali a queste ricerche, senza vietarle- che chiedeva il bando totale, non potendo giustificare un divieto parziale, ritenendolo poco credibile. E, infatti, la battaglia all'Onu e' stata seguita in prima linea dai gruppi Usa anti-aborto che hanno distribuito al Palazzo di Vetro foto di feti e libretti sull'ingegneria genetica per sostenere la linea del bando totale. Allo stesso tempo gruppi di scienziati anche all'interno degli Usa, tra cui l'Accademia delle Scienze, hanno inondato le delegazioni di E-mail e fax in favore di un trattato che permettesse alla ricerca di andare avanti. Alan Leshner, direttore generale dell'Accademia delle Scienze, nel suo appello affinche' non venisse vietata la clonazione terapeutica scriveva: "il nostro timore della clonazione riproduttiva e' comprensibile e giustificato. Pero' non dobbiamo lasciare che queste preoccupazioni frenino i progressi medici che un giorno potranno essere raggiunti grazie alle ricerche con cellule clonate".

La notizia del rinvio di ulteriori due anni non puo' essere letto che come una sconfitta della linea piu' oltranzista, e della Casa Bianca.
"Questo rinvio e' il frutto del timore dei Paesi favorevoli a un bando parziale di veder erodere i loro sostegni", ha commentato il viceambasciatore Usa alle Nazioni Unite James Cunningham dopo il voto. Nel presentare la mozione, la delegazione iraniana aveva spiegato che questa non significava schierarsi a favore dell'una o dell'altra delle due posizioni sul tema, ma solo la necessita' di darsi del tempo per studiare "tutti gli aspetti e le conseguenze del tema" e avanzare cosi' verso un consenso in seno Onu.
La delegazione belga, intervenendo a nome della ventina di Paesi schierati con la sua proposta, ha ritenuto "preferibile" posticipare qualsiasi decisione pur precisando che per quanto questa non fosse "una soluzione soddisfacente" era "realista e lasciava aperta la possibilita' di arrivare in futuro ad un accordo" su un tema sui cui ci sarebbe la necessita' di avere un consenso piuttosto che l'attuale scontro. In piu' ha aggiunto che forse in questo arco di tempo le ricerche scientifiche "offriranno piu' elementi e faranno piu' luce" sulla materia. La delegazione dell'India ha spiegato che se il comitato legale avesse votato per le due proposte contrapposte sarebbe stato "controproducente", dato che il mandato del comitato era quello di elaborare la convenzione con "il maggior appoggio possibile" potendo contare sulla cooperazione di tutti i Paesi.
Tra i contrari alla mozione di rimandare la decisione la Spagna, per la quale e' intervenuta l'ambasciatrice Ana Menéndez che ha sostenuto come la mozione fosse contraria al regolamento, aggiungendo che il tema della clonazione umana era "importante e urgente" e che non conveniva "inviare alla comunita' internazionale il messaggio che non siamo stati capaci di riflettere e prendere una decisione".
La delegazione dell'Uganda, dopo avere spiegato la sua difficolta' nell'essere sia membro della Conferenza Islamica che patrocinatore della proposta del Costa Rica, ha ricordato che quando due anni prima Francia e Germania avevano chiesto la messa in agenda della tematica, aveva sottolineato che era "molto importante" e che andava affrontata "prima che ci sfugga di mano". "Non credo che ora sia meno importante", ha cosi' evidenziato il rappresentante della delegazione ugandese aggiungendo che posticipare il dibattito sarebbe "un'autosconfitta" di cui non ne avrebbe beneficiato la credibilita' ne' del comitato legale ne' delle Nazioni Unite in generale.
L'ambasciatore del Costa Rica, Bruno Stagno, si e' dichiarato preoccupato da questa decisione, proprio perche' in mancanza di una regolamentazione chiara, teme che la clonazione riproduttiva possa diventare realta'.
Il Paese primo firmatario del bando totale teme inoltre che la ricerca sulle staminali embrionali possa colpire le popolazioni piu' deboli, come quelle dei Paesi in via di sviluppo o del Terzo Mondo. Questa posizione era gia' stata espressa dai rappresentati di alcune nazioni africane, che vedevano nella ricerca sugli embrioni un chiaro intento di utilizzare le donne africane come cavie e produttrici di embrioni. "E' la dignita' e i diritti umani delle donne che ci spingono a sostenere questo divieto totale. Anche perche' gran parte delle promesse offerte dalla medicina rigenerativa riguardano le staminali adulte e non quelle embrionali".
Una posizione piu' moderata invece e' quella della Romania, che attraverso il suo ambasciatore Minhea Motoc ha fatto sapere che intende creare un compromesso tra le due parti, un dibattito franco che non neghi ne' assolva le posizioni a priori. "Ci auspichiamo di promuovere gli elementi di cooperazione e comprendere meglio quelli di divergenza, senza trascendere dal punto principale che ci accomuna: regolamentare la clonazione umana all'interno della comunita' internazionale, perche' e' un tema che sta scatenando fin troppe preoccupazioni".
"Questa mossa e' un po' deludente", ha detto a Radio Vaticana mons. Celestino Migliore, osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite. "Rimandare di due anni vuol dire accettare che per due anni abbiamo ancora un vuoto giuridico internazionale, per cui eventuali esperimenti, sperimentazioni posso andare avanti. Nulla toglie, appunto, che il dibattito vada avanti, si maturino delle posizioni chiare. Mi pare che proceduralmente si dovra' ricominciare daccapo, pero' si potra' capitalizzare l'opera di sensibilizzazione che e' stata fatta da tanti Paesi, inclusa anche la Santa Sede". Sul fatto che dietro alla questione clonazione sono in gioco anche interessi economici o politici, mons. Migliore ha detto che "sono quelli che non vengono confessati, ma soggiacciono a queste decisioni. Con una procedura, praticamente, si ferma la possibilita' di esprimersi su una questione di fondo, che fa parte di quello che e' il dibattito del XXI secolo. Sicuramente queste questioni economiche e commerciali, purtroppo, hanno, dietro le quinte, una forte valenza".
Il giorno dopo della votazione Francia e Germania, responsabili di avere dato il via alla questione, hanno confermato il loro favore per un divieto totale della clonazione umana, nonostante entrambi i Paesi abbiamo votato a favore del posticipo della decisione motivando la loro posizione con la volonta' di dare una chance per superare con ulteriori negoziati le differenze che persistono fra i vari Paesi. Parigi e Berlino, ora, fanno appello a tutti gli Stati perche' continuino negli sforzi per la ricerca di un accordo.
Il portavoce del ministero degli Esteri francese, Herve' Ladsous, dopo aver deplorato "l'intransigenza" dei fautori di un divieto "assoluto, senza sfumature, senza eccezione alcuna", considera il voto del 6 novembre "il male minore". E in ogni caso una sconfitta dell'amministrazione Bush, che, sotto l'influenza delle leghe anti-aborto, aveva esercitato una pressione molto forte perche' si giungesse al divieto assoluto. "I partigiani del bando totale pretendevano che la trattativa partisse da quel presupposto", ha commentato Ladsous, il cui auspicio adesso e' che nei prossimi due anni le riflessioni maturino al punto d'arrivare a un consenso dopo una discussione aperta, come si conviene in materie di portata internazionale. Sempre che, nel frattempo, non accada l'irreparabile, e cioe' la nascita di un bimbo clone.
Dalla Germania, voci discordanti, dal mondo politico, sulle reponsabilita' del mancato accordo.
Per Kerstin Mueller, sottosegretario al ministero degli Esteri, la colpa e' dell'intransigenza degli Stati Uniti, e il rinvio ha perlomeno consentito di evitare una spaccatura nella comunita' internazionale. Ad ogni modo la Germania non stata' con le mani in mano, ha promesso l'esponente del Governo. Opposta la lettura che ne da' Maria Boehmer, capogruppo al Bundestag della coalizione CDU/CSU. Il rinvio e' "la presa d'atto del fallimento politico e diplomatico della Germania", che ha lasciato soli partner importanti come gli Stati Uniti malgrado che la legge tedesca proibisca la clonazione terapeutica. Invece per la liberale Ulrike Flach la responsabilita' e' proprio di Maria Boehmer e di tutti quei fondamentalisti di SPD, UNION e VERDI che hanno ostacolato una trattativa ragionevole. Flach e' convinta che se si fosse puntato ad un minimo comun denominatore, oggi avremmo la messa al bando della clonazione riproduttiva.
