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Spagna. Intervista ad Angelika Schnieke dell'equipe che ha clonato Dolly
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Articolo di Malén Ruiz de Elvira
19 febbraio 2009 0:00
 
Angelika Schnieke ha fatto parte del gruppo che ha clonato la pecora Dolly nel 1996 quando lavorava per la societa' PPL Therapeutics a Edimburgo. Infatti e' la seconda firma dell'articolo su Dolly del 1997 in Nature (la prima e' quella di Ian Wilmut, del vicino istituto Roslin), e poco dopo ha realizzato la prima pecora transgenica e clonata. L'azienda e' sparita, al pari del suo rapporto con Ian Wilmut, ma Schnieke (Oberhausen, Germania, 1956) nel suo paese prosegue una carriera scientifica rispettata nella manipolazione genetica di animali d'allevamento per applicazioni sanitarie. E' andata a Madrid come giurata nel Premio BBVA Fronteras del Conocimiento en Biomedicina.
 
Che cosa e' stato ottenuto con l'utilizzazione di animali transgenici in medicina?

Il primo medicinale prodotto da un animale transgenico e' gia' sul mercato. E' la proteina umana antitrombina alfa (contro i coaguli del sangue) che si produce nel latte di capre transgeniche e rappresenta un grande progresso. E' un processo che e' durato 20 anni, ma che non e' troppo se si considerano tutti i passaggi che ci sono voluti. Molti laboratori lavorano a produrre anticorpi per distinti tipi di cancro ed e' possibile che si possano avere sostanze prodotte con le piante.
 
E, dopo piu' di 10 anni, che cosa ha significato Dolly, il primo mammifero clonato per trasferimento nucleare?
 
E' stato molto importante. Ha acceso l'immaginazione della gente, ma ha anche dimostrato agli scienziati che si puo' prendere il nucleo di una cellula adulta e riprogrammarlo. Ha aperto un'area nuova nella scienza: lo studio dei geni che sono importanti per la pluripotenzialita' (la capacita' potenziale di generare qualunque tessuto). Il miglior esempio sono le nuove iPS, le cellule staminali pluripotenti indotte. Con alcuni fattori di trascrizione (geni) quasi ogni tipo di cellula retrocede nel tempo, torna a essere pluripotente. Le iPS si comportano come cellule embrionali pero' non servono ne' ovuli ne' embrioni per produrle.
 
Cio' significa che non e' piu' necessaria la ricerca con le cellule staminali embrionali?
 
No, sono linee di ricerca che vanno in parallelo. Non si sarebbero potute avere le iPS se non si fosse saputo tutto quello che e' stato appreso sulle cellule staminali embrionali. E se occorresse un trattamento d'urgenza, non si potrebbe aspettare la produzione di linee cellulari iPS del paziente.
 
E la clonazione di animali a cosa serve?
 
E' stato dimostrato che e' fattibile con quasi ogni specie. Adesso si lavora a perfezionare la tecnica, e si applica commercialmente nel bestiame, per riprodurre stalloni e cavalli da corsa. La cosa buona e' che nel bestiame bovino e suino e' sempre piu' efficiente, tra il 10% e il 20% degli embrioni ricostituiti giunge a buon fine. Ma e' anche vero che poco dopo la nascita molti animali clonati muoiono, sono molto sensibili alle infezioni. La maggioranza degli animali clonati si utilizza in ricerche biomediche come modelli animali e negli xenotrapianti. Per esempio, le capre che producono la proteina nel loro latte sono clonate.
 
In Gran Bretagna i progetti che mirano a produrre embrioni ibridi di uomo e animale (uno di questi e' di Wilmut) sono bloccati per mancanza di fondi. Come giudica questa linea di ricerca?
 
Per la clonazione terapeutica servono ovociti (cellule precorritrici degli ovuli) e gli ovociti umani sono molto scarsi -e' piu' facile disporre di embrioni umani provenienti dalle cliniche di fecondazione, sicche' i ricercatori tentano di utilizzare ovociti animali (di coniglio o mucca) per riprogrammare il nucleo di una cellula umana e ottenere cellule staminali umane per un possibile uso terapeutico. Molti credono che la cosa non possa funzionare. L'embrione cosi' creato ha due genomi, il nucleare umano e il mitocondriale animale; i due genomi devono interagire. Esperimenti precedenti hanno dimostrato che funziona se le due specie sono molto vicine, come l'essere umano e lo scimpanze', mentre non funziona tra l'essere umano e l'orang-utan. Solo che non ci sono ovociti di scimpanze' disponibili. Forse non ottengono fondi perche' i loro colleghi sono molto critici. Prima la clonazione terapeutica era l'unico modo d'ottenere cellule per trapianti, ma ora e' aperta l'altra strada, quella delle iPS. Tutte le settimane si pubblica un risultato nuovo.
 
Perche' tarda la clonazione terapeutica?
 
Se si considera quanto si e' tardato con le mucche, su cui lavoravamo con tutti gli ovociti che volevamo poiche' e' materiale di scarto dei mattatoi, e che nonostante cio' abbiamo conseguito solo il 20% di efficienza, il ritardo non e' strano. Sugli uomini non si possono fare molti esperimenti per la scarsita' di ovociti. E' che io, come donna, mi chiedo perche' le donne dovrebbero desiderare di donarli. Se fosse per curare il proprio figlio, si', ma solo per fare ricerca... E inoltre in Europa non si possono pagare.
 
Cosa che potrebbe capitare un giorno?
 
Puo' darsi di si', ma la questione e' che sta per essere sostituita con le cellule iPS, sebbene nessuno sappia se saranno equivalenti agli embrioni umani. Resta da vedere come si differenziano in cellule specializzate; non si puo' dimenticare che per produrle s'introduce materiale genetico estraneo. Ma non mi sorprenderebbe se in pochi anni si riuscisse a produrle aggiungendo semplicemente composti chimici che stimolano l'espressione dei geni necessari per poco tempo, senza introdurre nuovi geni.
 
Come e' cambiata l'equipe con cui Lei ha lavorato per ottenere Dolly?

Molte cose sono cambiate. L'impresa PPL non esiste piu'. Ian Wilmut non e' piu' all'istituto Roslin, ora dirige un nuovo istituto di medicina rigenerativa a Edimburgo, e Roslin e' stato assorbito da un'altra istituzione.
 
Dolly produce denaro?
 
Il brevetto di trasferimento nucleare per Dolly e' in mano a Wilmut. Lo chieda a lui. E riguardo a PPL, quando la societa' si e' sciolta, soprattutto a causa della lotta sui brevetti, tutto cio' che possedeva e' stato venduto a imprese statunitensi. Questo succede in Europa. Bisognerebbe che ci fossero aree in cui non sia facile vendere i brevetti a paesi non europei.
 
 
 
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