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 SPAGNA - SPAGNA - Spagna. La riforma della legge sulla fecondazione assistita arriva in Parlamento
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Articolo di Donatella Poretti
2 ottobre 2003 19:33
 
Il 25 settembre c'e' stato il primo appuntamento, e il primo voto dell'aula, sulla legge di Riforma della Riproduzione Assistita. Alla maggioranza del Partido Popular (PP) si sono aggiunti i deputati di Convèrgencia i Unió (CiU) e della Coalición Canaria (CC), alleanza utile per rigettare la proposta di legge presentata dai socialisti del Psoe che hanno ricevuto il solo sostegno della Izquierda Unida (IU), 176 voti a 94, e che ha visto l'astensione del Bloque Nacionalista Galego (BNG) e di Eusko Alkartasuna (EA). Ora il testo che verra' dibattuto, in caso emendato, e comunque votato sara' quello presentato dal Governo di José Maria Aznar presentata alla fine di luglio dalla ministra della Sanita' Ana Pastor.
Un'altra sconfitta parlamentare del resto i socialisti l'avevano avuta anche in commissione Sanita' quando il Psoe aveva chiesto di audire una ventina di esperti in materia "dato l'interesse sociale del progetto di legge e la necessita' che la commissione abbia conoscenza dei criteri e delle alternative che possano offrire dai settori coinvolti dalla legge". Anche in questa occasione uno schieramento simile a quello dell'aula, e capeggiato dal partito popolare aveva rigettato la richiesta.
I socialisti inizialmente avevano plaudito all'iniziativa del Governo, poi pero' avevano criticato alcuni aspetti della riforma che la rendono eccessivamente restrittiva in merito alle tecniche di fecondazione in vitro, limitando a tre ovociti fecondati da impiantare per ogni ciclo, e restrittiva anche per la ricerca scientifica. Gli embrioni sovrannumerari che possono essere utilizzati per la ricerca sono solo quelli che sono attualmente congelati, mentre quelli creati dopo l'entrata in vigore della legge non sara' possibile utilizzarli.
Nel testo alternativo proposto dai socialisti venivano sottolineati i vantaggi della clonazione terapeutica perche' "non produce rigetto immunologico", ma non entrava comunque nel merito e non ne chiedeva la legalizzazione.
"Se accettiamo che la ricerca con gli embrioni sia una buona cosa, e noi lo crediamo, non si capisce perche' possa essere fatta con quelli congelati ora e non gli altri", ha spiegato il responsabile per la scienza del Psoe Jaime Lissavetzky, giudicando cinico l'atteggiamento del Governo che stabilisce cosi' "una doppia morale illogica". Lissavetzky quindi ritiene la riforma "un timido passo avanti nella ricerca e due passi indietro nella riproduzione assistita". La limitazione dei tre ovuli per ciclo rendera' piu' costoso sottoporsi a questi trattamenti e comportera' maggiori rischi per le donne, perche' dovranno sottoporsi a piu' trattamenti per riuscire ad avere una gravidanza. La proposta dei socialisti prevedeva invece di eliminare queste limitazioni e di lasciare al medico e alla coppia la scelta di quanti ovuli fecondare e di quanti embrioni impiantare, tanto che in una conferenza stampa che aveva preceduto il voto dell'aula, la segretaria per le politiche sociali e l'immigrazione del Psoe Consuelo Rumí si era retoricamente chiesta se "realmente si ha tanta sfiducia nei medici?", da non fidarsi nella loro scelta migliore.
La ministra della Sanita' Ana Pastor ha difeso la sua proposta in aula, negando che il testo fosse un passo indietro, e sostenendo che un atteggiamento conservatore sarebbe stato invece quello di "continuare a permettere che avvenga quello che sta avvenendo": l'accumulazione di embrioni sovrannumerari dei trattamenti di fecondazione assistita. Secondo la stima fornita dall'Istituto Valenziano di Infertilita', e citata dalla Pastor, sono infatti piu' di 200 mila gli embrioni crioconservati. La Pastor ha anche spiegato che il limite dei tre ovociti e' stato messo per evitare i parti multipli, che sono superiori a quanto e' "desiderabile" e anche a quanto e' paragonabile con quello che avviene negli altri Paesi europei. I parti multipli sono inoltre rischiosi sia per la madre che per i figli. La Pastor ha evidenziato che il progetto di riforma migliora la situazione esistente con "una soluzione etica e aperta alla ricerca", una "riforma equilibrata e rispettosa del carattere plurale della societa'", che fra l'altro prevede che i costi della fecondazione in vitro siano completamente a carico del servizio sanitario pubblico, o almeno in questa direzione sta lavorando il suo dicastero.
Nel frattempo un gruppo di lavoro interno alla Commissione Nazionale della Riproduzione Assistita (dipendente dal ministero della Sanita'), ha steso una proposta per apportare alcune modifiche alla riforma presentata dal Governo, obbiettivo garantire l'efficacia della fecondazione in vitro. Secondo le prime indiscrezioni verrebbero elencate tutta una serie di patologie da escludere dai limiti dei tre ovociti, che vanno dalla presenza di seri disturbi maschili che rendono poco efficace il seme maschile, a donne che presentano una menopausa precoce, oppure a casi in cui per il rischio di malattie genetiche ereditarie si debba realizzare la diagnosi preimpianto. Nell'ultimo rapporto della Commissione su questo argomento, in cui si suggeriva di cercare di ridurre il numero di embrioni sovrannumerari, si "sconsigliava tuttavia di stabilire un numero fisso" di ovociti da impiantare. "L'ideale sarebbe che ciascun caso concreto si discutesse tra il medico e i suoi pazienti, secondo il progetto specifico riproduttivo da stabilire".

Critiche alla proposta di riforma del Governo sono arrivate anche dal presidente della Societa' Spagnola di Bioetica Marcelo Palacios perche' non regola la clonazione terapeutica. Il "padre" della legge del 1988 sulla riproduzione assistita, e giudicata da molti antesignana per la sua epoca, ritiene infatti che debbano essere regolamentati questi esperimenti. Ma interviene anche su altri punti della riforma, criticando il fatto che si limiti la ricerca agli embrioni sovrannumerari creati fino ad oggi, e inoltre ritiene che sia un sintomo di "sfiducia nei medici" che realizzano la fecondazione assistita quello di imporre il limite dei tre ovociti da impiantare. Anche per Bernat Soria, direttore dell'Istituto di Bioingegneria dell'Universita' Miguel Hernandez di Alicante "i medici devono poter decidere, considerando il miglior beneficio del paziente, il numero di embrioni da impiantare".

Critiche opposte, per una riforma ritenuta troppo liberale, sono arrivate da un gruppo di parlamentari del partito popolare. Fonti giornalistiche accreditano essere almeno una cinquantina, tutti disposti a votare contro se il testo non verra' modificato in maniera piu' restrittiva. In particolare giudicano la riforma un "colabrodo" e la contestano soprattutto nella parte in cui viene autorizzata la ricerca con gli embrioni sovrannumerari. Tra i primi ad avere lanciato un altola' alla legge e' stato Eugenio Azpiroz, portavoce del partito popolare nella Commissione Politiche Sociali e Lavoro, a lui si sono uniti altri deputati, uniti solo dalla loro forte convinzione religiosa.
 
 
 
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