Queste reazioni confermano ancora una volta che la compagine governativa, e in particolare il Cancelliere Schroeder, il ministro degli Esteri Fischer e la ministra della Giustizia Zypries, scommettono sulle biotecnologie. Ma e' altrettanto evidente che dovranno fare i conti con un Parlamento di segno opposto.
 
 
 
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Per una volta, timidamente, siamo lieti per una vittoria di un Paese di cui non possiamo certo dirci ammiratori per le violazioni dei diritti umani e civili. Eppure per una volta siamo lieti che l'iniziativa presa dall'Iran in nome dei 57 Paesi aderenti all'Organizzazione della Conferenza Islamica abbia avuto la meglio in seno al comitato legale delle Nazioni Unite.
Ne siamo lieti, anche se certo la nostra posizione non e' quella di questa maggioranza che e' venuta fuori dopo mesi di fitte e dense trattative, e che decide di rimandare di altri due anni un voto per bandire la clonazione, anche quella terapeutica. Noi saremmo stati con la Gran Bretagna dietro al Belgio e ad un voto che chiedeva espressamente di non vietare la clonazione terapeutica, e quindi di sostenere ed appoggiare la ricerca con le cellule staminali embrionali anche grazie a questa tecnica.
Ma veniamo alla cronaca. La commissione legale dell'Assemblea Generale ha votato lo scorso 6 novembre e per 80 voti a 79, con 15 astensioni, ha adottato una mozione che rinvia al 2005 la preparazione di un trattato sulla clonazione. Con l'adozione della mozione sono cosi' decadute dall'ordine del giorno le due risoluzioni contrapposte: quella a prima firma Costa Rica, sostenuta da Usa, e da una sessantina di Paesi per lo piu' cattolici che chiedevano la messa al bando totale di qualsiasi forma di clonazione umana (riproduttiva o terapeutica che fosse); e quella a prima firma Belgio, sostenuta da 23 Paesi tra cui Gran Bretagna, Cina, Giappone, Brasile, Sudafrica che si univa al veto per la clonazione umana a scopo riproduttivo, escludendo esplicitamente dal divieto quella a scopo terapeutico e di ricerca, lasciando ai Governi la liberta' di decidere "se" e "come" regolamentarla.
Il dibattito sulla clonazione e' presente al Palazzo di Vetro dal 2001 quando Francia e Germania chiesero l'adozione di un trattato internazionale che regolasse la materia. Se c'e' una pressocche' unanimita' di veduta dei Paesi membri nella volonta' di impedire sperimentazioni di clonazione umana, a spezzare questo unanimismo e' intervenuta la lobby cattolica unita a quella antiabortista statunitense -che in casa propria e' riuscita ad ottenere "solo" il blocco parziale dei finanziamenti federali a queste ricerche, senza vietarle- che chiedeva il bando totale, non potendo giustificare un divieto parziale, ritenendolo poco credibile. E, infatti, la battaglia all'Onu e' stata seguita in prima linea dai gruppi Usa anti-aborto che hanno distribuito al Palazzo di Vetro foto di feti e libretti sull'ingegneria genetica per sostenere la linea del bando totale. Allo stesso tempo gruppi di scienziati anche all'interno degli Usa, tra cui l'Accademia delle Scienze, hanno inondato le delegazioni di E-mail e fax in favore di un trattato che permettesse alla ricerca di andare avanti. Alan Leshner, direttore generale dell'Accademia delle Scienze, nel suo appello affinche' non venisse vietata la clonazione terapeutica scriveva: "il nostro timore della clonazione riproduttiva e' comprensibile e giustificato. Pero' non dobbiamo lasciare che queste preoccupazioni frenino i progressi medici che un giorno potranno essere raggiunti grazie alle ricerche con cellule clonate".

