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 U.E. - U.E. - Italia. Scambio di lettere tra un paraplegico e Paolo Bartolozzi, europarlamentare
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Articolo di Alessio La Rocca
13 novembre 2003 19:11
 
Mi rivolgo a tutti coloro che giustificano l'uso di cellule staminali derivate da embrioni sovrannumerari ai fini della ricerca.

Per certi uomini di potere e non solo, le cellule staminali derivate da embrioni sovrannumerari non possono essere utilizzate a fini terapeutici poiche' equivalgono a persone fisiche, l'uso di queste cellule, con il pur nobile fine di curare, comporterebbe la soppressione diretta della cellula e quindi di una vita. Questa cosa corrisponderebbe ad omicidio, inoltre la morte e' solo cosa di Dio essa non puo' essere decisa dagli uomini. Le cellule staminali derivate da embrioni sovrannumerari dovrebbero quindi essere lasciate morire senza che nessuno si prenda la responsabilita' di distruggerle direttamente. La morte cosi' resterebbe cosa divina e non sarebbe causata da un uomo.
Tutti noi conosciamo l'importanza di queste cellule nelle terapia di malattie come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, ecc... E nel recupero delle lesioni spinali. Le cellule staminali embrionali sono fondamentali vista la loro capacita' di adattamento.
Mi stupisco di fronte a certe affermazioni. Personalmente amo Cristo e rispetto la vita in ogni sua forma, anche primordiale, ma la distinzione tra lasciar morire e distruggere un gruppo di cellule destinate comunque alla morte mi sembra veramente insulsa (visto che queste non hanno la possibilita' di svilupparsi e che comunque il loro destino e' gia' segnato). Invece di essere buttate via sarebbe molto meglio poterle usare per salvare la vita di molte persone.
Inoltre, per molti politici che si rifanno a principi cattolici sarebbe importante arrivare al piu' presto alla cessazione degli studi su cellule staminali embrionali umane in modo da non uccidere piu' nessuno a fini di ricerca, ed eliminare il problema delle cellule in sovrannumero, cosi' la vedono loro.
In questo contesto e' un vero peccato che chi sta male o chi e' affetto da malattie degenerative del sistema nervoso non trovi spazio sui mezzi di informazione per reclamare il proprio diritto alla vita e ad utilizzare nella ricerca cellule embrionali destinate alla morte per questioni tipo filosofico-etico-religioso-morale che non rispettano la sofferenza fisica e psichica di molti ammalati italiani, europei e delle loro famiglie.
E' un peccato che il popolo italiano non sia consapevole del cinismo di chi predica sommi principi morali. Sono convinto che se la gente sapesse come stanno le cose si svilupperebbe una sano pratico senso di solidarieta' che farebbe scavalcare il problema etico-religioso che si esplicita manifestamente "nella sega mentale" lasciar morire - uccidere direttamente cellule staminali derivate da embrioni sovrannumerari destinate comunque alla morte.
Ma, chissa' perche', nessun malato che necessita questo nuovo tipo di cure per vivere va mai in televisione. Portare un malato in televisione che chiede di poter vivere e' un messaggio mass mediatico forte e, allora, chi e' al potere, non concede spazio a tale messaggio in modo da evitare un sovvertimento dell'ordine morale delle cose. Io chiedo liberta' di scelta e il diritto di vedere finanziata la sperimentazione della cura (scientificamente valida) a base di cellule staminali embrionali, sia lungi da me invocare, qui, il fantasma di Di Bella! A tal proposito, mi sembra impossibile che nel nostro Paese ci sia la liberta' di abortire!
Purtroppo la lettera di risposta dell'eurodeputato Bartolozzi (Forza Italia) e' puramente un manifesto ideologico e ci dimostra che non c'e' possibilita' di dialogo tra chi necessita una cura e chi fa le leggi sui fondi da destinare alla ricerca. Chi fa le leggi, infatti, risponde solo alla sua ideologia. Il dialogo, quindi, che e' il fondamento della democrazia e della solidarieta' non porta, qui, a nessuna comprensione o ad un punto di incontro. Le ideologie non si chinano a capire i diversi bisogni delle persone, le ideologie difendono gli interessi.
Chi e' malato e' malato, chi deve morire morira' perche' questa e' la volonta' divina. Come dice Bartolozzi non si puo' uccidere una vita (cioe' una cellula staminale embrionale in sovrannumero destinata al cestino della spazzatura) per salvarne un altra.
Voi siete d'accordo con Bartolozzi e con quelli che la pensano come lui?
Nel caso voi non siate d'accordo, si puo' fare qualcosa per il bene di tutti?

