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Usa. Congresso mondiale sulle cellule staminali
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Articolo di Irene Martini *
28 febbraio 2008 17:26
 
Palm Springs, California. La famosa citta' nel deserto tra Los Angeles e San Diego nella California toccata dalla campagna elettorale per le presidenziali americane. E' qui che si sono riuniti a meta' febbraio gli esperti di cellule staminali in un congresso mondiale. I destini delle cellule staminali, capire come funziona la complessa macchina cellulare e le sue applicazioni cliniche e' argomento che appassiona gli scienziati di tutto il mondo, spesso sottoposti a dure critiche ma ancora gli unici a tenere in mano il destino della medicina prossima futura. A presiedere gli oltre cento intervenuti tra biologi, medici, ricercatori e scienziati l'ormai noto Sthephen Minger, l'uomo che ha rivoluzionato negli ultimi mesi la ricerca ottenendo il si' della Gran Bretagna alla possibilita' di creare embrioni ibridi uomo-animale per la ricerca. E piu' precisamente per ottenere staminali embrionali senza problemi di approvvigionamento di ovociti umani. Ma usando quelli animali svuotati del loro Dna per studiare una serie di malattie con causa genetica, tra cui Alzheimer, Parkinson o atrofia muscolo-spinale. Oppure usare le staminali embrionali ottenute grazie agli ibridi per capirne meglio il comportamento e la loro natura di potenziali pezzi di ricambio 'universali'. La scienza sembra avere un obiettivo preciso, quello di poter ottenere in laboratorio tessuti e organi al bisogno, per far fronte a malattie gravi e senza lunghe liste d'attesa per ottenere un organo da trapiantare o problemi di rigetto. E' quella che si chiama medicina rigenerativa. Seguo il congresso con grande attenzione, confrontando la mia esperienza di ricercatrice italiana che si occupa tra l'altro di cellule staminali del cordone ombelicale e della loro conservazione, con i miei colleghi inglesi e americani. Di italiani oltre me ce ne sono pochi, Giampiero Palermo, professore associato alla Cornell University e Yvan Torrente, della Fondazione IRCSS del Policlinico di Milano. Si parla di ingegneria tissutale, il traguardo del prossimo futuro per la rigenerazione ossea, delle cartilagini e dei legamenti, attraverso cellule differenziate in vitro, ottenute anche grazie alle cellule cordonali. Cellule che qui vengono definite extra-embrionali e cioe' le cellule della vena cordonale, della matrice cordonale, della placenta e del liquido amniotico. Sono le cellule che non vedono mai l'embrione. L'ipotesi attorno a cui si sta lavorando -dice la prof. Kathy Mitchell, professore associato alla Kansas University- e' quella di usare le cellule mesenchimali a partire dalla matrice. E a salvaguardia dell'embrione si parla anche della possibilita' di estrarre non piu' di tre cellule embrionali dalla blastocisti, senza cosi' sacrificare l'embrione. Ma a dare il segno della necessita' di dare un ordinamento utile alla ricerca e' l'esperienza inglese che attraverso la Banca di cellule staminali ha definito un sistema controllato a garanzia di standard internazionali chiari sulla ricerca sulle staminali. Un obiettivo che sarebbe utile tenere in considerazione anche in Italia quando si parla di ricerca e di cellule staminali.

* La Prof. Irene Martini e' responsabile scientifica di SmartBank

 
 
 
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