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 MONDO - MONDO - Onu. La dichiarazione contro la clonazione umana, anche quella terapeutica
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17 marzo 2005 18:47
 
Con 84 voti a favore, 34 contrari e 37 astensioni si e' messa la parola fine alla vicenda durata 4 anni che ha visto il Palazzo di Vetro come scenario di una battaglia contro la clonazione e terminata con un manifesto ideologico di nessun valore operativo, perche' non vincolante. Un bando mondiale contro la clonazione umana riproduttiva ha finito con il condannare la ricerca scientifica con le staminali embrionali tramite una dichiarazione di principio che impegna i Paesi del mondo a proibire tutte le forme di clonazione umana.
Il testo finale presentato dall'Honduras, elaborato su quello di una proposta di compromesso introdotta dall'Italia lo scorso novembre per sbloccare la situazione di aperto confronto tra schieramenti, richiede comunque ai paesi di fare i conti con indicazioni precise e in particolare di "proibire tutte le forme di clonazione umana in quanto incompatibili con la dignita' umana e la protezione della vita umana". La risoluzione chiede inoltre di adottare in tempi rapidi tutte le misure legislative necessarie "a proteggere adeguatamente la vita umana nell'applicazione delle scienze della vita" e a "proibire il ricorso a tecniche di ingegneria genetica che possano essere contrarie alla dignita' umana". Si chiede poi ai Paesi membri di prevenire "lo sfruttamento delle donne nell'applicazione delle scienze della vita".
La dichiarazione, presentata formalmente dall'Honduras ma fortemente voluta dall'amministrazione di Washington e sostenuta dal Vaticano, ha compattato il fronte dei Paesi cattolici in nome del diritto alla vita dell'embrione, anche quello clonato. Tra i favorevoli oltre al Costa Rica, Austria, Germania, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. Tra i contrari, la Gran Bretagna, il Belgio e la Cina.

Una vittoria di Pirro, o una dichiarazione storica, un compromesso per uscire dall'impasse o un punto di partenza per mirare piu' in alto. A ciascuno resta la sua interpretazione.

