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Il pragmatismo asiatico non impone limiti alla ricerca sulle cellule staminali
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22 gennaio 2002 21:22
 
Dopo le polemiche roventi suscitate dagli esperimenti di clonazione di cellule embrionali umane comunicati dalla Advanced Cell Technology, i governi dei Paesi occidentali, con poche eccezioni, sembrano orientati a concedersi una lunga pausa di riflessione per trovare 'valori comuni' nel campo della ricerca sulle cellule staminali, bloccando l'utilizzo a scopo di ricerca anche degli embrioni avanzati dagli interventi di fecondazione in vitro. Nel frattempo pero', alcuni Paesi asiatici, come Cina, Giappone e Singapore, si candidano ad accogliere i ricercatori e le industrie occidentali 'bloccati' dalla moratoria proibizionista occidentale.

In Cina, dove non esiste al momento nessuna restrizione alla manipolazione degli embrioni, il Governo si dichiara propenso a varare una legge che proibisca la creazione di embrioni ibridi uomo-animale, ma intende lasciare campo libero alla clonazione di cellule staminali provenienti da embrioni con meno di 14 giorni di eta'.

In Giappone l'opinione pubblica e' largamente favorevole alla clonazione terapeutica. La stessa prestigiosa Science and Technology Foundation (l'equivalente giapponese della fondazione Nobel) ha conferito il Japan Prize 2001 a due ricercatori impegnati nello studio dello sviluppo embrionale, (l'inglese Anne McLaren ed il polacco Andrzej Tarkowsky).
Per quanto riguarda il versante normativo, la clonazione riproduttiva e' stata resa illegale da una legge entrata in vigore a giugno del 2001, che specificamente vieta l'impianto in utero di embrioni geneticamente manipolati. La manipolazione degli embrioni a scopo di ricerca e' invece ammessa e, in teoria, si puo' fare di tutto, anche creare embrioni ibridi uomo animale. Di fatto pero' ogni progetto che prevede l'uso di embrioni umani deve essere autorizzato dal governo e seguire delle procedure molto rigide, codificate in un'apposita legge. Negli ultimi anni in Giappone sono nate circa un centinaio di compagnie che, combinando l'uso delle cellule staminali e l'uso dell'informatica per lo studio del genoma, puntano a sviluppare in breve tempo nuove terapie cellulari e farmacologiche per le malattie degenerative attualmente incurabili.

A Singapore il governo, accogliendo le raccomandazioni del comitato nazionale di bioetica, ha posto come uniche restrizioni alla ricerca, l'uso di embrioni con meno di 14 giorni di eta' ottenuti con il consenso informato dei donatori dei gameti. In un editoriale sul Singapore's Straits Times, la decisione del Governo Usa di proibire la clonazione di cellule staminali embrionali umane e' stata accolta con favore, pur definendola "isterica ed irrazionale". Con molto pragmatismo, l'editoriale sottolinea che la politica proibizionista occidentale offre a Singapore la possibilita' di diventare la nuova frontiera della ricerca sulle cellule staminali, ed auspica una vera e propria migrazione di ricercatori occidentali verso questo piccola citta'-stato cui non mancano certo capitali ed attrezzature. Singapore che al momento sta sperimentando la peggiore fase di recessione nella sua storia, punta sul settore biotech per un rilancio dell'economia. A questo riguardo, va notato che proprio a Singapore e' registrata la la ES Cell International, l'azienda nata dall'accordo di alcuni ricercatori del National University Hospital di Singapore con la Monash University australiana e la Hadassah Medical Organization israeliana. Tutte e tre le universita' sono da tempo coinvolte nella ricerca sulle cellule staminali e sono proprietarie di alcune delle linee cellulari che rientrano nei criteri stabiliti dal Presidente Bush. La ES Cell International detiene i diritti su sei di queste linee, per le quali ha gia' ricevuto circa un centinaio di richieste. Al momento accordi di collaborazione sono stati stipulati con l'americana Quark Biotech e con l'Istituto Olandese di Biologia dello Sviluppo.
 
 
 
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