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 ITALIA - ITALIA - Italia. Tribunale di Cagliari: si' a diagnosi pre-impianto per salute madre
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27 settembre 2007 14:09
 
Il diritto alla salute della futura madre e quello all'informazione in funzione della stessa tutela costituzionalmente garantita prevalgono sul divieto di diagnosi pre-impianto imposto dalla legge 40. Seguendo questa impostazione interpretativa, il Tribunale di Cagliari ha condannato l'Asl numero 8 e il primario di Ginecologia dell'ospedale Microcitemico del capoluogo sardo ad effettuare l'esame rifiutato nel 2005 ad una donna affetta da depressione per un precedente aborto. La sentenza emessa dal giudice Maria Grazia Cabitza, pubblicata lo scorso 24 settembre mattina, e' giunta al termine del ricorso presentato due anni fa da una coppia di Quartu Sant'Elena. Attraverso il legale Luigi Concas, la coppia ha impugnato l'articolo 13 della legge 40 -che consente l'analisi sull'embrione solo per finalita' terapeutiche e non per l'accertamento di eventuali malattie genetiche come nel caso in questione- sostenendo il contrasto con il diritto alla salute tutelato dall'articolo 32 della Carta costituzionale.
Il ricorso della coppia di Quartu Sant'Elena contro il divieto di diagnosi pre-impianto per tutelare la salute della donna era gia' passato al vaglio della Corte Costituzionale, con istanza d'urgenza presentata al Tribunale di Cagliari nel 2005. Alla base del ricorso vi erano le condizioni di salute dell'aspirante madre, affetta da una forte depressione e da beta-talassemia. Il giudice aveva trasmesso gli atti alla Consulta, la quale pero' aveva dichiarato inammissibile la questione di legittimita' perche' non posta correttamente. Tra le righe, la Corte aveva lasciato intendere che il caso dovesse essere affrontato con processo ordinario, facendo scattare un secondo ricorso depositato la scorsa primavera.
Ora l'Azienda sanitaria numero 8 e il primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell'ospedale Microcitemico di Cagliari, Giovanni Monni, dovranno effettuare la diagnosi sull'embrione crioconservato: la donna ha gia' subito la fecondazione medicalmente assistita e "congelato" l'embrione.
Secondo il legale della coppia Luigi Concas, "la sentenza accoglie una soluzione interpretativa gia' adottata dalla Corte costituzionale: il giudice ha ritenuto di privilegiare il diritto della donna alla salute e all'informazione sulle future condizioni di salute del nascituro, alla luce dei principi costituzionali". Il legale ha sottolineato come anche il pubblico ministero si sia affiancato alla coppia nella richiesta di ordinare la diagnosi pre-impianto sulla base dell'impugnazione dell'articolo 13 della legge 40/2004. In subordine, la donna aveva chiesto nuovamente la remissione degli atti alla Corte costituzionale. Ma il giudice Cabitza ha preferito accogliere la prima istanza e imporre la diagnosi sull'embrione, per conoscerne eventuali malattie genetiche.

E' 'molto positiva' la sentenza del tribunale di Cagliari che da' il via libera alla diagnosi pre-impianto su un embrione congelato di una coppia portatrice di talassemia: il giudizio e' di Andrea Borini, presidente dei Cecos Italia (Centri italiani di fecondazione assistita).
La sentenza, ha osservato, 'e' decisamente positiva per le coppie portatrici di patologie gravi, come l'anemia mediterranea o la fibrosi cistica'. Adesso, secondo l'esperto, bisognera' vedere che cosa accadra': 'bisognera' capire - ha precisato - se questa sentenza rende di fatto possibile la diagnosi preimpianto solo a pazienti con embrioni congelati o anche su embrioni freschi'. La coppia portatrice di talassemia che aveva richiesto l'autorizzazione due anni fa si trovava infatti in una situazione di stallo. Resta anche da capire, ha detto ancora, che cosa accadra' se dalla diagnosi dovesse risultare che l'embrione e' affetto dalla talassemia: 'in quel caso - si chiede Borini - dovra' essere ricongelato in attesa che in futuro siano messe a punto delle cure?'.
Tuttavia, ha concluso, 'e' comunque evidente che la sentenza di oggi e' un piccolo passo verso la speranza che in futuro questi interventi possano essere fatti'.

'Nel caso di Cagliari appare evidente la finalita' eugenetica, non si comprende come il tribunale possa motivare una scelta contra legem. Non e' vero che in qualche modo la legge 40 prevede la diagnosi genetica preimpianto sugli embrioni umani, e' vero esattamente il contrario: la legge 40 vieta la diagnosi genetica preimpianto anche se non la menziona espressamente'. E' questo il giudizio dall'associazione Scienza & Vita a margine del dibattito sollevato dalla sentenza del Tribunale di Cagliari. Quanto affermato dall'Associazione emerge da una lettura attenta della legge 40, da cui si evince 'il principio di destinazione alla nascita di ogni embrione generato in provetta'.
Infine l'associazione afferma che 'la pretesa di superare il problema della legittimita' costituzionale della legge 40 non ha fondamento alcuno. Anzi, tale pretesa e' in se' incostituzionale, tenendo conto dei precedenti pronunciamenti della Consulta in materia di tutela della vita del concepito'.

'A chi oggi canta vittoria dopo la sentenza di Cagliari raccomando massima prudenza: la diagnosi preimpianto e' proibita dalla legge 40 e un giudice non puo' certo contraddire una norma dello Stato'. L'ha sottolineato la responsabile Udc per la Famiglia, Luisa Capitanio Santolini.
'Mi riservo di leggere il testo nella sua interezza - ha spiegato la deputata Udc - ma faccio notare come, al di la' di quanto possano voler dire certe sentenze di tipo ideologico, la legge 40 funziona cosi' com'e' strutturata, come confermano i dati del ministero della Sanita''.

'La genitorialita' consapevole trae un respiro di sollievo dalla sentenza che riconosce la diagnosi reimpianto. Viene ribadito che i diritti dei cittadini sono validi sulla base del disposto costituzionale e non possono essere annullati da una legge con tratti confessionali'. L'ha sottolienato il consigliere regionale socialista Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp, segretaria della Commissione Diritti Civili.
'C'e' voluto un po' di tempo - ha aggiunto Caligaris - ma e' evidente che quando sono state avanzate critiche e perplessita' sulle limitazioni imposte ai portatori di malattie genetiche non si trattava di farneticazioni. Oggi e' stato indicato un percorso. Adesso diventa urgente una modifica alla legge in modo da garantire pari opportunita' per tutti'.

'Il ministro della Giustizia verifichi le cause che hanno indotto il Tribunale di Cagliari ad accogliere una richiesta di selezione degli embrioni ignorando il fatto che in Italia l'eugenetica e' vietata. Mastella ci faccia sapere domani al Question Time in Aula se per caso il sistema giurisprudenziale italiano sia stato sostituito con il Common Law, con cui si giudica caso per caso e senza codice'.
Lo ha dichiarato il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte', in relazione alla sentenza di ieri del Tribunale di Cagliari che ha accolto la richiesta di eseguire la diagnosi preimpianto sugli embrioni ottenuti con la fecondazione in vitro.
'Premesso che la sentenza e' ancora tutta da verificare - ha sottolineato l'esponente centrista - rimane la gravita' del dato politico: siamo di fronte a una sentenza palesemente influenzata dall'ideologia radicale e sinistroide, in aperta violazione della legge 40 e della Costituzione'.
'I contrasti nella giurisprudenza relativi alla Legge 40 in materia di procreazione 'dovranno essere certamente seguiti con attenzione allo scopo di verificare la necessita' o meno di interventi di carattere legislativo, ma che ad oggi non mi sembra evidenzino, atteggiamenti abnormi o deliberate elusioni'. Lo ha affermato il ministro della Giustizia Clemente Mastella rispondendo al question time alla Camera al deputato Luca Volonte' (Udc) sulla vicenda dei due coniugi di Cagliari che hanno proceduto ad una diagnosi pre-impianto per la fecondazione assistita'.
Mastella ha detto di non ritenere possibile, come ministro, di entrare nel merito della vicenda ma ha ribadito di considerare la decisione del giudice, illustrata in 26 pagine, come il 'frutto di uno studio approfondito e sofferto della vicenda e non certo di una sbrigativa valutazione. La sentenza e' comunque soggetta a impugnazione e non manchero', nel rispetto delle prerogative della magistratura, di seguire con attenzione l'ulteriore corso sia nella fase requirente che giudicante'.
La materia 'e' delicatissima', ha ribadito il ministro, assicurando che seguira' gli sviluppi della vicenda di Cagliari.
Mastella ha, comunque, sottolineato che 'non possono esserci incertezze sul valore supremo della vita e della dignita' umana in tutte le fasi del suo sviluppo e la Legge 40 del 2004 rappresenta a tale fine uno strumento essenziale, sulla cui rigorosa applicazione occorre vigilare con il piu' assoluto rigore'.

'E' gravissimo che un Tribunale, come quello di Cagliari, bypassi una legge dello Stato ed una pronuncia della Corte Costituzionale decidendo di disapplicare la legge 40: il ministro Mastella dovrebbe inviare subito un'ispezione'. Lo afferma la senatrice Maria Burani Procaccini, responsabile nazionale famiglie e minori di Forza Italia.
La legge 40 'ha superato l'esame della Consulta - ha spiegato Burani - ma questo evidentemente non vale per i giudici di Cagliari. Sono indignata per un comportamento procedurale e sostanziale che mortifica le prerogative del Parlamento e che viola una legge approvata e passata anche attraverso un referendum aborgativo'.

'Per fortuna, un elemento di buon senso'. Questo il commento di Emma Bonino, ministro per il Commercio Internazionale, alla sentenza che a Cagliari ha consentito la diagnosi preimpianto su un feto.
'Questa sentenza - ha precisato a Milano il ministro, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della conferenza inaugurale del Bioforum - apre pero' la porta ad altre domande: in particolare, quando la tecnologia mette a disposizione o dei medicinali o delle soluzioni per problemi che il cittadino puo' avere, e' possibile impedire a questo cittadino l'accesso alle tecnologie, con motivazioni religiose o di qualunque tipo? Io credo che la liberta' del cittadino, in questo caso, vada salvaguardata. Quindi - ha concluso Emma Bonino - spero che questa sentenza riapra questo tipo di discussione'.

'L'urgenza di una riforma della legge 40 non puo' essere ulteriormente rimandata ed e' per questo che chiediamo subito la calendarizzazione delle proposte di riforma di questa assurda legge proibizionista, anche attraverso i disegni di legge che gia' da tempo abbiamo depositato in Parlamento'. Cosi' in una nota i radicali Marco Cappato e Rocco Berardo rispettivamente segretario e vice segretario dell'associazione Luca Coscioni.
'La notizia della decisione del Giudice di Cagliari - affermano - riapre un dibattito che molti volevano far sopire'.
'Ribadiamo, come Associazione Coscioni, - concludono gli esponenti radicali - l'intenzione di proseguire l'accurata informazione alle coppie con problemi di fertilita' dei centri esteri in cui e' possibile ricevere un'assistenza oggi vietata in Italia e siamo pronti ad aiutare legalmente le coppie che volessero sollevare questioni di costituzionalita' sulla legge 40'.

'Siamo di fronte ad una pericolosissima deriva eugenetica che ci vede nettamente contrari. Ancora una volta nel nostro Paese la magistratura tenta di opporsi e sovrapporsi alle decisioni dei rappresentanti del popolo. Le leggi, in una democrazia parlamentare, si cambiano nelle aule del parlamento e non nelle aule di giustizia'. Questa e' la dichiarazione di Isabella Bertolini, presidente dell'associazione 'Valori e Liberta', a seguito della sentenza di Cagliari.
'La sentenza di Cagliari -prosegue l'onorevole - disattendendo le disposizioni della legge 40, crea un pericoloso precedente. Da oggi non soltanto una legge votata dal Parlamento e confermata con referendum dagli italiani viene di fatto aggirata ma, circostanza ancora piu' grave, si afferma la liceita' di una aberrante selezione artificiale di embrioni'.

"La sentenza di Cagliari e' veramente senza precedenti, nel senso che l'interpretazione dei magistrati non puo' prevalere sul divieto di diagnosi pre-impianto imposto dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. Questo il commento della senatrice Laura Bianconi capo gruppo di Forza Italia in commissione Igiene e Sanita' a seguito della sentenza del Tribunale di Cagliari che ha ordinato, di fatto, all'ospedale Microcitemico del capoluogo sardo di violare palesemente la legge. Mi auguro che alla luce di quanto e' accaduto - continua Bianconi - il ministro Turco dia presto risposta alla mia mozione, sottoscritta da molti senatori della Cdl, in cui tra i vari punti le si chiedeva di impegnarsi nel dare una piu' opportuna e puntuale informazione che sgombri il campo da qualsiasi operazione demagogica volta a scavalcare e a discreditare la legge 40 e quindi a permettere che vi possano essere altre sentenze di questo tipo che ignorano con assoluta arroganza una legge dello Stato invece di applicarla."

"Non si possono applicare le leggi in base ai propri convincimenti, bisogna applicarle in base a quello che la legge dice". Lo afferma il professor Girolamo Sirchia, ex ministro della salute, autore delle linee guida della legge 40 sulla procreazione assistita. "Non ho visto la sentenza e parlarne senza averla davanti puo' essere sorgente di errore, ma se come pare il magistrato ha concesso lo screening preimpianto dell'embrione che era congelato (peraltro non so come, perche' dalla legge 40 congelare gli embrioni e' vietato), evidentemente e' andato contro quanto prescritto dalla legge 40 e specificato dalle linee guida previste, e quindi se e' cosi' l'atto non e' ammissibile ed esigerebbe un intervento da parte del consiglio superiore della magistratura".

"La sentenza, molto importante, conferma le obiezioni principali alla legge 40: quella di incostituzionalita', perche' per legge non si puo' imporre o vietare il ricorso ad un intervento medico e, di conseguenza, quella di inefficacia rispetto alle stesse finalita' terapeutiche che la legge si propone". Lo afermano dopo la sentenza di cagliari in una nota,le senatrici Prc-Se Maria Luisa Boccia, Giovanna Capelli, Erminia Emprin Giardini e Tiziana Valpiana. "Dopo la relazione del Ministro della Salute dalla quale sono emerse gravi contraddizioni nell'attuazione della legge - ricordano le senatrici di Rifondazione - questa sentenza e' uno stimolo a riaprire urgentemente, nel Paese e nel Parlamento, la questione della modifica della legge 40. Non e' corretto quanto dichiarato dal Comitato "Scienza e Vita" sull'ordinanza della Corte Costituzionale del 24 ottobre 2006.
La Corte infatti non si e' pronunciata sul merito della legittimita', ma sulla inammissibilita' del ricorso, perche' andavano impugnati insieme all'art.13 sulla diagnosi preimpianto, anche gli altri articoli della legge coerenti con questo divieto; - concludono le parlamentari - noi pensiamo, e l'abbiamo gia' sostenuto, che l'ordinanza rinvii a un problema di impianto costituzionale della legge nel suo complesso".

