testata ADUC
 SVIZZERA - SVIZZERA - Svizzera. Il prezzo della liberta' personale
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Rosa a Marca
19 febbraio 2004 19:22
 
Quando una legge e' in via di elaborazione, di solito si fanno avanti gruppi d'interesse per mettere in luce un particolare aspetto del problema si' da orientare in un senso o in un altro gli estensori del testo.
E' cio' che ha fatto la settimana scorsa Alois Gratwohl, professore in ematologia e trapianto di cellule staminali dell'Universita' di Berna. Parlando a un convegno dedicato alla legge che dovra' regolamentare la ricerca sull'uomo -convegno organizzato dall'Istituto per la Comunicazione e la Cultura dell'Universita' di Lucerna-, Gratwohl ha lanciato una proposta provocatoria. Alle persone che si sottopongono a una sperimentazione clinica dovrebbe essere riservato un trattamento differenziato a seconda che accettino o no di mettere a disposizione della ricerca, e quindi della collettivita', i dati personali risultanti dall'esperimento. Secondo Gratwohl, solo chi da' la propria disponibilita' all'utilizzo dei dati e' meritevole delle prestazioni sociali, mentre chi vuole preservare l'anonimato dovrebbe pagare di tasca propria. "E' il prezzo della liberta' individuale", ha concluso il professore.
L'unico ad opporsi a quest'idea e' stato Christoph Meili, biotecnologo dell'Universita' di San Gallo, che paventa la selezione del "paziente sbagliato". Viceversa, dal fronte etico, normalmente ostile al professor Gratwohl per le sue posizioni in favore della clonazione terapeutica, e' arrivato grande consenso.
L'eticista sociale Ruth Baumann-Hoelzle ritiene che una norma del genere sia da sostenere sulla base del principio di solidarieta', criterio particolarmente importante in campo sanitario. Naturalmente la norma comporterebbe una forte limitazione alla liberta' individuale. Anche Alberto Bondolfi, professore di etica all'Universita' di Losanna, considera la solidarieta' un dovere prioritario. Del resto lo Stato pretende ben altro dai propri cittadini, ad esempio quando li chiama al servizio militare. Il dovere della solidarieta' e' pero' solo un aspetto della ricerca sull'uomo, ha aggiunto la signora Baumann-Hoelzle. Per esempio, ci si dovrebbe interrogare se l'individuo non corra sempre di piu' il rischio di trasformarsi da soggetto a cosa, o se il consenso informato riguardo a un esperimento clinico porti davvero al consenso e non a un'autorizzazione implicita, o ancora, se le risorse destinate alla ricerca siano distribuite in modo equo. La sua preoccupazione, anche alla luce del recente dibattito sull'utilizzo degli embrioni soprannumerari o sul diritto -non solo la liberta'- al suicidio, e' che siano a rischio dignita' e autonomia della persona. Leggi e direttive, ancorche' invocate dalla maggior parte dei ricercatori, non servono a molto se manca chi e' deciso a farle rispettare e se non prevale un clima favorevole alla tutela della dignita' umana. In quel caso si tratterebbe solo di una "dignita' umana virtuale". Per fortuna, il giorno prima, Francis Fukuyama, membro del Consiglio di Bioetica del presidente Bush, aveva spiegato che le societa' pluralistiche difficilmente raggiungono un consenso etico su questi interrogativi. Fukuyama, che era collegato in videoconferenza da Cambridge (Massachusetts), aveva pero' concluso che l'unica possibilita' di risolvere simili conflitti e' il metodo democratico. Un'affermazione, questa, che era suonata familiare all'uditorio.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS