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Usa. Un'azienda vende embrioni umani di donatori qualificati
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Articolo di Rosa a Marca
18 gennaio 2007 14:33
 
Il turismo della fecondazione assistita e' in buona salute. Chi ha bisogno di una donazione di spermatozoi puo' recarsi in Danimarca; chi cerca ovociti ha buone probabilita' di trovarli in Spagna. E chi necessita di amebdue puo' fare un viaggio a San Antonio, in Texas. Li', di recente e' stata aperta la prima banca mondiale di embrioni umani, l'Abraham Center of Life. Le coppie sterili, ma anche i single bussano a quella porta per comprare un embrione al costo di 2.500 dollari; sommando la spesa del trattamento clinico si arriva a 10.000 Usd per ogni gravidanza. La cifra, pubblicizzata sulla pagina web dell'azienda, e' la meta' di quanto si spenderebbe per un'adozione tradizionale e molto inferiore alla classica fecondazione medicalmente assistita. Gli embrioni provengono da materiale di "donatori e donatrici qualificati". Per garantire la qualita' degli ovociti, vengono prese in considerazione solamente donne sotto i trent'anni. Inoltre, sia maschi che femmine devono esibire la documentazione relativa alla loro salute e alla storia di famiglia. "Scegliamo solo donatori con un retroterra pulito dal punto di vista medico", spiega la direttrice Jennalee Ryan in una lettera indirizzata alla clientela. Ma non basta. Pesa molto anche il quoziente intellettivo. La direttrice spiega che il donatore uomo deve possedere almeno un titolo accademico e la donatrice deve aver frequentato per qualche tempo un college. Volendo farsi un'idea dell'aspetto del bambino che nascera', i clienti possono guardare le foto dei donatori da piccoli.
La novita' non e' stata accolta con entusiasmo dagli specialisti di medicina riproduttiva e dai bioetici. "E' una produzione industriale di bambini", dice lo svizzero Christoph Rehmann-Sutter, presidente della Commissione Etica Nazionale nell'ambito della medicina umana. "E' qualcosa che ha poca attinenza con un ente terapeutico". Scettico anche il bioeticista americano Mark A.Rothstein, il quale al Washington Post ha dichiarato: "Sempre di piu' trattiamo i bambini come fossero merce. E' quasi come ordinare un computer alla Dell". Guardando le cose con distacco, ci si puo' effettivamente chiedere quale sia il senso di un'azienda simile, visto che nelle cliniche di fecondazione assistita Usa giacciono 400.000 embrioni soprannumerari. Che senso ha, dunque, produrre ancora piu' embrioni? Jennalee Ryan spiega: "Gran parte degli embrioni eccedenti deriva da materiale biologico di coppie sterili". La loro qualita' e' bassa, e questo ha conseguenze importanti sul grado di successo di una fecondazione. La signora Ryan sostiene che "esperti sanitari calcolano che gli embrioni creati con materiale selezionato abbiano una quota di riuscita del 70%, mentre con la fecondazione in vitro che utilizza embrioni soprannumerari si arriva appena al 30%". La signora Ryan ammette poi con schiettezza che vorrebbe "delle persone sane ed intelligenti". John A.Robertson, presidente della Commissione Etica della Societa' Americana di medicina riproduttiva, mette in guardia da conclusioni affrettate. "Si puo' immaginare che non saranno in molti a prendere in considerazione quest'offerta", scrive in un blog. Il numero di coppie, con uomo e donna ambedue sterili, e' senz'altro esiguo. Inoltre, nella medicina riproduttiva la selezione e' prassi corrente. Infatti, i clienti delle banche di spermatozoi e di ovociti scelgono gia' oggi in base ad alcuni criteri graditi dalla societa' in termini di aspetto fisico ed istruzione. Negli Stati Uniti questi centri si fanno in quattro per dimostrare che i loro donatori hanno requisiti medici e psicologici eccellenti. "Tutte le banche del seme sono diventate banche eugenetiche", scriveva un anno fa David Plotz nel suo libro "The Genius Factory". Secondo Robertson, l'Abraham Center of Life in fondo non fa altro che seguire quella scia. A distinguerlo dalle altre e' il fatto che li' gli ovociti e gli spermatozoi selezionati vengono fusi per poi fornire l'embrione quasi fosse un prodotto finito. "Tuttavia, il fatto che si combinino i due processi di selezione, di per se' non dovrebbe suscitare nuovi problemi etici", scrive Robertson. Su questo concorda anche Christoph Rehmann-Sutter, per il quale la nuova frontiera etica se mai e' altrove.
Jennalee Ryan dice che la sua azienda finora ha prodotto 22 embrioni. I donatori sono stati un avvocato dai capelli biondi e occhi azzurri, il cui sperma era conservato in una banca del seme e che lei ha acquisito via Interne; gli ovuli sono di una studentessa castana con gli occhi marroni. Dei 22 embrioni disponibili, due sono stati impiantati in una donna sola di 40 anni che vive in California e altri due in una donna sposata residente in Canada. Ambedue sono al quinto mese di gravidanza e si spartiscono i restanti embrioni nel caso in cui volessero fare altri figli. E qui c'e' il rischio paventato da Rehmann-Sutter. Una coppia, che non si conosce, "produce" 22 embrioni. "Questi sono 22 potenziali fratelli genetici", spiega. "Bisogna dunque chiedersi se sia responsabile lasciare che circoli un considerevole numero di fratelli genetici con genitori differenti". Inoltre, secondo lui, l'azienda agirebbe al di fuori di una "buona prassi medica" in medicina riproduttiva. "E' un broker", conclude.
Jennalee Ryan, che da vent'anni s'occupa professionalmente di adozioni ed e' madre di sei figli -di cui tre adottati-, sta preparando la seconda provvista di embrioni. Anche questa volta utilizzera' gli spermatozoi dell'avvocato, mentre gli ovuli glieli fornira' un'assistente di volo dello Utah, bionda con gli occhi azzurri. Due embrioni sono gia' stati prenotati da una single oltre i quarant'anni.
 
 
 
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