"Non sono un giurista ne' un teologo, ma tutelare l'embrione col divieto di diagnosi preimpianto e permettere poi l'aborto anche a me e' parsa una contraddizione della Legge 40" . Lo dichiara il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, senatore Gianfranco Rotondi.

'La sentenza del Tribunale di Cagliari sulla diagnosi reimpianto in caso di talassemia e' illegittima, contraria alla legge e apre le porte alla selezione eugenetica. La legge 40 prevede infatti il divieto di diagnosi reimpianto per evitare che si arrivi alla selezione eugenetica di hitleriana memoria'. Lo afferma il senatore della Lega Nord Massimo Polledri.
'La sinistra che esulta per questa sentenza - continua Polledri - cerca di reintrodurre la pratica vigente a Sparta, alla faccia della solidarieta' e del buonismo che spesso sbandiera a favore dei piu' deboli. Non ci possono essere leggi da applicare ed altre da interpretare, secondo convenienza. Il ministro Turco deve venire al piu' presto in Commissione Salute a riferire'.

'Non e' la legge 40 a dover essere riformata bensi' la sentenza del Tribunale di Cagliari'.
Lo dice il senatore Rocco Buttiglione, presidente dell'UDC, in merito alla sentenza del Tribunale di Cagliari che ha consentito la diagnosi preimpianto su un feto.
'A prescindere da qualunque valutazione di merito, il pronunciamento di quei giudizi viola chiaramente la separazione dei poteri fra legislativo e giudiziario, facendo venire meno i fondamenti dell'ordine democratico.Un giudice non puo' fare un bilanciamento di valori costituzionali e poi dichiarare incostituzionali alcune disposizioni di una legge approvata dal Parlamento. Se ritiene che una norma sia incostituzionale il giudice puo' fare solo una cosa: investire del problema la Corte Costituzionale'.
'La Corte Costituzionale, peraltro, del problema era gia' stata investita ed aveva dato un parere diverso da quello del giudice di Cagliari. Il giudice di Cagliari pone nel nulla tutti i principi che reggono lo stato di diritto. Cosa fa il ministro della Giustizia? Non si lasci intimidire, faccia fino in fondo il suo dovere'.

'La politica non puo' essere miope e deve modificare una legge che ogni giorno dimostra di essere inapplicabile e che e' stata fatta partendo da un forte pregiudizio ideologico contro le donne'. Lo sostiene Chiara Moroni, parlamentare di Forza Italia.
'Ancora una volta - prosegue Chiara Moroni - con la sentenza del tribunale di Cagliari, emergono le incongruenze della legge 40. Bisogna intervenire per correggere un testo che pone il nostro Paese fuori dalla comunita' scientifica internazionale'.

 'In sostanza si tratta di eugenetica'. Questo e' il commento alla sentenza del tribunale di Cagliari di Wanda Ciaraldi, responsabile del dipartimento bioetica dell'Udeur.
'La selezione degli embrioni non e' prevista dalla legge 40 - prosegue Wanda Ciaraldi - dunque non capiamo come e perche' si sia arrivati ad una sentenza del genere. Non si puo' scegliere se effettuare un impianto a seconda se l'individuo e' sano o malato. Se avviene questo si compie un atto eugenetico'.

'Le coppie che desiderano avere figli in presenza di malattie genetiche vanno sostenute e aiutate nella realizzazione di questo grande desiderio.
Ma alla legge 40 non si possono chiedere risposte che non puo' dare'. Cosi' le senatrici dell'Ulivo Emanuela Baio e Paola Binetti, che aggiungono: 'La presenza delle malattie genetiche richiede a nostro avviso una legge ad hoc che avvii una ricognizione di questo tipo di malattie su tutto il territorio nazionale'.
'E' necessario in questo senso - aggiungono Baio e Binetti - avere il coraggio di calendarizzare in fretta il Disegno di legge che gia' esiste e che permetterebbe di guardare la questione con la saggezza politica e intellettuale che un tema tanto delicato richiede. E' solo affrontando la questione in modo mirato e con un esame approfondito che si potranno trovare le risposte adeguate'.

