testata ADUC
 USA - USA - Usa. La cultura della morte vivente della destra religiosa
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alex Epstein (American Chronicle)
10 maggio 2007 14:13
 
Nell'applaudire la decisione della Corte Suprema di legittimare il divieto dell'aborto con nascita parziale [i.e., aborto nelle ultime fasi della gravidanza], il presidente Bush l'ha definita una vittoria per "la costruzione di una cultura della vita in America".
L'idea della "cultura della vita" e' da sempre lo slogan dei conservatori religiosi nell'opposizione a tutte le forme d'aborto e della ricerca con le cellule staminali embrionali, e la loro opposizione all'eutanasia e al suicidio assistito. Facendo tutto il possibile per preservare gli embrioni, i feti ed i malati incurabili o in stato vegetativo, dicono, saremo portatori di una "cultura della vita". "Il problema che dobbiamo affrontare", dichiara l'icona del conservatorismo Rush Limbaugh, "e' la cultura della morte. Dall'aborto su richiesta alla ricerca con le cellule staminali embrionali, al suicidio assistito".

Ma come sarebbe veramente la vita nella loro "cultura della vita"?

Pensiamo ad un mondo dove l'aborto sia illegale, che e' esattamente cio' che si augura il presidente dopo il verdetto della Corte Suprema, ovvero di "continuare a lavorare affinche' un giorno ogni bambino sia accolto e protetto dalla legge". Le donne incinta che razionalmente desiderano l'aborto perche' in gravidanza accidentalmente, perche' violentate, perche' in pericolo di vita o per gravi menomazioni al feto, sarebbero costrette a 20 anni di schiavitu' per star dietro ai bisogni di figli che non avevano mai desiderato, o dovrebbero ricorrere all'aborto clandestino, che ha menomato o ucciso un numero incalcolabile di donne prima di Roe vs. Wade [i.e., la decisione con cui la Corte Suprema ha legalizzato l'aborto nel 1973]. Proibire l'aborto significherebbe condannare innumerevoli donne ad una morte spirituale e talvolta anche a quella fisica.
Ora prendiamo in considerazione un altro pilastro della "cultura della vita": un mondo in cui l'eutanasia ed il suicidio assistito sono illegali. Gli individui con malattie incurabili o insopportabili non potrebbero morire con dignita' quando scelgono di farlo, ma sarebbero soggetti ad un'esistenza protratta e ad un'agonia indicibile. I loro cari dovrebbero sopportare mesi di tortura nel vedere un ammasso di dolore o un vegetale al posto di colui che una volta era un vivace essere umano.
Infine, prendiamo in considerazione un mondo senza ricerca con le cellule staminali embrionali. Queste cellule possono essere estratte da embrioni microscopici di 150 cellule ed hanno la potenzialita' di divenire qualsiasi altro tipo di cellula umana e quindi, secondo gli scienziati, di essere usate in terapie che potrebbero salvare o migliorare la vita di milioni di persone. Fermare la ricerca con le cellule staminali significherebbe privare ognuna di questi milioni di persone, tra cui coloro che soffrono di cuore, di diabete o di Alzheimer, della possibilita' di una vita migliore e piu' lunga.
Sostenere queste posizioni nel nome della sacralita' della vita e' un inganno colossale. Una "cultura della vita" che non porta alcun beneficio ai viventi, ma anzi causa sofferenze enormi e morte.

Cosa puo' giustificare questa crociata dei conservatori religiosi per ottenere un mondo di questo tipo?

"La volonta' del Signore", rispondono. Le nostre vite appartengono ad un essere sopranaturale, dicono, ed Egli ci ordina di non terminarle "in modo innaturale", indipendentemente da quanto siano divenute insopportabili. Egli santifica granelli di protoplasma, dicono, e quindi ordina alle giovani donne di abbandonare le proprie ambizioni per allevare figli che non vogliono, e ordina a tutti di abbandonare le incredibili promesse di una nuova area di ricerca.
Questa e' l'ascesa di quella stessa mentalita' medioevale che pretendeva il rifiuto dell'anestesia, della dissezione dei cadaveri e dei contraccettivi.
I conservatori religiosi non hanno a cuore la vita umana di per se'; sono seguaci ostinati di quell'ideale cristiano secondo cui la vita umana e' propriamente vissuta sacrificandola all'essere sopranaturale, e che soffrire e' testimonianza di virtu'. L'adorazione della sofferenza e' centrale nella Cristianita', una religione la cui figura principale e' glorificata per aver vissuto una morte orrenda per i peccati dell'umanita'. Diversi anni fa, un importante conservatore religioso ha detto del caso di Terry Schiavo: "Terry soffre per obbedire alla volonta' di Dio". Ed ha aggiunto: "Non e' proprio la sofferenza alla ricerca di Dio la vera essenza della vita religiosa?".
Questa e' la cultura della morte, della morte vivente.
La vita umana e' sacra non per volonta' soprannaturale, ma per la sua straordinaria natura ed il glorioso potenziale di ciascuna vita individuale: pensare, creare, amare, provare piacere fisico, raggiungere la felicita' qui sulla terra. Una genuina cultura della vita dovrebbe lasciare liberi gli individui di cercare la propria felicita' liberi da qualsiasi dictat o coercizione ad autoimmolarsi nel nome del dogma religioso. Questo tipo di cultura e' cio' che dobbiamo cercare di creare, mentre facciamo tutto il possibile per combattere la cultura della morte vivente dei conservatori religiosi.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS