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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Gb. Due interventi analizzano il rapporto inglese con la scienza
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Articolo di A cura di Cinzia Colosimo
9 giugno 2005 19:43
 
Quando guardiamo le leggi italiane in materia di ricerca e di fecondazione assistita, siamo consapevoli di avere davanti un'anomalia, un compromesso politico e morale scarsamente giustificabile e poco efficace. Uno dei modelli di riferimento legislativo, almeno per chi sostiene la liberta' della ricerca, e' sicuramente quello proposto dalla Gran Bretagna, che dal 1990 opera in un regime di controllo e rispetto della scienza.
Anche se in Gran Bretagna la situazione politica e' decisamente favorevole e consapevole, il dibattito, fortunatamente, non ha cessato di esistere. Riportiamo di seguito due interventi significativi, pubblicati sul Guardian, a firma di Nigle Cameron, del Centre for Bioethics and Public Policy di Londra, e di Robin Lovell-Badge, embriologa e ricercatrice sulle staminali al MRC National Institute for Medical Research.
I due punti di vista partono da un dato di fatto che, come italiani, non abbiamo avuto la possibilita' di vivere direttamente: entrambi sanno cosa significa per i ricercatori vivere in un clima politico aperto, e conoscono le conseguenze di certe scelte legislative.
Che sia occasione per un'ampia riflessione.

Nigle Cameron.

Le straordinarie notizie che ci provengono dalla Corea, dove gli scienziati hanno utilizzato la clonazione per produrre cellule staminali, e dalla stessa Gran Bretagna, dove abbiamo clonato il primo embrione umano, ci inducono a pensare sulle piu' grandi conquiste del XXI secolo. Parlamentari e giudici hanno dovuto riflettere in termini di bioetica, e negli Stati Uniti questi temi sono stati oggetto di campagna presidenziale. [.]
Il dibattito non si presenta in bianco e nero. Qualora si decida di utilizzare staminali embrionali, queste dovrebbero essere prelevate dagli embrioni soprannumerari o dovremmo crearne di nuovi? O dovremmo addirittura pensare alla "clonazione terapeutica"?
Tutte queste opzioni, in Gran Bretagna, sono legali.
In ogni parte del mondo questi argomenti suscitano profondi contrasti. Nella Gran Bretagna di Tony Blair invece suscitano intuizioni da "Brave New World", e le elezioni hanno dimostrato che nessuna, tra le forze politiche piu' influenti, ha il coraggio di fermarle.
Ci sono altri modi per permettere la ricerca sulle cellule staminali embrionali. E gli Stati Uniti in questo senso hanno attuato una politica di compromesso, finanziando le ricerche sulle linee gia' esistenti, ma vietando la distruzione di nuovi embrioni. Questa concezione e' stata proposta in Germania, e forse verra' adottata anche dalla Commissione Europea. Tony Blair invece, con uno spirito moralmente cieco, bipartisan e senza scrupoli, ha perseguito la politica tatcheriana nel considerare l'embrione come 'un manufatto' che genera cellule staminali. Questa pratica incosciente deve terminare, e tutti gli elettori, di destra o sinistra, laici o credenti, devono prenderne atto.
La Gran Bretagna non e' affatto in un limbo morale. Ha preso una posizione estremamente chiara, la piu' chiara d'Europa. Se la prof.ssa Allison Murdoch avesse effettuati i suoi esperimenti in Francia avrebbe rischiato 7 anni di carcere. Queste ricerche sono illegali anche nella liberale Norvegia e in Svizzera. Anche la Germania, che di scienza immorale ne sa qualcosa, ha vietato la clonazione umana dal 1990.
[.] Qui non si tratta di dibattere sulla liberta' della scienza, o sul problema aborto, e tanto meno su una valutazione finanziaria della ricerca. Il nodo fondamentale sta nella struttura morale che deve guidare la politica, in un momento in cui le pressioni derivate dai cambiamenti fatti nel campo del biotech sono incalcolabili. La clonazione ci e' piombata davanti come un problema generazionale, unendo uomini e donne di principio di fronte ad uno spettro culturale e politico. Dobbiamo fare una scelta. Lasciamo che la Gran Bretagna ci conduca al "Mondo Nuovo" o lasciamo che la Germania ci guidi?