 'La sentenza di Cagliari che impone ai medici di eseguire la diagnosi preimpianto a un embrione di genitori ad alto rischio di malattie e' un atto di civilta' conforme alla Costituzione italiana e nel rispetto dell'ordinamento'. Cosi' la Consulta di Bioetica Onlus di Milano.
'Il tribunale di Cagliari - continua la nota della Consulta milanese - ha mostrato coraggio rispondendo alle esigenze della gente e superando la ritrosia del giudice costituzionale che lo scorso anno ha evitato di pronunciarsi nel merito con una decisione pilatesca aumentando le difficolta' di migliaia di cittadini che necessitano di garanzie per la salute dei propri figli'.
Secondo la Consulta di Bioetica 'la decisione mette a profitto i margini previsti dall'ordinamento e si pone come esempio per altre sentenze tese a ricollocare la legge 40 nei suoi confini costituzionali, almeno nei limiti del possibile'.
L'organismo milanese invita infine la classe politica 'a por mano con urgenza alla riforma della legge 40 che resta una normativa socialmente inaccettabile e profondamente lesiva dei diritti umani e costituzionali'.

'Sono ansioso di leggere le motivazioni che hanno spinto un giudice di Cagliari ad esprimersi in senso contrario ad una legge dello Stato permettendo la diagnosi preimpianto su un embrione'. Questa e' l'affermazione di Domenico Di Virgilio, capogruppo di Forza italia alla Commissione affari sociali della Camera e responsabile nazionale del dipartimento sanita' di Forza Italia 'E' agghiacciante che si possa decidere che solo un embrione sano ha il diritto di vivere - prosegue l'onorevole - gettando via l'embrione che potesse presentare delle anomalie genetiche, e se questa non e' eugenetica ditemi che cos'e', visto che il fine e' quello di eliminare dal principio eventuali embrioni malati a rischio di eliminare anche embrioni sani'. .
'L'articolo 13 della legge 40 proibisce la diagnosi preimpianto sugli embrioni - conclude Di Virgilio - ma mi chiedo per quale motivo, se si temeva il rischio di avere un figlio talassemico, non si e' proceduto prima del processo fecondativo ad una diagnosi sui gameti femminili e maschili, che la stessa legge 40 consente'.

"Sulla sentenza di Cagliari Mastella non ha nulla da dire?". Lo chiede Alfredo Mantovano (An) secondo il quale "da tempo una parte della magistratura italiana interpreta un ruolo militante, di ostilita' verso leggi dello Stato che ritiene ideologicamente sgradite. E' stato cosi' per la legge Fini Bossi, sommersa da ordinanze di legittimita' costituzionale e da decine di concrete disapplicazioni, dopo che in piu' riunioni gruppi di toghe "impegnate" avevano concordato di sabotarla". "Mi chiedo se la sentenza di Cagliari non rivela identica attenzione con riferimento alla legge 40.
Non essendo stato possibile abrogarla con il referendum e in assenza di interventi della Corte costituzionale, si prova a distorcerla in un caso specifico, capovolgendo un principio - quello del divieto di selezione eugenetica - che invece la legge medesima sancisce senza incertezze. Il ministro della Giustizia, che mostra tanta solerzia nell'esigere il rispetto della deontologia del magistrato (non dappertutto e non allo stesso modo, ma certamente in quel di Catanzaro) - conclude Mantovano - non ha nulla da dire al riguardo?".

"Finalmente si inizia a sgretolare il muro di ipocrisia etica costruito attorno alla legge 40. Resta l'amarezza nel constatare che a farlo sia stata una sentenza, di grande spessore civico oltre che giuridico, e non un intervento del legislatore". Cosi' Michele Bordo, deputato dell'Ulivo, commenta la notizia che il Tribunale di Cagliari ha autorizzato la diagnosi preimpianto degli embrioni congelati di una coppia di talassemici.
Un tema che lo stesso Bordo aveva affrontato, suggerendone la soluzione, in una proposta di legge, presentata il 14 novembre 2006, recante 'Disposizioni per l'estensione della disciplina della legge 19 febbraio 2004, n. 40, alle coppie afflitte da malattie genetiche'.
'L'obiettivo della proposta era e resta il miglioramento della legge -aggiunge Bordo- con l'obiettivo di rimuovere il maggior numero degli ostacoli posti all'utilizzo delle tecniche di procreazione e fecondazione assistita".
"Nel caso specifico, i beneficiari dell'intervento legislativo sono le coppie afflitte da gravi malattie genetiche, alle quali e' negato l'accesso alle tecniche previste dalla legge 40, destinata esclusivamente alla risoluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilita' o dalla infertilita'. Queste stesse tecniche, al contrario, potrebbero essere utilmente utilizzate -prosegue Bordo- per effettuare le analisi, 'pre-concezionali' sugli ovociti materni cosi' da individuare ed eliminare quelli in cui si manifesta il danno genetico che provoca la malattia".
"Cio' consentirebbe, dunque, di fecondare in vitro gli ovociti sani e di impiantarli seguendo le ordinarie tecniche di procreazione assistita. L'applicazione delle tecniche di fecondazione assistita garantirebbe interventi preventivi volti a ridurre l'incidenza di malattie come la talassemia, la fibrosi cistica, l'anemia falciforme, l'autismo, la distrofia muscolare, la sordita' ereditaria o un'altra qualsiasi delle 4.000 malattie genetiche individuate da medici e ricercatori".
"Per eseguire le diagnosi preimpianto -continua il deputato dell'Ulivo- le coppie afflitte da malattie genetiche sono costrette ad andare all'estero, con il risultato che arrivano a pagare anche 11.000 euro per questo tipo di analisi. A maggior ragione dopo la sentenza del Tribunale di Cagliari, Governo e Parlamento non possono rimanere ancora indifferenti rispetto a questo tema -conclude Michele Bordo- e accettare passivamente anche la conseguente emarginazione dell'Italia all'interno della comunita' scientifica e medica europea".

