Ancora una volta lo scenario che si osserva nel nostro Paese in merito alla procreazione assistita con donazione di gameti ha del risibile. Si è accusata la Regione Toscana di aver bruciato le tappe senza aspettare un intervento parlamentare. Si sa bene che non solo questo intervento, stando alla sentenza della Corte Costituzionale, non è affatto necessario, ma anche che continuare a temporeggiare sull’applicazione della sentenza stessa, significa infischiarsene del diritto alla salute dei cittadini. Andando avanti di questo passo si produrrà il paradosso di uno Stato di diritto rappresentato da un governo campione di illegalità e di malasanità.
Complici del risultato sono molti presunti disinteressati "osservatori". E' il caso del quotidiano Il Foglio di ieri e Avvenire di oggi, per i quali il Regolamento elaborato dal Consiglio Sanitario Regionale toscano viene fantasiosamente letto come apertura ai capricci eugenetici della coppia che potrà scegliere le caratteristiche estetiche del proprio figlio come “al supermercato”. Sono menzogne. Le caratteristiche fenotipiche a cui il Regolamento si riferisce come dati rilevanti da acquisire sui donatori riguardano la necessaria compatibilità genetica tra donatori e riceventi. Non è previsto da nessuna parte che la coppia possa scegliere il colore degli occhi, la statura o il colore della pelle.
Come sempre accade in Italia sulle questioni bioetiche si evocano allarmi e fantasmi paventando esiti mostruosi per pratiche da decenni adottate senza drammi e con esiti benefici in molti altri Paesi dell'Occidente. Il gioco è ormai scoperto. Si attacca una procedura messa in atto per garantire l’esercizio dei diritti, ma in realtà di mira sono i diritti stessi.
La Consulta di Bioetica sollecita la Regione Toscana ad andare dritta per la sua strada, forte della bontà della sua decisione che, lungi dallo scoperchiare vasi di Pandora, ha contribuito a restaurare la legalità costituzionale.
Seila Bernacchi
Consulta di Bioetica ONLUS