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Spagna. Rigenerazione cardiaca: meglio non correre
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Articolo di Rafael Perez Ybarra
25 ottobre 2007 17:28
 
Un'equipe della Clinica Universitaria di Navarra (CUN) e dell'ospedale Gregorio Maranon di Madrid ha appena presentato i primi dati di un esperimento clinico di terapia cellulare per il trattamento di persone colpite da infarto. Non e' il primo ne' sara' l'ultimo studio che impiega la terapia cellulare per la rigenerazione o la riparazione del cuore. La sperimentazione animale ha gia' dimostrato che le cellule staminali possono rigenerare o riparare il cuore, ma occorre verificarlo sull'uomo. Alcuni cardiologi segnalano che forse finora e' stata realizzata una ricerca preclinica carente, che ha portato a saggi clinici precipitosi. Sono comunque molte le questioni da risolvere, secondo gli specialisti, prima che la terapia cellulare possa essere un'alternativa nel trattamento delle malattie cardiovascolari. Di fatto, siamo alla "preistoria" della terapia cellulare per le patologie cardiovascolari, secondo uno dei ricercatori piu' convinti delle sue possibilita', Francisco Fernandez Aviles, che dirige il servizio di cardiologia dell'ospedale Gregorio Maranon. Questo centro ha avviato una serie di ricerche che devono essere il passaggio "previo e inevitabile" per tradurre in realta' la nuova terapia. Secondo Bernardo Nadal, specialista dell'ospedale Mount Sinai di New York, in questo tipo di ricerca clinica e' quanto mai valido il principio "presto e bene raro avviene". Secondo Nadal, non si devono dimenticare le conseguenze negative che la fretta del dottor Barnard ebbe sui trapianti di cuore, ne' i problemi piu' recenti con la terapia genica. In ambedue i casi, "il progresso e' stato ritardato di anni perche' l'applicazione clinica e' iniziata prima che si possedesse tutta l'informazione sperimentale necessaria". Il problema e' che finora non ci sono "dati rilevanti che abbiano dimostrato un beneficio clinico decisivo della medicina rigenerativa cardiovascolare", assicura Carlos Macaya, direttore dell'Istituto Cardiovascolare dell'ospedale Clinico di Madrid. A suo parere, e' possibile che si sia portato avanti un'indagine preclinica "deficiente" che ha condotto a un approccio "troppo precipitoso" nei saggi clinici sugli uomini, e basato, talvolta, solo su semplici osservazioni.
E' chiaro che sono molte le incognite da chiarire. Troppe, dice Macaya, "per addentrarsi nella sperimentazione clinica sui pazienti". Per esempio: qual'e' la fonte ideale delle cellule staminali? possono i vari tipi cellulari dare benefici in situazioni diverse? quante cellule e' necessario trapiantare? qual'e' la via migliore per somministrare le cellule staminali? -la sottocutanea, l'iniezione intracardiaca diretta o intravenosa? quali sono le indicazioni della terapia cellulare nelle malattie cardiache? e' meglio introdurre le cellule nella fase acuta dell'infarto o in infarti di vecchia data?
Su questo Macaya e Fernandez Aviles concordano. "Non sappiamo in quale momento della malattia cardiovascolare dobbiamo applicare la terapia, quali siano le dosi piu' adeguate e se dobbiamo usare un trattamento aggiuntivo o complementare", precisa Fernandez Aviles. E altrettenta poca certezza abbiamo sulla via della somministrazione, sostiene Macaya, poiche' finora "abbiamo scelto le piu' semplici", e nemmeno esiste sicurezza sul tipo di cellule staminali "piu' raccomandabili" -cardiache, muscolari, del midollo osseo? Per Fernandez Aviles, la sperimentazione preclinica, in laboratorio e su animali, ha gia' dimostrato che le cellule staminali, embrionali o adulte possiedono la capacita' di "rigenerare o riparare il cuore". Secondo il suo parere, siamo davanti a due paradigmi di ricerca sull'utilita' della terapia cellulare applicata al miocardio e al resto del sistema cardiovascolare, quello biologico