'L'accoglimento da parte del giudice di Cagliari della richiesta di una coppia portatrice di talassemia di accedere alla diagnosi pre-impianto afferma quella che dovrebbe essere una ovvieta' gia' riconosciuta in tutti i Paesi europei: nessuno puo' impedire ad un altro di venire a conoscenza del proprio stato di salute e nessuno puo' decidere sulla salute altrui'. Lo afferma una nota dell'associazione onlus Hera di Catania.
'Non possiamo non essere soddisfatti del fatto che dopo tre anni dall'ordinanza del giudice di Catania, Felice Lima, che negava l'accesso alla diagnosi pre-impianto alla coppia di Catania - affermano l'avvocato Maria Paola Costantini e l'avvocato Nello Papandrea, del collegio di difesa dell'associazione Hera - finalmente un giudice ha avuto il coraggio di evidenziare una corretta lettura costituzionale del diritto delle coppie portatrici di malattie genetiche'.
Questo e' avvenuto grazie al coraggio della coppia e a fronte di una classe politica e di un Parlamento che e' stato totalmente immobile'.
L'associazione annuncia che intende 'riprendere da subito l'iniziativa per cambiare la legge o almeno per farla attuare nel modo piu' corretto, tutelando quindi il diritto alla salute' e che valutera' 'l'avvio di querele nei confronti di coloro che 'continuano ad accusare di volonta' eugenetica le coppie portatrici di malattie genetiche'.

'La legge 40 va cambiata. E' una legge ipocrita, empia, spietata': lo afferma il vicepresidente del Senato, Gavino Angius, che chiede al governo e alla maggioranza di 'non perdere altro tempo e riscriverla'.
'La giusta decisione del Tribunale di Cagliari, di permettere l'analisi dell'embrione prima del suo impianto per evitare la nascita di un essere umano con gravissimi danni permanenti, cosi' duramente contestata dalla Cei - sottolinea Angius - ha messo in evidenza ancora una volta, quanto disumana e crudele sia questa legge 40'.
Angius la definisce una legge 'non degna di un Paese civile, scritta ignorando deliberatamente le applicazioni pratiche di scoperte scientifiche tese a tutelare la vita e la salute della persona umana, approvata dalla Cdl per compiacere la gerarchia vaticana'. Secondo il vicepresidente del Senato, 'il giudice anteponendo il diritto alla salute della persona, la felicita' della coppia e la serenita' della famiglia, ha preservato valori umani che dovrebbero essere considerati universali, essenziali e condivisi'.
Angius, che fa ancora parte della Sd ed e' promotore di un appello per la nascita di un Partito per il socialismo europeo, sostiene che 'c'e' del sadismo nell'applicare una legge sapendo che essa produrra' dolori e sofferenze individuali, cosa che nessuna appartenenza di fede puo' in alcun modo giustificare'.
'Come puo' la Cei ignorare tutto questo?' si chiede Angius, che lamenta anche il fatto che 'l'approvazione di quella legge e' avvenuta calpestando la laicita' dello Stato'.

La legge 40 sulla fecondazione artificiale va riscritta, secondo la parlamentare Rosalba Cesini (Pdci), che in una nota definisce 'gravi' le critiche mosse dalla Cdl alla sentenza del tribunale di Cagliari che ha dato il via libera alla diagnosi preimpianto sull'embrione di una coppia portatrice di talassemia.
'Che il centrodestra attacchi un giorno si' e l'altro pure la magistratura non e' una novita', ma e' davvero grave - rileva Cesini in una nota - che esponenti della Cdl arrivino a bollare di 'sovversivismo' anticostituzionale la sentenza del Tribunale di Cagliari. Questa sentenza, in verita', pone in evidenza la necessita' di modificare radicalmente la legge 40'. Secondo Cesini 'la legge 40 e' una norma crudele e ingiusta poiche' attacca pesantemente il diritto all'autodeterminazione delle donne. Di fronte a questa realta' il Governo deve essere conseguente e riscriverla'.