Robin Lovell-Badge.

"Potenziale" e' una parole molto utilizzata da entrambe le posizioni, nel dibattito sulle cellule staminali. Ci si riferisce allo sviluppo potenziale delle cellule, o della loro capacita' di differenziarsi in vari tipi di tessuti. In altri casi invece si parla di 'potenziale alterato' o riprogrammazione, quando le cellule "disobbediscono" al loro ruolo originario, e diventano cellule diverse.
Con il termine potenziale si punta l'attenzione anche sui progressi della ricerca, e in casi specifici, sulla possibilita' di curare molte malattie. In genere comunque, il contesto nel quale viene utilizzato, determina la positivita' o la negativita' del concetto espresso, e quindi, l'orientamento etico della posizione.
Quando uno scienziato sostiene che "qualcosa" ha la potenzialita' di offrire una cura, sta dicendo anche che nessun'altra cosa offrirebbe quello stesso tipo di possibilita'. In ogni caso sono ipotesi condizionali, perche' e' la ricerca che stabilisce se una cosa funziona o meno. Questo pero' richiede molto tempo, e occorre cautela per controllare l'ottimismo. Ma se non ci viene permesso di condurre ricerca sulle staminali embrionali, di fatto ci viene preclusa la possibilita' di trovare nuove cure. Ogni potenziale viene distrutto. [.]
Il dibattito non dovrebbe concludersi nella diatriba staminali embrionali-staminali adulte, ma dovrebbe proseguire nella direzione su cosa e' meglio per curare ogni specifica malattia. Per loro natura, le staminali embrionali hanno capacita' totali di differenziazione e di moltiplicazione; gli scienziati stanno imparando sempre meglio a capire e controllare questi meccanismi. Inoltre, in soli 7 anni, grandi ricercatori hanno raggiunto traguardi notevoli. Hans Keirstead e i suoi colleghi della University of California, sono riusciti a creare, partendo da staminali embrionali umane, pure coltivazioni di oligodendrociti. Le cellule, che coprono i tessuti nervosi, sono state iniettate in topi con lesioni spinali, che hanno riacquistato le funzioni motorie.
Senza dubbio, molte scoperte sono state fatte anche nell'ambito delle cellule adulte. Geoff Raisman e i suoi colleghi di Londra hanno ottenuto risultati simili partendo da staminali adulte estratte dal naso. In ogni caso non sappiamo quale sia il metodo migliore fino a che non li verifichiamo tutti. Io penso che non dovremmo interrompere la ricerca, e il suo ruolo fondamentale nel trovare nuove cure. [.]
Discutendo di clonazione terapeutica occorre distinguere il suo valore scientifico da quello "pratico". La tecnica utilizzata per creare Dolly, ad esempio, e' la stessa che verrebbe utilizzata per creare embrioni partendo da pazienti malati di diabete. Si verrebbe a creare una blastociste, dal patrimonio genetico identico a quello del donatore, che di fatto non potrebbe comunque sfociare in una gravidanza, se non a contatto con un utero. E questo e' universalmente vietato.
Questa via e' quella intrapresa dai colleghi coreani, ed e' una via che fortunatamente e' permessa anche qui in Gran Bretagna. E' permessa inoltre a Singapore, in Giappone e in Israele. Molti sostengono che la scelta inglese liberale sia rischiosa, in realta' il sistema di regolamentazione qui e' molto restrittivo. Non si puo' fare nulla senza ottenere una specifica licenza. Al contrario degli Usa, dove invece se si hanno soldi a sufficienza si possono eludere tranquillamente i divieti federali. O in Germania, dove si e' scelto di vietare la ricerca sugli embrioni creati nello Stato, ma permetterla sugli embrioni importati. Penso che sia una posizione moralmente ingiustificabile.
Anche in quei Paesi come l'Italia, dove la situazione legale e' grave, si avvertono comunque pressioni da parte dei cittadini, che stanno dimostrando di comprendere i benefici di questa ricerca.
 
 
 
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