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 USA - USA - La raccolta delle ciliegie
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Articolo di Pietro Yates Moretti
1 febbraio 2007 19:42
 
Per il presidente George W. Bush non c'e' un attimo di pace. Non passa proprio giorno senza che qualcuno non accusi l'amministrazione repubblicana di aver mentito su qualcosa. L'accusa piu' pesante riguarda -notoriamente- le armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq. Sono numerosissime le inchieste giornalistiche, ma anche giudiziarie e parlamentari, che mettono in luce come l'amministrazione Bush abbia esercitato pressioni sui servizi segreti al fine di ottenere rapporti preconfezionati che giustificassero la sua politica estera. Non e' del tutto chiaro se Bush abbia coscientemente ignorato e nascosto la realta', oppure se sia stata vittima di una illusione che col tempo si e' dissolta. In ogni caso, nelle elezioni di mid-term dello scorso novembre l'elettorato americano ha manifestamente respinto una politica fondata sull'idealismo -o ancor peggio sull'ideologia- invece che sul governo della realta' effettuale. Alla fine, l'illusione di una imminente pacificazione dell'Iraq, ripetuta fino alla noia in numerosi messaggi a reti unificate alla nazione, non ha piu' convinto nessuno.
Meno noti sono invece altri casi in cui la Casa Bianca ha voluto distorcere la realta' pur di conformarla alle proprie idee e ideologie. E' accaduto ad esempio sulla questione dei cambiamenti climatici. E' notoria l'ostilita' dell'amministrazione Bush verso quei provvedimenti che, nel limitare l'impatto dell'uomo sull'ambiente, possono rallentare la crescita economica del suo Paese. Questa ostilita' si e' manifestata non tanto con il rifiuto -piu' o meno condivisibile- del protocollo di Kyoto, ma soprattutto nel tentativo, spesso riuscito, di censurare quei rapporti scientifici che attestavano il progressivo riscaldamento del pianeta. Molti scienziati del clima, ma anche gran parte della Commeetee on Oversight and Government Reform della Camera (la commissione che controlla l'operato del Governo), sostengono che Bush abbia fatto sparire da un rapporto sul clima, redatto dai suoi stessi scienziati, espressioni quali "effetto serra", "fusione dei ghiacci", "cambiamenti climatici causati dall'uomo", ecc. Poco importava che il mondo scientifico alla quasi unanimita' sostenesse la necessita' di contrastare immediatamente gli ormai vistosi cambiamenti climatici. Meglio far finta di non vedere per non frenare nell'immediato la crescita economica, considerate anche le frequenti campagne elettorali.
Ma come e' possibile negare l'evidenza? Selezionando, promuovendo e propagando quei pochi, pochissimi studi -spesso commissionati e filtrati dalla stessa amministrazione Bush- che si adattavano meglio alla politica desiderata. Un approccio alla scienza che gli americani indicano con la colorita espressione "cherry picking" (cogliere le ciliegie). (1)
Ma anche la raccolta delle ciliegie non e' sempre cosa semplice. Alcune ciliegie possono apparire dolci e mature, ma una volta addentate rivelano tutt'altro sapore, finendo per rovinare anche le altre. E' successo recentemente a Bush, e le ciliegie questa volta erano cellule staminali embrionali.

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Tre professori di Harvard hanno scritto al Congresso per esprimere il loro disappunto nel modo in cui la loro ricerca e' stata illustrata in un rapporto della Casa Bianca sulle cellule staminali.
Pubblicato lo scorso 9 gennaio dal Domestic Policy Council (DPC), il rapporto "Far progredire la ricerca con le cellule staminali senza distruggere la vita umana" asseriva che la ricerca dei tre scienziati dimostrava la possibilita' di "creare linee di cellule per lo studio e la cura di malattie senza i molti dilemmi etici associati con la creazione e la distruzione degli embrioni".
In una lettera indirizzata a due membri del Congresso, il docente di Biologia molecolare e cellulare Kevin C. Egan, il docente di medicina Chad A. Cowan, ed il docente di Scienze naturali Douglas A. Melton hanno espresso la loro sorpresa nel vedere il loro lavoro "utilizzato al fine di sostenere le argomentazioni secondo cui la ricerca con le staminali embrionali non sarebbe necessaria".
"Al contrario, noi asseriamo che la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane offre grandi potenzialita' per trovare nuovi trattamenti e nuove cure per molte malattie", hanno scritto i ricercatori.
La pubblicazione del Dcp cita la ricerca contenuta in un articolo pubblicato sulla rivista Science nell'agosto 2005, in cui i ricercatori di Harvard avevano annunciato la scoperta di un metodo per la "riprogrammazione" delle cellule staminali adulte in staminali embrionali tramite la fusione di entrambe i tipi di cellula.
Il rapporto del Dcp sostiene che questa ricerca legittima la decisione del presidente George W. Bush di limitare la creazione di nuove linee di cellule staminali embrionali.
Ma gli scienziati citati non sono d'accordo ne' con l'interpretazione del loro lavoro, ne' con la politica di Bush sulla ricerca.
"Lo studio che abbiamo condotto e che e' stato citato nel rapporto della Casa Bianca e' precisamente il tipo di ricerca che al momento e' vittima dei limiti che il Presidente ha arbitrariamente posto al finanziamento federale della ricerca con le cellule staminali embrionali", si legge nella lettera.
Anche se riprogrammare le cellule staminali adulte in embrionali puo' offrire nuove opportunita' terapeutiche per il futuro, questo nuovo processo e' ancora troppo sconosciuto per divenire fonte di cellule staminali, ha detto Cowan.
Mentre gli scienziati tentano di capire a fondo e perfezionare il metodo della riprogrammazione, Cowan sostiene che in nessun modo dovrebbe essere impedita la ricerca con le staminali embrionali. "Potrebbero volerci 10-15 anni per capire come impiegare in maniera sicura la riprogrammazione delle cellule a fini terapeutici, mentre abbiamo gia' quelle embrionali a nostra disposizione. Insomma, e' come dire che va bene aspettare 15 anni fino a quando saremo in grado di eseguire la riprogrammazione, invece di continuare a trattare i pazienti che soffrono di malattie terribili e cercare nuove cure", conclude Cowan.

(1) L'articolo del New York Times sull'approccio dell'amministrazione Bush alla questione dei cambiamenti climatici
 
 
 
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