Don Oreste Benzi, presidente dell'Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII, interviene sulla sentenza del Tribunale di Cagliari che ha consentito la diagnosi preimpianto degli embrioni per una coppia di talassemici e ribadisce che il diritto alla vita di 'un cucciolo d'uomo' non puo' essere tolto da nessun Tribunale.
'Invitiamo i genitori biologici - esorta don Benzi - ad amare il loro figlio: qualunque sia il suo stato di salute e' e sara' per loro un dono stupendo. Tuttavia qualora non si sentissero di accoglierlo diciamo loro che ci sono gia' un papa' e una mamma pronti a rigenerarlo nell'amore. Chiediamo quindi allo stesso Tribunale di preservarne la vita rendendolo adottabile'.
'Mentre l'Italia si fa giustamente paladina della moratoria contro la pena di morte anche nei confronti di chi compie crimini efferati, perche' - conclude il presidente dell'associazione - condannare a morte una vita innocente?'.

Si dovra' aspettare almeno un anno prima di procedere alla diagnosi preimpianto autorizzata dal tribunale di Cagliari sull'embrione di una coppia portatrice di talassemia. E' questa l'attesa prevista dal biologo Francesco Fiorentino, del laboratorio Genoma, che ha condotto una prima diagnosi preimpianto in un centro di Istanbul sull'embrione della stessa coppia che, risultato sano, nel frattempo e' gia' stato trasferito in utero e la gravidanza e' in corso.
Alla luce della situazione attuale, non sara' Fiorentino ad eseguire la diagnosi preimpianto autorizzata dal tribunale di Cagliari e 'il centro che la eseguira' non e' ancora stato individuato', ha aggiunto. La diagnosi, che richiede 24 ore, potra' comunque essere fatta soltanto quando la coppia sara' disponibile per una nuova gravidanza. Per l'analisi, infatti, e' necessario scongelare l'embrione. 'I punti interrogativi - ha osservato il biologo - sono tanti: dopo lo scongelamento, bisognera' verificare se l'embrione sopravvivra''. In caso positivo, e se l'embrione risultera' sano, potra' essere immediatamente trasferito in utero; se invece risultera' affetto da talassemia e' difficile prevedere che cosa potrebbe accadere: 'secondo la legge 40 - ha detto Fiorentino - dovrebbe essere trasferito, ma e' anche vero che la donna puo' rifiutare l'impianto. In quest'ultimo caso l'embrione dovra' essere nuovamente congelato'.
Il bambino che la coppia sta aspettando, ha concluso Fiorentino, e' il risultato della decisione di fare la diagnosi preimpianto all'estero, dopo avere ricevuto due rifiuti in Italia.

Anche nella Cdl, con il senatore del Pri Antonio Del Pennino, si levano voci che chiedono di modificare la legge sulla procreazione assistita.
'Con tutto il rispetto per monsignor Betori - osserva Del Pennino - vorrei preliminarmente osservare che la Corte costituzionale non si era mai pronunciata sulla legittimita' costituzionale della norma contenuta nella legge 40 che vieta la ricerca clinica sugli embrioni, ma si era limitata a dichiarare inammissibile il ricorso per motivi procedurali.
Conseguentemente il tribunale di Cagliari non poteva essere vincolato da una pronuncia del giudice delle leggi'. 'Essendo state affermate dalle linee guida che la donna non puo' essere costretta ad un impianto coatto e' evidente - sottolinea Del Pennino - che non si puo' imporre il trasferimento in utero dell' embrione malato. Oltretutto per la diversa previsione esistente qualora si procedesse all' impianto dell' embrione malato sarebbe sempre possibile il ricorso all'aborto'.
Secondo il senatore della Cdl, che con altri sei esponenti dell' opposizione ha presentato un ddl di modifica della legge, 'cio' evidenzia l'assurdita' di questa norma contenuta nella legge 40 al pari di molte altre previsioni della stessa legge e rende urgente un intervento correttivo del Parlamento'.
'Si rende quindi urgente un esame del mio ddl insieme ad analoghi provvedimenti proposti da altre parti politiche' conclude Del Pennino che dice di voler chiedere al presidente della commissione Sanita' Ignazio Marino di porre al piu' presto all'ordine del giorno della Commissione i disegni di legge di revisione della legge 40.

CEI,SENTENZA CAGLIARI CONTRO C.COSTITUZIONALE - La sentenza che a Cagliari ha consentito la diagnosi preimpianto su un feto, per il segretario della Cei, mons. Giusppe Betori 'e' una sentenza in netto contrasto con quanto ha disposto la Corte Costituzionale sullo stesso argomento'.
'Trovo molto strano -ha osservato Betori durante la conferenza sul consiglio permanente dei vescovi- che un giudice possa emettere una sentenza che contrasta' con le leggi e con i pronunciamenti della Corte Costituzionale. La sentenza di Cagliari, ha commentato il vescovo, 'non fa riferimento a fonti normative, pensavo che i giudici applicassero le leggi, e che l'interpretazione fosse supportata dall'organo supremo, cioe' dalla Corte costituzionale'.