Belgio e Gran Bretagna, entrambi favorevoli assieme alla Cina e a Singapore alla clonazione terapeutica, hanno preannunciato che i loro scienziati non si sentiranno vincolati dal testo varato: "invece di unirci questo documento ci divide", ha commentato dopo il voto il rappresentante belga, che nella mediazione delle ultime settimane era stato il portavoce dell'ala pro-ricerca.
L'ambasciatore britannico Emyr Jones Parry ha stigmatizzato, senza citare gli Usa, "l'intransigenza di coloro che non sono disposti a riconoscere che altri Stati sovrani" possano difenedere e sostenere la clonazione a fini terapeutici".
"Applaudo l'importante votazione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite", ha subito commentato il presidente Usa George W. Bush con uno comunicato. "La vita umana non deve essere creata con il proposito di distruggerla", e ancora "gli Stati Uniti e la comunita' internazionale hanno detto chiaramente che la clonazione umana e' un affronto alla dignita' umana e che dobbiamo lavorare insieme per proteggere la vita".
"Un'acquisizione importante per la coscienza comune dell'umanita'", sottolinea il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione. "Si tratta di un messaggio in difesa della vita umana che ci ricorda che l'embrione non e' un qualunque ammasso cellulare che puo' essere utilizzato per fini di ricerca o di profitto. Non tutto quello che e' tecnicamente possibile e' anche moralmente lecito. Non si tratta qui di porre dei limiti alla ricerca ma piuttosto di difendere la vita umana. E' da tempo universalmente accettato il principio per cui non e' lecito sacrificare la vita umana per la ricerca, non e' lecito fare ricerca su un essere umano che ne comprometta la salute. La Risoluzione delle Nazioni Unite applica questo principio anche all'embrione".
Dalla Chiesa Cattolica arriva il maggior numero di commenti, soddisfazione, ma anche rammarico perche' e' solo una dichiarazione.
"Una dichiarazione di portata storica", secondo Don Roberto Colombo, professore di Bioetica all'Universita' Cattolica di Milano. Non aver previsto il bando totale e vincolante di ogni tipo di clonazione, rischia di fare diventare la Dichiarazione "un po' come un pronunciamento formale, come le 'grida manzoniane', che poi i Paesi piu' spregiudicati non osservano", e' quanto sostiene mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. "E' questo un sintomo grave e cioe' l'Assemblea generale delle Nazioni Unite non ha la forza, il coraggio di far valere certi principi di umanita' che sono essenziali. E di fronte a questo ingresso, pero', del denaro, del brevetto, dello sfruttamento dell'essere umano per farne una medicina che, per giunta, e' una falsa illusione, per ora, almeno, e' cosi', non c'e' stata la forza di dire un 'no' se non cosi', formale, non obbligante".
"Quella che e' stata scritta ieri al Palazzo di Vetro e' una delle pagine piu' luminose e coraggiose della storia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite", esordiva l'editoriale del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire dal titolo "Il Palazzo di vetro ora da' la linea". "Tocca ora ai singoli Stati recepire il valore normativo della Dichiarazione. Il nostro Paese lo ha gia' fatto prima della sua approvazione, con la legge 40/2004. Una ragione in piu' per non cancellare con il referendum proprio gli articoli che sono in consonanza con il deliberato dell'Onu", chiudeva.
Gli faceva eco l'Osservatore romano: "la Santa Sede ha particolarmente apprezzato la recente adozione, da parte della 59ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Dichiarazione che sollecita i Paesi membri a proibire tutte le forme di clonazione umana, compresa quella sedicente terapeutica, legata in particolare alla ricerca delle cellule staminali embrionali". "Non e' stato possibile accordarsi su una Risoluzione che promuovesse la redazione di un trattato internazionale contrario ad ogni tipo di clonazione umana, ma e' fallito il tentativo di alcuni Stati d'imporre una condanna limitata alla clonazione riproduttiva per aprire le porte alla cosiddetta clonazione terapeutica. La Dichiarazione e' moralmente molto impegnativa per la comunita' internazionale, alla quale chiede di prendere tutte le misure necessarie per tutelare la dignita' e l'integrita' della vita umana".

Marco Perduca, membro della giunta dell'associazione Luca Coscioni e rappresentante del Partito radicale transnazionale all'ONU, evidenzia come sia stato approvato un testo senza conseguenze per rimarcare la posizione ideologica. "Il voto finale sulla dichiarazione politica, che, occorre ricordarlo esplicitamente non contiene il mandato per la negoziazione di una Convenzione contro la "clonazione umana", rappresenta chiaramente la netta divisione di impostazione e governo che esiste tra quegli Stati che consentono, tramite regole scritte, la clonazione terapeutica, come il Belgio, il Regno unito, il Giappone e la Corea del sud, e quelli che ritengono di dover proibire il progresso della scienza negando la possibilita' della ricerca di cure per milioni di malati. Sebbene in decine di Paesi la ricerca sulle cellule staminali embrionali sia praticata e regolamentata per legge, su insistenza del fronte proibizionista si e' ritenuto inopportuno separare nettamente la clonazione riproduttiva da quella terapeutica nel tentativo di imporre una visione della scienza subordinata ai diktat della Chiesa cattolica, mai tanto presente e attiva alle Nazioni unite come in questa circostanza. E' evidente che una dichiarazione che viene adottata da neanche il 50% dei 191 Stati membri dell'ONU, ne' dalla maggioranza dei presenti al momento del dibattito, e' priva di qualsiasi autorevolezza e marca solamente una posizione ideologica dettata da credo religiosi piuttosto che dalla necessita' di "proteggere la vita umana" come si legge nel testo".

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