La notizia del rinvio di ulteriori due anni non puo' essere letto che come una sconfitta della linea piu' oltranzista, e della Casa Bianca.
"Questo rinvio e' il frutto del timore dei Paesi favorevoli a un bando parziale di veder erodere i loro sostegni", ha commentato il viceambasciatore Usa alle Nazioni Unite James Cunningham dopo il voto. Nel presentare la mozione, la delegazione iraniana aveva spiegato che questa non significava schierarsi a favore dell'una o dell'altra delle due posizioni sul tema, ma solo la necessita' di darsi del tempo per studiare "tutti gli aspetti e le conseguenze del tema" e avanzare cosi' verso un consenso in seno Onu.
La delegazione belga, intervenendo a nome della ventina di Paesi schierati con la sua proposta, ha ritenuto "preferibile" posticipare qualsiasi decisione pur precisando che per quanto questa non fosse "una soluzione soddisfacente" era "realista e lasciava aperta la possibilita' di arrivare in futuro ad un accordo" su un tema sui cui ci sarebbe la necessita' di avere un consenso piuttosto che l'attuale scontro. In piu' ha aggiunto che forse in questo arco di tempo le ricerche scientifiche "offriranno piu' elementi e faranno piu' luce" sulla materia. La delegazione dell'India ha spiegato che se il comitato legale avesse votato per le due proposte contrapposte sarebbe stato "controproducente", dato che il mandato del comitato era quello di elaborare la convenzione con "il maggior appoggio possibile" potendo contare sulla cooperazione di tutti i Paesi.
Tra i contrari alla mozione di rimandare la decisione la Spagna, per la quale e' intervenuta l'ambasciatrice Ana Menéndez che ha sostenuto come la mozione fosse contraria al regolamento, aggiungendo che il tema della clonazione umana era "importante e urgente" e che non conveniva "inviare alla comunita' internazionale il messaggio che non siamo stati capaci di riflettere e prendere una decisione".
La delegazione dell'Uganda, dopo avere spiegato la sua difficolta' nell'essere sia membro della Conferenza Islamica che patrocinatore della proposta del Costa Rica, ha ricordato che quando due anni prima Francia e Germania avevano chiesto la messa in agenda della tematica, aveva sottolineato che era "molto importante" e che andava affrontata "prima che ci sfugga di mano". "Non credo che ora sia meno importante", ha cosi' evidenziato il rappresentante della delegazione ugandese aggiungendo che posticipare il dibattito sarebbe "un'autosconfitta" di cui non ne avrebbe beneficiato la credibilita' ne' del comitato legale ne' delle Nazioni Unite in generale.
L'ambasciatore del Costa Rica, Bruno Stagno, si e' dichiarato preoccupato da questa decisione, proprio perche' in mancanza di una regolamentazione chiara, teme che la clonazione riproduttiva possa diventare realta'.
Il Paese primo firmatario del bando totale teme inoltre che la ricerca sulle staminali embrionali possa colpire le popolazioni piu' deboli, come quelle dei Paesi in via di sviluppo o del Terzo Mondo. Questa posizione era gia' stata espressa dai rappresentati di alcune nazioni africane, che vedevano nella ricerca sugli embrioni un chiaro intento di utilizzare le donne africane come cavie e produttrici di embrioni. "E' la dignita' e i diritti umani delle donne che ci spingono a sostenere questo divieto totale. Anche perche' gran parte delle promesse offerte dalla medicina rigenerativa riguardano le staminali adulte e non quelle embrionali".
Una posizione piu' moderata invece e' quella della Romania, che attraverso il suo ambasciatore Minhea Motoc ha fatto sapere che intende creare un compromesso tra le due parti, un dibattito franco che non neghi ne' assolva le posizioni a priori. "Ci auspichiamo di promuovere gli elementi di cooperazione e comprendere meglio quelli di divergenza, senza trascendere dal punto principale che ci accomuna: regolamentare la clonazione umana all'interno della comunita' internazionale, perche' e' un tema che sta scatenando fin troppe preoccupazioni".