Alessio La Rocca, paraplegico, Psicologo (clicca qui)

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Egregio signor Paolo Bartolozzi,
mi rivolgo a lei nella sua qualifica di parlamentare europeo. La prego di non dirsi dispiaciuto per quello che apprendera' sulla mia condizione, non e' per questo che le scrivo. Le chiedo piuttosto di spiegarmi come pensa di intervenire per risolvere il problema col quale io vivo. So che lei, nel suo ruolo istituzionale, ha proposto emendamenti al IV° Programma che l'Unione Europea dovra' adottare in materia di contributi alla ricerca scientifica, emendamenti che hanno il solo scopo di ritardare - se non di ostacolare - lo sviluppo di ricerche biogenetiche. Mi riferisco alla ricerca sulle cellule staminali ed embrionali umane a scopi terapeutici. Lei, signor Bartolozzi, deve avvertire il peso e la responsabilita' delle decisioni che assume. Il primo pomeriggio del 6 agosto dello scorso anno mi trovavo in Sardegna per un breve periodo di riposo, dopo aver superato l'esame di Stato per l'iscrizione all'Albo degli psicologi e aver vinto il concorso di ammissione ad un'ambita scuola universitaria di specializzazione in psicologia clinica. Quel pomeriggio, per un normalissimo tuffo dalla spiaggia, ho battuto la testa fratturandomi la sesta e la settima vertebra cervicale. Da quel giorno sono paralizzato dai capezzoli in giu'. Lei deve sapere come vivo io oggi. La mia vescica e' neurologica, ogni giorno e notte mi devo fare circa cinque-sei cateterismi, infilando ogni volta nel pene una sonda lunga circa quaranta centimetri. Operazione che spesso mi fa sanguinare e rischiare infezioni. L'evacuazione intestinale e' qualcosa di piu' complesso: quando ho la fortuna di non farmela addosso (anche lo sfintere e' neurologico), debbo ricorrere ad un armamentario di enteroclismi, guanti di lattice, pannoloni e lubrificanti. Dopo, cio' che resta nel bagno, le assicuro, e' uno spettacolo stomachevole anche per me. La mia pressione arteriosa e' fuori controllo: in qualsiasi posizione mi trovi sono soggetto a sbandamenti nell'equilibrio, a cali di pressione improvvisi, svenimenti. La respirazione e le funzioni polmonari sono ridotte di due terzi. Un piccolo raffreddore e' per me un problema da affrontare con molta serieta'. Non riesco a tossire quando un liquido o un cibo mi va attraverso rischiando di soffocare. Non sudo piu': ne' sotto le ascelle e neppure in altre parti del corpo. La termoregolazione corporea, di conseguenza, e' sballata: nell'ultima caldissima ed interminabile estate, sono stato costretto ogni giorno a restare per ore coperto di borse di ghiaccio, per evitare che la temperatura si alzasse e potesse arrivare anche a 40 gradi. Durante l'inverno rischio facilmente l'ipotermia. Quando dormo sono costretto a svegliarmi spesso e spostare gli arti inferiori ed il busto paralizzato, per evitare l'insorgenza di piaghe da decubito. Circa ogni mese debbo ricorrere alle cure di un podologo, le unghie rischiano la cancrena. Ogni giorno devo usare una macchina chiamata "standing" che mi permette artificialmente di stare eretto e di ridurre il piu' possibile l'osteoporosi