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Si puo' dire un SI' cattolico al referendum?
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Articolo di GianMarco Schiesaro
28 aprile 2005 20:26
 
Evviva la vita: questo auspicio e' l'unico, oggigiorno, capace di mettere d'accordo i sostenitori della legge 40 e i fautori del referendum.

La sintonia tra le due parti in campo viene incrinata solo quando ci si sforza di definire il significato della parola vita: per i primi si deve identificare con una realta' biologica scaturita dalla fecondazione, per gli altri si tratta di uno status che si acquisisce nel tempo, in maniera graduale ed evolutiva.

Per i primi si identifica con le cellule embrionali, per gli altri ha il volto del bimbo che puo' nascere da una coppia sterile o dell'essere umano che si puo' salvare grazie alla ricerca sulle cellule staminali.

Questa grande importanza attribuita alla parola "vita", pertanto, non impedisce che si crei un feroce confronto sul modo in cui la vita vada difesa e preservata. E' frequente che le divisioni su questo tema vengano frettolosamente attribuite all'interferenza dei principi religiosi nell'etica pubblica.

A ben guardare, la religione c'entra ben poco: da sempre tutte le grandi religioni mondiali hanno mantenuto un sacro senso di distacco nei confronti delle due grandi soglie che segnano la vita umana: l'affacciarsi della vita e il suo spegnersi. La religione puo' fornire un significato alla vita umana, puo' dare un senso alla nascita e alla morte, ma non puo' spiegare come queste avvengano.

Secondo la legge religiosa ebraica, per esempio, lo status di essere umano e' acquisito progressivamente, e non al momento dell'inseminazione. Lo status dell'embrione fuori dal grembo e' simile a quello dei gameti: non devono essere sprecati invano ma possono essere utilizzati per scopi terapeutici.

Nell'Islam l'utilizzo degli embrioni e' accettabile fino a 120 giorni dopo la fecondazione. La ricerca sulle cellule staminali, se fatta con lo scopo di migliorare la vita umana, e' considerata un atto di fede nella volonta' ultima di Dio.

La religione cristiana non e' meno aperta in proposito: numerosi teologi appartenenti al macrocosmo delle confessioni protestanti o anglicane hanno ribadito in piu' occasioni il loro consenso alla ricerca sulle cellule staminali e all'utilizzo dell'embrione per finalita' terapeutiche.

Le cose sembrerebbero cambiare quando, dall'arcipelago evangelico ci si addentra nel solido monolite della chiesa cattolica: qui vige, almeno presso i vertici ecclesiastici, una rigorosa opposizione di principio a qualunque pratica che non consideri l'embrione dotato di una "personalita' umana".

Eppure l'insegnamento cattolico, in proposito, e' tutt'altro che granitico: esistono numerose contraddizioni, sia a livello dottrinario sia tra le diverse anime del cattolicesimo. Esiste soprattutto un forte imbarazzo quando, dal terreno della dottrina, ci si sposta su di un piano piu' squisitamente biblico: ecco apparire per esempio, nell'Antico Testamento, una stupefacente galleria di personaggi che, con la benedizione di Dio, ricorrono ai mezzi piu' impensati per realizzare il loro desiderio di paternita' o di maternita'.

Argomenti come questi sono affrontati nel sito clicca qui, che si propone lo scopo di mostrare come l'insegnamento piu' autentico della chiesa cattolica non sia affatto incompatibile con un SI convinto al referendum di giugno.

Oggi i cattolici possono accogliere serenamente le sfide dei tempi, guardando senza pregiudizi agli strumenti moderni e alle speranze di pienezza che questi suscitano nel cuore di uomini e donne afflitti da limiti fisici: "nulla vi e' di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (Gaudium et Spes, Concilio Vaticano II).
 
 
 
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