LEGALI COPPIA: CONSULTA NON HA BOCCIATO NULLA - La Corte Costituzionale non ha bocciato nulla'. Ha cosi' replicato alla presa di posizione della Cei l'avv. Luigi Concas, difensore della donna il cui ricorso e' stato accolto ('perche' sussistono giusti motivi') dal giudice del Tribunale civile di Cagliari.
'La Corte Costituzionale, con sentenza n. 369 del 2006, si e' limitata -ha spiegato il legale, uno dei piu' noti penalisti sardi e docente di Diritto Penale- a dichiarare l'inammissibilita' della questione proposta dal tribunale di Cagliari soltanto perche' l'ordinanza di rimessione conteneva il riferimento anche a norme della legge 40 non impugnate e pertanto non e' entrata nel merito della questione'.
'Affermare che la Corte Costituzionale si sarebbe pronunciata contro la richiesta di diagnosi di preimpianto e' frutto di una grossolana bugia, agevolmente smentibile con la lettura della sentenza pronunciata dalla Corte il 24 ottobre 2006'.
L'avv. Concas ha osservato che sulla questione la dottrina e' divisa, con una parte degli studiosi che sostengono la liceita' della diagnosi di preimpianto e una parte orientata in senso contrario. 'Ho chiesto al Tribunale civile in primo luogo di privilegiare la soluzione interpretativa favorevole, come e' poi avvenuto, sollevando, se non l'avesse accolto, questione incidentale di legittimita' costituzionale'.
Il difensore ha reso noto che la sua assistita -che e' in attesa della nascita di un figlio dopo essersi sottoposta a fecondazione assistita in Turchia- gli ha confermato che 'desidera ardentemente' sottoporsi a diagnosi di preimpianto per un secondo figlio.
'Abbiamo appoggiato la legge 40 e non c'e' alcuna intenzione da parte nostra di tornarci su'.

 'Per fortuna in Italia i giudici non rispondono ancora ai vescovi, ma solo al diritto. La foga con cui Monsignor Betori condanna la sentenza di un tribunale a favore di chi vuole un figlio e' del tutto fuori luogo'. Questa e' la dichiarazione di Gloria Buffo della Sinistra democratica.
'La normalita' di un paese laico - prosegue l'onorevole - in Italia e' un miraggio; deve diventare un obiettivo da perseguire seriamente'.

'Con le parole di Monsignor Betori, che riguardo alla legge sulla procreazione assistita ha dichiarato che 'non c'e' nessuna intenzione da parte dell'episcopato italiano di ritornare su di essa per una revisione', abbiamo capito che le leggi le fa la Cei e non il Parlamento'. Questa la dichiarazione in una nota di Lanfranco Turci, vice-capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera. 'L'avevamo vagamente intuito durante l'elaborazione e l'approvazione della legge 40 - prosegue l'onorevole. Ora ne abbiamo la conferma testuale. A Monsignor Betori, che richiama il giudice di Cagliari al rispetto delle legge, vorremmo ricordare l'obbligo anche per l'episcopato italiano di rispettare la costituzione'.

'L'intervento ufficiale del Vaticano sulla sentenza del Tribunale di Cagliari attraverso il Segretario generale della Cei Giuseppe Betori rappresenta di fatto un'istigazione all'aborto'. Lo affermano in una nota i radicali Marco Cappato e Rocco Berardo rispettivamente segretario e vice segretario dell'associazione Luca Coscioni.
'Se il Vaticano pretende di impedire una diagnosi preimpianto dell'embrione - sostengono - va da se' che costringe la donna ad una diagnosi prenatale sul feto e di conseguenza l'ultima scelta possibile, l'aborto terapeutico'. 'Come sul caso di Piergiorgio Welby - concludono gli esponenti radicali - in nome di un'astratta idea della Vita attaccano i Tribunali italiani e pretendono di dettare interpretazioni Costituzionali, in aperta contraddizione anche con i patti concordatari'.

Eugenetica? Non scherziamo: tra la salute psicologica e fisica della madre e la salute del Vaticano, io non ho dubbi, scelgo la prima.
Questa l'opinione del 'pioniere' della provetta il ginecologo Carlo Flamigni per il quale la sentenza del tribunale di Cagliari e' "equa, s'ispira alla sentenza con cui alla fine degli anni '70 la Corte Costituzionale riconobbe il diritto alla tutela della salute di chi e' gia' persona rispetto al diritto alla tutela della salute di chi persona ancora deve diventarlo". E questa sentenza precedette la legge sull'aborto.
Insomma, nella sentenza del Tribunale di Cagliari non c'e' alcun riferimento dell'eugenetica? "Per carita': del resto come fa una donna a conoscere le condizioni di salute dell'embrione se non attraverso un'indagine genetica pre-impianto? E questa, per me, non e' eugenetica: e' - conclude Flamigni - scegliere tra la tutela della salute, psicologica e fisica, della donna oppure la salute del Vaticano, io non ho dubbi".
 
 
 
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