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Nobel Capecchi sulla ricerca con le staminali embrionali
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Articolo di Juan Llobell
22 novembre 2007 4:22
 
Lo scienziato dell'Universita' statale dello Utah e premio Nobel per la Medicina, Mario Capecchi, ha avuto una vita avventurosa. Altrettanto spettacolare e' il contributo che ha dato alla scienza -oltre che molto promettente per l'umanita'. Grazie alle sue scoperte, sono stati creati topi geneticamente modificati con cui e' possibile far luce su numerose malattie. "Letteralmente ogni malattia puo' avvantaggiarsene, dai complicati disturbi neuropsichiatrici fino al cancro e al diabete", dice Capecchi. "Il vantaggio dei topi e' che negli esseri umani non si possono fare analisi retrospettive. Nella persona non si puo' viaggiare a ritroso, mentre nei topi si', si puo' analizzare nei dettagli lo sviluppo delle malattie durante il concepimento e dopo la nascita". Altro vantaggio, sostiene, "e' che una volta capita una malattia si possono utilizzare i topi per sviluppare delle terapie. Fare esperimenti di terapie o di medicinali in persone umane e' estremamente caro".
Il futuro delle sue scoperte gli appare brillante. I modelli di topi geneticamente modificati stanno continuamente migliorando e "saranno utilizzati nei prossimi cento anni per qualunque malattia". Capecchi e' decisamente favorevole alla ricerca con le cellule staminali embrionali, un percorso di studio che il presidente Bush ha neutralizzato con il suo veto presidenziale perche' lo giudicava "immorale". "Credo che quando cambiera' l'Amministrazione Bush, in Usa si potra' fare ricerca in questo campo". Anche perche' "c'e' un dibattito etico dalla prospettiva degli stessi pazienti". Sia il Senato sia la Camera dei Rappresentanti hanno approvato una norma che e' rimasta nel limbo. L'ottimismo del ricercatore poggia su tre ragioni. "In primo luogo, esiste un grande potenziale per questo tipo di terapie: Parkinson, Alzheimer, diabete, e in generale ne puo' beneficiare qualunque malattia in cui le cellule siano state distrutte". Nello stesso tempo, "molti embrioni vengono generati tramite la fertilizzazione in vitro che e' sempre piu' diffusa. E in questi processi si producono numerosi embrioni, molti dei quali sono condannati a finire nel bidone della spazzatura". Infine, "la popolazione nordamericana la vede come cosa positiva: circa il 70% e' favorevole alla ricerca con gli embrioni".
La sperimentazione sugli animali e' materiale infiammabile di questi tempi. Ma Capecchi la vede come un male minore. "Se ci fossero altri modi di fare esperimenti, dovremmo utilizzarli. Tutta la vita e' sacra e non la si puo' banalizzare". Pero', al giorno d'oggi, "non abbiamo le conoscenze per fare esperimenti virtuali". In 20 o 30 anni si potranno migliorare gli attuali procedimenti. Al momento si puo' lavorare solo con i mezzi che ci sono. "La gente deve dire con quali pratiche si sente piu' a suo agio, comunque penso che la ricerca animale sia una necessita'".
Mario Capecchi non condivide affatto l'affermazione polemica di James Watson, co-scopritore della doppia elica del Dna, secondo cui i bianchi sarebbero piu' intelligenti dei neri. Dice Capecchi: "Lui sa che non esiste una base scientifica per affermarlo". Pero' non vuole rinfocolare le polemiche. "Credo che stesse cercando di esplorare certe idee e, in qualche modo, le sue opinioni sono state esagerate dalla stampa". "Quel che e' certo, e' che oggi non abbiamo gli strumenti per definire quello che vogliamo chiamare intelligenza. Ci sono diversi tipi d'intelligenza. C'e' gente molto brava nell'arte, altri nella scienza o nel commercio...". "Dire che una razza e' piu' intelligente di un'altra non ha fondamento scientifico. Per esempio, quando s'analizzano le differenze razziali, le disuguaglianze dentro lo stesso gruppo sono molto maggiori che non tra i gruppi", dichiara. "Se si danno delle opportunita' a un bambino, indipendentemente dalla sue origini, prosperera'". Capecchi sa quel che dice. La sua infanzia si trasformo' in un incubo quando i nazisti arrivarono in Italia. Sua madre, una poetessa che aveva scritto degli opuscoli antifascisti, fu presa dalla Gestapo e portata in campo di concentramento a Dachau, non in quanto ebrea, ma per il suo essere ribelle. Capecchi aveva cinque anni e si ritrovo' solo. Il primo anno lo trascorse con dei contadini, che lo scacciarono di casa una volta finiti i soldi per il suo mantenimento. In seguito si uni' a una banda di ragazzini che vagava tra Bolzano e Verona e rubava. Sua madre, che sopravvisse ai campi di concentamento, lo trovo' e lo porto' negli Stati Uniti. "Gestisco il problema dell'infanzia cercando di non pensarci troppo. Appartiene al passato, e non possiamo fare nulla per cambiare il passato". Nonostante tutto, la sua infanzia l'ha arricchito: "le esperienze dure ti fanno piu' resistente e fino a un certo punto rendono la mente piu' aperta".
(Tratto dalla rivista online Expansion.com; traduzione di Rosa a Marca)
 
 
 
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