L'uso "salva-vista" delle cellule staminali dell'occhio per ricostruire la superficie esterna della cornea e della congiuntiva sta diventando una pratica consolidata e sono diventati 5 in Italia i centri che la applicano. "Con questa tecnica -ha spiegato il professor Vincenzo Sarnicola, che sul tema ha organizzato un Congresso a Grosseto- si riescono a salvare dalla cecita' numerose persone colpite da varie malattie dell'occhio e prima incurabili: le gravi cheratiti; l'ustione da acidi e calce; il deterioramento della superficie dell'occhio conseguente a interventi chirurgici multipli. Tre sono le tecniche per l'uso delle staminali della cornea, ha spiegato Sarnicola. L'autotrapianto, cioe' l'innesto delle cellule utilizzando il serbatoio naturale (limbus) dell'occhio sano dello stesso paziente; il trapianto da donatore vivente compatibile; il trapianto da donatore cadavere. "In poche settimane dall'innesto -ha aggiunto l'oculista, che ha effettuato in Italia il trapianto di cellule staminali corneali da donatore vivente nel febbraio 2001- e' gia' possibile verificare l'attecchimento del trapianto e la ricostruzione della superficie cornale.