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 GIAPPONE - GIAPPONE - Staminali. Scienziato si suicida dopo ritiro ricerca
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5 agosto 2014 16:32
 
C'è un evento al quale un giapponese difficilmente riesce a resistere: la perdita della reputazione. Ed è proprio a questo che Yoshiki Sasai, uno dei più importanti biologi nipponici, pare non aver resistito: l'hanno trovato - secondo quanto raccontano oggi i media locali - impiccato in quello che con ogni evidenza appare essere un suicidio.
Sasai, negli ultimi mesi, è stato spesso sulle prime pagine dei giornali per uno scandalo che ha scosso la comunità scientifica: il ritiro da parte della prestigiosa rivista scientifica Nature di uno studio sulle cosiddette cellule Stap firmato dalla giovane scienziata Haruko Obokata, di cui Sasai era il supervisore (e, in quanto tale, co-firmatario della ricerca).
Era gennaio di quest'anno quando un team di ricerca del Centro Riken per la biologia, di cui Sasai era uno dei vicedirettori, annunciava di aver sviluppato un metodo per produrre cellule staminali pluripotenti attraverso uno stimolo che poteva essere l'esposizione a batteri o a particolari condizioni ambientali. Il significato della sigla Stap, appunto, è "Stimulus Triggered Acquisition of Plutipotency".
La notizia rappresentava una svolta epocale per la biologia cellulare, perché dava la possibilità di produrre cellule staminali pluripotenti in maniera più efficiente, semplice e meno eticamente sensibile rispetto ai metodi attualmente conosciuti, compreso quello Ips, "a induzione", sviluppato tra gli altri da un altro importante ricercatore nipponico, il premio Nobel Shinya Yamanaka. Dopo la pubblicazione dello studio, tuttavia, i tentativi di duplicare l'esperimento fallirono e furono evidenziati errori, mentre venivano lanciate nei confronti di Obokata accuse di falsificazione. Questo portò il centro Riken ad aprire una sua inchiesta interna che fu conclusa ad aprile con un esito pesante per Obokata. La ricercatrice fu accusata di gravi violazioni nella conduzione della ricerca, mentre ai co-autori - tra i quali Sasai - furono addebitate gravi responsabilità di mancato controllo. Fu così che tra giugno e luglio Obokata dovette accettare il ritiro dell'articolo. Sasai, 52 anni, non deve aver resistito al peso di quella responsabilità. "Yoshiaki Sasai è stato scoperto impiccato stamani mattina all'interno di uno degli edifici del centro di ricerca Riken. Dopo essere stato inviato in ospedale, è stato dichiarato morto. La polizia sta investigando sul caso come un sospetto suicidio", ha dichiarato un portavoce della polizia di Kobe. Accanto al corpo sono stati rinvenuti due biglietti d'addio, uno dei quali - secondo la televisione nipponica Nhk - è diretto ad Haruko Obokata.
La morte di Sasai ha gettato nello sconforto il mondo della ricerca giapponese. Lo scienziato era una delle punte di diamante della ricerca molecolare e, secondo quanto scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shimbun, la sua scomparsa potrebbe portare a una pesante battuta d'arresto nella ricerca sulle cellule staminali pluripotenti e sullo sviluppo delle cellule Stap. "E' una cosa particolarmente spiacevole", ha commentato il potavoce del governo Yoshihide Suga. "Il dottor Sasai - ha aggiunto - era uno dei principali protagonisti nel campo della medicina rigenerativa". Il suicidio di Sasai, che formalmente non era direttamente responsabile delle pecche nel report di Obokata, s'inquadra in una tradizione che vede l'autoannientamento come una possibilità per mondarsi dalla vergogna. Lo era nel Giappone medievale, continua a esserlo ancora oggi. Negli ultimi anni ci sono stati casi di famosi di suicidio, a partire dall'ex ministro dell'Agricoltura Toshikatsu Matsuoka, il quale s'è impiccato a Tokyo nel 2007 dopo uno scandalo. Oppure il numero uno delle ferrovie dell'Hokkaido, che si tolse la vita nel 2011 dopo un incidente ferroviario in cui sono rimaste ferite 40 persone. Questo sistematico ricorso al suicidio "è un orrore - ha scritto il Wall Street Journal tempo fa - che potrebbe apparire folle ai politici o ai manager negli Stati uniti. Tuttavia il Giappone è il Paese in cui i lavoratori sono leali alla loro compagnia per tutta la vita e in cui i presidenti delle aziende si dimettono assumendosi la responsabilità di reati aziendali o di incidenti coi quali loro non hanno nulla a che fare personalmente".
 
 
 
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