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 USA - USA - Usa. I cloni hanno un'anima?
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Articolo di a cura di Cinzia Colosimo
19 febbraio 2004 17:41
 
Ora che la clonazione umana sembra sempre piu' una realta', molti si pongono interrogativi che vanno al di la' delle semplici questioni etiche. Sulla natura di un clone, e sul suo status morale, tutti hanno domande e dubbi profondi, perche' tutti ci ritroviamo allo stesso modo di fronte a delle prospettive che mai uomo aveva toccato.
Una scienziata, nonche' direttrice del Centre for Bioethics and Culture, Kelly Hollowell, ha pubblicato un articolo su un quotidiano on-line (Worldnetdaily), nel quale si chiede se gli esseri umani clonati possederanno un'anima.
"Sfortunatamente la scienza non ha ancora trovato riposte a queste domande, che per definizione vengono analizzate dai teologi. Per esempio la Bibbia ci insegna che l'uomo e' un essere vivente che possiede uno spirito, chiamato appunto anima, che ad un certo punto della vita prende congedo dal corpo e conduce alla morte. E' ragionevole quindi dire che l'uomo e' uno spirito vivente.
Ma questa risposta non fa che condurci ad un'altra domanda: quando inizia la vita? Rivolgendosi alla scienza e alla medicina, possiamo notare con certezza che una risposta esiste da sempre. L'uomo puo' essere inteso come tale nel momento in cui, dopo il concepimento, inizia a distinguersi come maschio o femmina, e puo' controllare il suo sviluppo in maniera autosufficiente. E' ovvio quindi, che un essere umano clonato possiede un'anima nel senso lato del termine. Il modo in cui viene concepito non altera la caratteristica umana che lo contraddistingue. Ecco perche' nessuno si sognerebbe di dire che un bimbo nato in provetta non ha un'anima.
In realta' la clonazione e' un modo come un altro per riprodursi. Infatti un clone e' solo un gemello che ha avuto un concepimento e un gestazione differente dal suo originale solo per questioni di tempo. Quindi, cosi' come gemelli uguali hanno anime distinte, lo stesso si puo' dire dei cloni e dei loro originali. L'uguaglianza genetica infatti, e' solo un aspetto dei cloni. La loro distinzione e' dovuta ad una serie di fattori, che sono poi quelli all'origine della formazione della personalita'.
Queste considerazioni non mirano a giustificare la clonazione riproduttiva o incoraggiarla. Al momento infatti, dobbiamo considerare la clonazione come una forma di ricerca e sperimentazione. La percentuale di successo negli animali va dallo 0,1 al 3%. Che tradotto in numero, significa che per ogni 1000 tentativi, una cifra compresa fra i 970 e 999 fallisce. E i cloni che invece riescono a sopravvivere, sono destinati a presentare malformazioni o morte prematura. A questo c'e' da aggiungere la crescente svalutazione della vita umana nei processi di ricerca, e ne sono una prova gli oltre 400.000 embrioni congelati e inutilizzati che attendono il laboratorio o la spazzatura.
In conclusione, possiamo solo condannare la clonazione allo stato attuale delle cose. Ma occorre ricordare che se ci dovessimo trovare davanti a degli esseri umani clonati, questi meriterebbero lo stesso rispetto e la stessa dignita' che riserveremmo a chiunque".
 
 
 
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