della parte paralizzata. Non ho piu' una vita sessuale normale perche' sono diventato impotente e la cosa sconvolge la mia vita di coppia. Un domani dovro' ricorrere all'inseminazione artificiale per avere figli. La mia vita di relazione (ho 28 anni) e' notevolmente ridotta, i progetti di studio e di specializzazione sono messi in serio pericolo per la difficolta' che ho nel fare spostamenti e nel frequentare corsi; le prospettive e le ambizioni di carriera e di lavoro si sono irrimediabilmente ridotte. Devo, quindi, riorganizzare in toto i miei progetti lavorativi. A tutto cio' poi aggiunga tutti i "classici" problemi che vivono le persone in sedia a rotelle come barriere architettoniche, mancanza di pari opportunita' e pregiudizi della gente comune che spesso confonde, fondendoli, l'handicap fisico con quello mentale. Per me, pero', era piu' importante adesso metterla al corrente dei problemi fisici conseguenti ad una lesione midollare dei quali non si sa niente perche' non se ne parla (non se ne puo' parlare) e sui quali, sono sicuro, lei non e' informato. Secondo l'etica cristiana non debbo uccidermi, perche' commetterei peccato. Secondo l'etica cristiana non debbo curarmi, perche' le possibilita' piu' ravvicinate, offerte dallo sviluppo delle ricerche biogenetiche a scopi terapeutici su cellule embrionali e staminali sarebbero contrarie a principi per lei indiscutibili e, quindi, debbono essere bloccate. Secondo l'etica cristiana devo restare in questa situazione, rincuorato dalla compassione altrui. Lei, signor Bartolozzi, eurodeputato, e' responsabile di questo. E' responsabile dello sforzo che conduce insieme ad altri per bloccare la ricerca scientifica, in nome di una etica delirante. Lei e' responsabile del fatto che non potro' piu' recuperare il camminare, il pisciare, il defecare, il respirare, il sudare, il fare all'amore e l'essere di nuovo felice per il recupero di una condizione di normodotato. Lei deve sentire ogni giorno ed ogni secondo il peso e la responsabilita' che si assume di impedirmi di curarmi e di vivere. Non voglio offenderla ne' accusarla, ma solo ricordarle che lei ogni giorno fa delle scelte, che in cuor suo crede giuste e corrette, e che le conseguenze di quello che lei propone e decide ricadono su altri. Mi spieghi: come crede che io possa mai essere curato e tornare a vivere normalmente? Non mi inviti a pregare Dio, perche' pregare (cosa che pure faccio) non basta. Chi agisce sulla mia possibile guarigione e' lei, non Dio. Cosa farebbe se si trovasse al mio posto? E se ci fosse suo figlio? Mi spieghi come arginerebbe la sua voglia di tornare a camminare e la sua voglia di genitore di proteggerlo dalla sofferenza. Solo questo le chiedo, per me e per tutti quelli -e' un numero impressionante- che si trovano come me, o ancora peggio. La invito, cordialmente, a passare una mattinata o un pomeriggio di qualsiasi giorno insieme a me per mostrarle senza vergogna tutte le cose che le ho descritto. Capira' da vicino come funziona il mondo di un disabile. E capira' in prima persona quanto dipende dal suo ruolo di politico. Sara' sempre il benvenuto in casa mia.

Cordiali saluti,
Alessio La Rocca, Psicologo

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Caro Dottor Alessio La Rocca

io ritengo che gli embrioni umani siano vite umane a pieno titolo, come lo siamo io e lei. Infatti la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata a Nizza, riconosce la dignita' di tutti gli esseri umani e l'esistenza di diritti fondamentali quali il diritto all'integrita' fisica e psichica di ogni individuo nei confronti delle applicazioni della medicina e della biologia.
Esiste allora il dovere morale di sempre rispettarli e sempre proteggerli nel loro diritto alla vita, indipendentemente dalle modalita' con cui siano stati procreati e indipendentemente dal fatto che alcuni di essi possano essere qualificati -con una espressione discutibile, perche' priva di valenza ontologica soprannumerari.
Pertanto la sperimentazione a loro carico e' giustificata unicamente se praticata nel loro specifico interesse, e non passa in alcun modo nella loro distruzione.
La nostra pronuncia aveva lo scopo di impedire finanziamento pubblico alla ricerca sugli embrioni, che avrebbe avallato ingiustificatamente l'erronea opinione che gli embrioni siano un mero insieme di cellule, prive di valore intrinseco, e quindi conseguentemente l'idea dell'irrilevanza bioetica della vita umana nella fase embrionale.
La sperimentazione anche limitata agli embrioni soprannumerari, cioe' a quelli in eccesso nella fecondazione in vitro oltre a non avere motivazione logica, ma solo occasionale e pragmatica, favorirebbe in via indiretta la produzione di embrioni in vitro a soli scopi di ricerca.
Dunque il prelievo di cellule staminali umane da embrioni, comportando la loro distruzione, deve essere a pari titolo stigmatizzato, anche per l'ulteriore effetto eticamente inaccettabile di non orientare la ricerca verso la sempre piu' promettente ed eticamente impeccabile utilizzazione di cellule staminali prelevate da cordone ombelicale o da feti spontaneamente abortiti o di cellule staminali "adulte".
Una scelta ispirata da responsabilita' morale non puo' che valutare non solo come lecito, ma come doveroso, fare tutto cio' che e' possibile per aiutare quanti oggi patiscono gravi sofferenze perche' colpiti da malattie di grande impatto sociale e ancora difficilmente curabili".
La giustificazione "terapeutica" delle attivita' della scienza e' senza dubbio importate ma non possiede il carattere della giustificazione assoluta. Curare e' certamente una delle pratiche piu' nobili dell'umanita'. Ma curare vite umane ledendo o al limite sopprimendo altre vite umane, qualunque sia lo stadio della loro evoluzione, e' principio da rifiutare. La vita nascente, la cui natura biologica oggi si conosce in ogni dettaglio, appare sicuramente vita umana individuale fin dal momento del concepimento e meritevole quindi di ogni forma di rispetto e di tutela. Gli scienziati si trovano oggi nuovamente di fronte a questa scelta: proseguire in sperimentazioni che mirano ad un futuro bene dell'umanita' sotto il profilo della conoscenza e di eventuali applicazioni pratiche ma che richiedono la manipolazione e la soppressione di innumerevoli vite umane nelle prime fasi del loro sviluppo, ovvero avvalersi di altri metodi, gia' concretamente disponibili che si devono ritenere ancora piu' utili ed efficaci per l'obiettivo finale delle sperate applicazioni terapeutiche. La rinuncia all'uso delle cellule staminali embrionali non comporta dunque alcuna reale limitazione nelle prospettive scientifiche e terapeutiche ed obbedisce ad una esigenza bioetica irrinunciabile. Dal punto di vista scientifico, non esiste la necessita' di una ricerca esclusivamente condotta su cellule staminali ottenute da embrioni umani. Gli stessi obiettivi terapeutici possono infatti essere perseguiti anche attraverso la ricerca su cellule staminali provenienti dal midollo spinale, dal liquido amniotico, dai villi coriali, dalla placenta e dai tessuti del cordone ombellicale. Tali cellule hanno infatti la caratteristica di ricevere le informazioni che le modificano, garantendo a questo tipo di ricerca un'efficacia comparabile a quella condotta su cellule derivanti da embrioni. Su questo tema si veda il Parere del comitato nazionale di bioetica su Ricerche utilizzanti embrioni umani e cellule staminali dell'11 aprile 2003, nonche' il parere sull'impegno terapeutico delle cellule staminali del 27 ottobre 2000. In questa prospettiva, vale la pena di incrementare un impegno politico, che sia giuridicamente sostenibile.
La possibilita', ormai concretamente dimostrata, di utilizzare cellule staminali da tessuti adulti per raggiungere le stesse finalita' che si intendono ottenere con le cellule staminali embrionali indica questa via alternativa, quale richiamata dall'art. 16 della Convenzione europea, come la piu' ragionevole e umana, da percorrere per un corretto e valido progresso in questo nuovo campo che si apre alla ricerca e a promettenti applicazioni terapeutiche. Appare ormai evidente, sulla base delle ricerche piu' recenti in pieno sviluppo, che le cellule staminali da adulti saranno quelle piu' utili per le prospettive terapeutiche mentre quelle embrionali sono da ritenere destinate prevalentemente alla ricerca scientifica peraltro attuabile anche sugli animali.

On. Paolo Bartolozzi
 
 
 
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