"Questa mossa e' un po' deludente", ha detto a Radio Vaticana mons. Celestino Migliore, osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite. "Rimandare di due anni vuol dire accettare che per due anni abbiamo ancora un vuoto giuridico internazionale, per cui eventuali esperimenti, sperimentazioni posso andare avanti. Nulla toglie, appunto, che il dibattito vada avanti, si maturino delle posizioni chiare. Mi pare che proceduralmente si dovra' ricominciare daccapo, pero' si potra' capitalizzare l'opera di sensibilizzazione che e' stata fatta da tanti Paesi, inclusa anche la Santa Sede". Sul fatto che dietro alla questione clonazione sono in gioco anche interessi economici o politici, mons. Migliore ha detto che "sono quelli che non vengono confessati, ma soggiacciono a queste decisioni. Con una procedura, praticamente, si ferma la possibilita' di esprimersi su una questione di fondo, che fa parte di quello che e' il dibattito del XXI secolo. Sicuramente queste questioni economiche e commerciali, purtroppo, hanno, dietro le quinte, una forte valenza".
Il giorno dopo della votazione Francia e Germania, responsabili di avere dato il via alla questione, hanno confermato il loro favore per un divieto totale della clonazione umana, nonostante entrambi i Paesi abbiamo votato a favore del posticipo della decisione motivando la loro posizione con la volonta' di dare una chance per superare con ulteriori negoziati le differenze che persistono fra i vari Paesi. Parigi e Berlino, ora, fanno appello a tutti gli Stati perche' continuino negli sforzi per la ricerca di un accordo.
Il portavoce del ministero degli Esteri francese, Herve' Ladsous, dopo aver deplorato "l'intransigenza" dei fautori di un divieto "assoluto, senza sfumature, senza eccezione alcuna", considera il voto del 6 novembre "il male minore". E in ogni caso una sconfitta dell'amministrazione Bush, che, sotto l'influenza delle leghe anti-aborto, aveva esercitato una pressione molto forte perche' si giungesse al divieto assoluto. "I partigiani del bando totale pretendevano che la trattativa partisse da quel presupposto", ha commentato Ladsous, il cui auspicio adesso e' che nei prossimi due anni le riflessioni maturino al punto d'arrivare a un consenso dopo una discussione aperta, come si conviene in materie di portata internazionale. Sempre che, nel frattempo, non accada l'irreparabile, e cioe' la nascita di un bimbo clone.
Dalla Germania, voci discordanti, dal mondo politico, sulle reponsabilita' del mancato accordo.
Per Kerstin Mueller, sottosegretario al ministero degli Esteri, la colpa e' dell'intransigenza degli Stati Uniti, e il rinvio ha perlomeno consentito di evitare una spaccatura nella comunita' internazionale. Ad ogni modo la Germania non stata' con le mani in mano, ha promesso l'esponente del Governo. Opposta la lettura che ne da' Maria Boehmer, capogruppo al Bundestag della coalizione CDU/CSU. Il rinvio e' "la presa d'atto del fallimento politico e diplomatico della Germania", che ha lasciato soli partner importanti come gli Stati Uniti malgrado che la legge tedesca proibisca la clonazione terapeutica. Invece per la liberale Ulrike Flach la responsabilita' e' proprio di Maria Boehmer e di tutti quei fondamentalisti di SPD, UNION e VERDI che hanno ostacolato una trattativa ragionevole. Flach e' convinta che se si fosse puntato ad un minimo comun denominatore, oggi avremmo la messa al bando della clonazione riproduttiva.
Queste reazioni confermano ancora una volta che la compagine governativa, e in particolare il Cancelliere Schroeder, il ministro degli Esteri Fischer e la ministra della Giustizia Zypries, scommettono sulle biotecnologie. Ma e' altrettanto evidente che dovranno fare i conti con un Parlamento di segno opposto.
 
 
 
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