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 MONDO - MONDO - L'Islam e la ricerca: binomio meno problematico di quanto si possa pensare
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Articolo di Cinzia Colosimo
23 giugno 2005 19:46
 
Il dibattito sulle cellule staminali e sugli embrioni umani sta dividendo anche parte del mondo islamico. Molti di questi Paesi non hanno ancora leggi specifiche, anche se stanno portando avanti questa ricerca da anni, come accade ad esempio in Iran, Malaysia e Arabia Saudita.
L'Egitto, in particolare, da ottobre ha annunciato nuove ricerche nel campo delle staminali cordonali, che si svolgeranno a Il Cairo presso il centro per la fecondazione assistita Egyptian IVF. Ma se gli ostacoli tecnici ed economici dovessero essere risolti, il direttore della clinica Gamal Serour ha gia' dichiarato che intedera' utilizzare anche gli embrioni sovrannumerari per la ricerca. Questa proposta apre una nuova finestra sulle posizioni islamiche in tema di scienza e disponibilita' della vita umana. A differenza della chiesa cattolica, l'Islam non ha mai preso una posizione ufficiale: nonostante in Egitto vi siano rappresentanti religiosi ortodossi, il tema embrione non suscita sentimenti cosi' contrastanti. L'opinione piu' diffusa e' quella che l'embrione non possieda un'anima fino alla fase finale della gravidanza, ma alcuni esponenti ecclesiastici sostengono che la distruzione dell'embrione, cosi' come l'aborto, siano veri e propri infanticidi, e quindi immorali.
Dal punto di vista della regolamentazione c'e' da dire che gli istituti privati, ma anche i centri pubblici per la ricerca, hanno adottato misure interne di garanzia e limitazione delle sperimentazioni. La clonazione, sia riproduttiva che terapeutica, e' vietata dal Egyptian Medical Syndacate, ed e' vietata anche qualsiasi manipolazione dell'embrione umano. Secondo il presidente musulmano del sindacato, il dott. Hamdy el-Sayed, "la vita umana comincia al momento del concepimento, pertanto non intendiamo permettere la ricerca in Egitto". Ma la comunita' scientifica appare divisa, e il sopraccitato Gamal Serour ha ribattuto alla posizione ortodossa del presidente dichiarando che "gli embrioni abbandonati, che hanno meno di 14 giorni, non possono considerarsi persone. Piuttosto che lasciarli deperire lentamente e inesorabilmente, non sarebbe meglio utilizzarli per la ricerca?"
Dal punto di vista prettamente teologico, e' interessante notare la distinzione fra alcune visioni della sharia, la legge islamica. Alcuni sostengono che la vita inizi dal 120mo giorno di gravidanza, altri dal 40mo. Un'altra distinzione riguarda il concetto di vita potenziale e vita attuale. Secondo Muzzamil Siddiqi, presidente dell'Islamic Law Council of North America, "anche se la vita naturale comincia al momento del concepimento in utero, non si puo' utilizzare lo stesso parametro con gli embrioni creati in vitro. Essi infatti non si trovano nel loro ambiente naturale, e se non vengono trasferiti in utero non hanno alcuna possibilita' di diventare esseri umani a tutti gli effetti. E' quindi moralmente obbligatorio proseguire la ricerca sugli embrioni, perche' e' nostro dovere innanzitutto lenire le sofferenze delle persone".
Le posizioni si differenziano solo in qualche dettaglio, ma nel complesso i Paesi a maggioranza religiosa islamica, propendono verso l'apertura alla ricerca. Lo stesso Iran nel 2003 ha creato linee di staminali embrionali, ma anche Singapore e' un esempio di ricerca eccellente. I timori e le preoccupazioni derivano non tanto dall'essenza della sperimentazione, ma dagli usi e le conseguenze dei possibili usi sbagliati. Secondo l'esperto religioso Zaghloul el-Naggar, il rischio e' "che gli embrioni divengano con il tempo dei semplici contenitori di organi, pezzi di ricambio per i pazienti. C'e' anche la possibilita' inoltre, di alimentare certi traffici clandestini e aprire la porta al commercio di gameti ed embrioni".
 
 
 
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