della rigenerazione e quello clinico della riparazione. In ambedue i campi, dice, i risultati sono enormemente "promettenti" ed esistono dati positivi "incontestabili" che obbligano a tenere attive e interconnesse tutt'e due le vie d'indagine. Il ricercatore propone di trasferire la sperimentazione su modelli animali "molto simili agli uomini", come il maiale, che ha un cuore di 300-500 grammi, "piu' simile agli uomini". Giacche', sebbene gli esperimenti sui ratti abbiano dimostrato la capacita' rigenerativa della terapia cellulare, i risultati pongono problemi e non devono essere estrapolati per la clinica sulle persone.
Fernando Avilez riconosce che ci sono discrepanze sull'efficacia della terapia rigenerativa, legate soprattutto alla "mancanza di omogeneita' dei prodotti cellulari" utilizzati dai diversi grauppi di ricerca, e chiede una "standardizzazione". Alcuni esperti pensano che la terapia cellulare per rigenerare il miocardio sia un ponte per giungere a un sistema in cui non sia necessario ricorrere al trapianto cellulare, ma che potrebbe bastare l'uso di farmaci per stimolare la sua capacita' rigenerativa. Anche se, ammettono, ci troviamo di fronte a uno "scenario appassionante e promettente", che richiede lo sviluppo di studi sperimentali e clinici su piccola scala per risolvere l'enorme quantita' di dubbi che ancora sussistono.
Uno degli esempi dei saggi clinici proposti dagli esperti e' quello avviato dalla Clinica Universitaria di Navarra e dall'ospedale Gregorio Maranon. In esso, spiega Joaquin Barba, si esperimenta su 50 pazienti l'efficacia dei trapianti di cellule staminali adulte (mioblasti) nel cuore di persone cha hanno subito un infarto. Le cellule si reperiscono dallo stesso paziente e si coltivano nel suo siero per evitare "possibili infezioni o reazioni immunologiche, visto che non si introducono proteine estranee", rivela il ricercatore della CUN. La caratteristica del lavoro e' che s'impiega un catetere "e non la chirurgia aperta", come si e' fatto finora. Attraverso il catetere, dotato di un ago molto fine retrattile, "le cellule vengono impiantate nelle regioni del muscolo cardiaco infartuato e zone circostanti". I mioblasti sono cellule che hanno dimostrato capacita' "d'essere iniettate e di crescere nel miocardio degli animali", dice Barba. L'obiettivo e' chiarire se il nuovo trattamento sia "efficace e riesca a migliorare la funzione cardiaca in pazienti che hanno sofferto un infarto del miocardio". Se i dati di questo lavoro, che si concludera' tra due anni, saranno positivi, si potra' "trasferire ai pazienti con miocardiopatie per le quali l'unica opzione e' il trapianto cardiaco".
Sono poche le aziende che scommettono sulla ricerca di medicina rigenerativa per malattie cardiovascolari. "La maggioranza delle case farmaceutiche non ha comunque rischiato nella ricerca sulla terapia cellulare", assicura Carlos Macaya. Percio' e' necessario potenziare la sperimentazione indipendente nella sanita', reclama Francisco Fernandez Aviles. Attualmente, dice, non stanno partecipando molto attivamente perche' non vedono un beneficio in termini economici ne' possono detenere la proprieta' intellettuale degli strumenti con cui si lavora. Anche se non ha dubbi sul fatto che esistono molte aziende biotecnologiche interessate alla terapia cellulare, e in particolare a quella cardiovascolare. Stanno cercando d'elaborare prodotti che servano per il trattamento con cellule o simili, e meccanismi che facilitino la somministrazione o la conservazione delle cellule. Su questa linea, il ministero della Sanita', consapevole della necessita' che le imprese farmaceutiche e biotecnologiche raddoppino gli sforzi di investimento in I+D+i, si e' mostrato disponibile a favorire tutte quelle inziative del mercato che apportino autentica innovazione.

Tratto da El Pais del 16-10-2007 (trad. di Rosa a Marca)
 
 
 
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