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 ITALIA - ITALIA - Diagnosi preimpianto. Depositate motivazioni sentenza Corte Costituzionale
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Notizia 
5 giugno 2015 17:53
 
Sono state depositate oggi le motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato lo scorso 14 maggio l'illegittimita' costituzionale della legge 40 nella parte in cui vietava l'accesso alla fecondazione assistita e alla diagnosi preimpianto alle coppie con gravi patologie genetiche trasmissibili al nascituro ( artt. 1, commi 1 e 2, e 4, comma 1). Appena la sentenza sara' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale le coppie fertili affette o portatrici di malattia genetica potranno accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per poter accedere a indagini cliniche diagnostiche sull'embrione. "Sussiste, in primo luogo - spiegano i giudici della Consulta nelle motivazioni -, un insuperabile aspetto di irragionevolezza dell'indiscriminato divieto, che le denunciate disposizioni oppongono, all'accesso alla PMA, con diagnosi preimpianto, da parte di coppie fertili affette (anche come portatrici sane) da gravi patologie genetiche ereditarie, suscettibili (secondo le evidenze scientifiche) di trasmettere al nascituro rilevanti anomalie o malformazioni. E cio' in quanto, con palese antinomia normativa (sottolineata anche dalla Corte di Strasburgo nella richiamata sentenza Costa e Pavan contro Italia), il nostro ordinamento consente, comunque, a tali coppie di perseguire l'obiettivo di procreare un figlio non affetto dalla specifica patologia ereditaria di cui sono portatrici, attraverso la, innegabilmente piu' traumatica, modalita' della interruzione volontaria (anche reiterata) di gravidanze naturali - quale consentita dall'art. 6, comma 1, lettera b), della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza) ? quando, dalle ormai normali indagini prenatali, siano, appunto ?accertati processi patologici [?] relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna". Vale a dire che il sistema normativo, cui danno luogo le disposizioni censurate, non consente (pur essendo scientificamente possibile) di far acquisire "prima" alla donna una informazione che le permetterebbe di evitare di assumere 'dopo' una decisione ben piu' pregiudizievole per la sua salute.
Secondo i giudici costituzionali, quindi, la legge 40 viola anche dell'art. 32 Cost., "per il mancato rispetto del diritto alla salute della donna. Senza peraltro che il vulnus, cosi' arrecato a tale diritto, possa trovare un positivo contrappeso, in termini di bilanciamento, in una esigenza di tutela del nascituro, il quale sarebbe comunque esposto all'aborto. La normativa denunciata costituisce, pertanto, il risultato di un irragionevole bilanciamento degli interessi in gioco, in violazione anche del canone di razionalita' dell'ordinamento - ed e' lesiva del diritto alla salute della donna fertile portatrice (ella o l'altro soggetto della coppia) di grave malattia genetica ereditaria - nella parte in cui non consente, e dunque esclude, che, nel quadro di disciplina della legge in esame, possano ricorrere alla PMA le coppie affette da patologie siffatte, adeguatamente accertate, per esigenza di cautela, da apposita struttura pubblica specializzata. Cio' al fine esclusivo della previa individuazione di embrioni cui non risulti trasmessa la malattia del genitore comportante il pericolo di rilevanti anomalie o malformazioni (se non la morte precoce) del nascituro, alla stregua del medesimo "criterio normativo di gravita'" gia' stabilito dall'art. 6, comma 1, lettera b), della legge n. 194 del 1978. 10.? Una volta accertato che, in ragione dell'assolutezza della riferita esclusione, le disposizioni in questione si pongono in contrasto con parametri costituzionali "questa Corte non puo', dunque, sottrarsi al proprio potere-dovere di porvi rimedio e deve dichiararne l'illegittimita'" (sentenza n. 162 del 2014), essendo poi compito del legislatore introdurre apposite disposizioni al fine della auspicabile individuazione (anche periodica, sulla base della evoluzione tecnico-scientifica) delle patologie che possano giustificare l'accesso alla PMA di coppie fertili e delle correlative procedure di accertamento (anche agli effetti della preliminare sottoposizione alla diagnosi preimpianto) e di una opportuna previsione di forme di autorizzazione e di controllo delle strutture abilitate ad effettuarle (anche valorizzando, eventualmente, le discipline gia' appositamente individuate dalla maggioranza degli ordinamenti giuridici europei in cui tale forma di pratica medica e' ammessa). Cio' non essendo, evidentemente, in potere di questa Corte, per essere riservato alla discrezionalita' delle scelte, appunto, del legislatore.
 
 
 
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