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Scandalo sul ricercatore piu' famoso del mondo, ma la ricerca prosegue
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Articolo di Donatella Poretti
24 novembre 2005 18:40
 
Dalle stelle alle stalle, da eroe nazionale a scandalo della ricerca scientifica. Hwang Woo Suk, il primo ricercatore ad avere creato cellule staminali su misura traducendo nella pratica la teoria della clonazione terapeutica, e' protagonista in questi giorni di un episodio non felice della ricerca scientifica, conclusosi con le sue dimissioni da presidente della prima Banca mondiale di staminali clonate: "presento le mie piu' profonde scuse per l'imbarazzante e tragica notizia di aver utilizzato ovociti prelevati da due ricercatrici del mio gruppo", "concentrato com'ero nell'impegno scientifico, forse non ho visto gli aspetti etici collegati al mio lavoro", ha riconosciuto Hwang del corso di una conferenza stampa all'universita' statale di Seul. La violazione morale di una regola non scritta, ma internazionalmente riconosciuta dalla comunita' scientifica e' stata decisiva per portare il ricercatore alle dimissioni dopo che la bufera si era oramai gia' abbattuta sul suo metodo di operare.

Lo scorso 12 novembre un'intervista al Washington Post del professore americano Gerald Schatten, dell'Universita' di Pittsburgh, suo ex collaboratore, aveva dato il via alla vicenda. "Tronco, con la morte nel cuore, ogni mia forma di collaborazione con Hwang. Ho saputo che ha utilizzato ovociti prelevati da una sua ricercatrice. Un atto inaccettabile che va contro la piena volontarieta' dell'atto di donazione".

Qualche giorno dopo un'altra verita' viene alla luce con una conferenza stampa di Roh Sung-il, responsabile all'ospedale MizMedi di Seul per la somministrazione degli ovuli necessari allo studio pubblicato su Science un anno fa: le 16 donatrici sono state pagate 1.500 dollari l'una. Tutto e' avvenuto senza che Hwang ne sapesse nulla e giacche' non era ancora entrata in vigore la legge del 2005, che vieta il commercio di ovociti, senza neppure violare la legge sudcoreana. Roh Sung-il, insomma se ne assume tutta la responsabilita': "era complicato ottenere donazioni di ovuli maturi nel 2002, quando ricevetti la richiesta del professor Hwang per iniziare le ricerche", ha spiegato Roh che ha aggiunto come in quel momento non vedeva altra soluzione, e ha deciso di fare questa scelta con la speranza che questa scelta potesse servire per trovare le cure a malattie terminali.

Il team di Hwang prende tempo, il Governo sudcoreano che su di lui ha investito politicamente ed economicamente lo difende con cautela, "si tratta di accuse vecchie e Hwang ci ha assicurato che nulla di illegale e' stato compiuto". "Dobbiamo accertare che cosa e' accaduto nel laboratorio di Hwang", dice tuttavia un funzionario del ministero della Scienza e della Tecnologia all'agenzia di stampa sudcoreana Yohnap, parlando dietro richiesta di anonimato.
A chiedere chiarezza sull'operato dello scienziato sudcoreano e' stata anche la rivista scientifica Science. Quando avevano pubblicato le sue ricerche, dalla rivista erano tranquilli sul fatto che gli ovuli fossero stati donati e non pagati alle volontarie. Ma dopo le voci di presunte "forzature", la rivista ha chiesto al ricercatore di fare chiarezza, come ha precisato Ginger Pinholster, portavoce dell'American Association for the Advancement of Science (che pubblica Science). Saranno prese appropriate misure anche per via legale verso il team coreano, se si riveleranno fondate le accuse mosse contro di lui di metodi non etici e illegali nel reperimento degli ovociti usati per la clonazione. Cosi' Donald Kennedy, redattore capo di Science.

Hwang ha confermato che per il momento proseguira' con le sue ricerche nell'Universita' di Seul "per restituire l'appoggio ricevuto e per tutti coloro che presentano malattie incurabili".

Lo scandalo non colpisce i risultati cui e' giunto con le sue ricerche, ripropone invece quello che sempre abbiamo sostenuto: alla ricerca occorrono regole chiare, un quadro giuridico di riferimento e istituzioni in grado di controllare e verificare il rispetto della legge. Se lo scandalo sudcoreano e' potuto venire alla luce, lo si deve al fatto che i suoi laboratori erano aperti a ricercatori di tutto il mondo e che la legge entrata in vigore nel 2005 prevede di sanzionare alcuni comportamenti come quelli contestati a Hwang e che hanno portato alle sue dimissioni.
Un richiamo ulteriore alla necessita' di legislazioni chiare e di democrazie vigili.
 
 
 
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