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 MONDO - MONDO - Eugenetica: la perversione di un Dna formato Lego
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Articolo di Cinzia Colosimo
13 novembre 2003 18:19
 
Con l'incremento del progresso biotecnologico, e il miglioramento delle conoscenze scientifiche su questioni genetiche, sta diventando sempre piu' comune una sorta di timore a prescindere, un sospetto e un senso di diffidenza che al contrario non dovrebbero esistere. La tecnica si sa, e' uno strumento delicato in grado di nuocere a persone e societa'. Ma la scienza e la conoscenza sono un'altra cosa: la prima e' immutabile, eterna, la seconda e' solamente frutto dell'intelligenza, espressione di una capacita' tipicamente umana.
Queste semplici ma fondamentali distinzioni purtroppo non bastano, perche' l'informazione quotidiana e anche quella piu' settoriale non fanno molto per aiutare l'opinione comune a fare la giusta chiarezza. E cosi' accade che la clonazione terapeutica assume le forme di una fattoria degli uomini, dove embrioni dalle sembianze di neonati vengono smontati e rimontati come piccoli "lego" che forniscono organi di ricambio. La ricerca sugli Ogm diventa l'incubo della massaia che alle prese con verdura e ortaggi teme che questi si trasformino in mostri di plastica pronti ad aggredire appena messi sul piatto. E, ovviamente, l'esempio di tecnica piu' aggredita, e' quella praticata attraverso la terapia genica, ottimo pretesto per rinvangare i vecchi spettri dell'eugenetica.
Su questo punto in particolare, e' interessante e utile rivedere la storia e i protagonisti che l'hanno creata, e le implicazioni sociali che tutt'oggi presenta.
Il termine eugenetica deriva dal greco "EU", che significa "buono", e "GENOS", ossia razza. Venne coniato nel 1883 da uno scienziato inglese di nome Francis Galton, profondo conoscitore delle teorie darwiniane. Secondo Galton la societa' umana era resa impura da componenti irrimediabilmente imperfetti, come i ritardati mentali, gli handicappati, o addirittura coloro che avevano regole morali discutibili. Compito della societa' stessa era intervenire, anche con la forza, per eliminare questi individui ed evitarne la riproduzione. Vennero ideati cosi' dei metodi molto poco umani di limitazione dei fenomeni cosiddetti "da baraccone", quali la sterilizzazione obbligata, l'uso di potenti farmaci che riducevano le persone a vegetali, e in casi gravi la pena capitale. Ma le menti lucide gia' allora scalpitavano di fronte a tali posizioni: lo stesso Darwin rifiuto' totalmente qualsiasi teoria eugenistica, perche' contraria all'evoluzione istintuale dell'uomo e all'etica dell'umanita' civilizzata.
Ma il fascino della razza perfetta rimase solo una teoria fino ai primi decenni del XX secolo, quando gli illuminati Usa decisero che era ora di colpire per legge le imperfezioni fisiche. Nel 1929 il Kansas stabili' pene severe per tutti coloro che presentavano "caratteristiche umane inadatte come la demenza, la criminalita', l'insanita' mentale, l'alcolismo o il pauperismo". Ma anche presidenti e capi di Stato, come Roosvelt e Coolydge non disdegnarono certe affermazioni del tipo "ci sono considerazioni razziali troppo gravi per essere ignorate per qualche ragione sentimentale".
E non e' un caso se la Germania di Hitler guardava agli Usa come ad un ottimo esempio da imitare per le leggi sull'immigrazione e sui metodi di contenimento delle fasce sociali inadatte. La stessa Germania che pendeva dalle labbra della American Eugenics Society, un'organizzazione no-profit fondata da Benjamin Franklin che si rivelo' essere una macchina di propaganda potentissima ed estremamente accurata. Questa societa' ebbe modo di accedere e prelevare archivi scientifici dal valore unico, catalogo' dati e informazioni che resero la sua forza e la sua preparazione ancora piu' inquietanti.
Alla luce delle conoscenze attuali, parlare di eugenetica puo' sembrare una preoccupazione fondata e urgente. In realta', come spiega il biologo Edoardo Boncinelli, ci sono due tipi di eugenetica possibili. La prima, la cosiddetta eugenetica positiva mira a produrre uomini sempre migliori, localizzando i geni responsabili di determinate mancanze e agendo laddove e' possibile migliorare nettamente una particolare caratteristica. Ma al di la' delle considerazioni morali, per Boncinelli e' essenziale capire innanzitutto se sia una tecnica fattibile. Molti dei caratteri che si vorrebbero modificare con l'eugenetica infatti, sono frutto del lavoro di molti geni messi insieme, e localizzarli per poi modificarli e' un'impresa praticamente impossibile. "Non si puo' intervenire con l'eugenetica positiva senza decidere prima quale carattere prediligere, sapendo comunque che l'intervento prescelto avra' delle conseguenze indirette e negative anche su altri caratteri. Il sogno dell'eugenetica positiva, insomma, non sta in piedi".
Per quanto riguarda l'eugenetica "negativa" invece, essa si propone di eliminare e correggere caratteristiche che sono "difetti", e in senso lato, eliminare gli individui che le presentano. Il principio di partenza di questa visione, non e' sempre moralmente cosi' aberrante. C'e' un dato di fatto da tenere in considerazione: molte malattie congenite sono in grado di provocare dolore fisico e mentale non solo per i soggetti portatori ma anche per le persone che gli sono intorno e che si prendono cura di loro. In questi termini e' possibile parlare di eugenetica preventiva, dandogli il nome meno inquietante di diagnosi. La diagnosi e' un dovere che ogni medico svolge quotidianamente, quando scopre il caso che gli si pone davanti e lo analizza alla luce delle sue conoscenze. Laddove la diagnosi si rivela corretta e completa, il dovere successivo del medico e' informare e sostenere il paziente, indirizzandolo e mai obbligandolo verso le scelte mediche piu' opportune. In senso lato anche questa e' eugenetica, perche' permette di agire, seppur preventivamente, su situazioni che, se perpetuate, porterebbero sicuramente dolore, disagi e costi sociali elevati.
Ma ci sono delle ragioni morali precise che spingono un medico a consigliare una diagnosi pre-impianto o un aborto terapeutico. Ragioni morali che differiscono anni luce da quelle che stuzzicavano gli eugenisti del '900 a sterminare famiglie intere di persone poco intelligenti con la scusa che "tre generazioni di imbecilli erano piu' che sufficienti".
Le conoscenze sul genoma umano sono ancora talmente precarie, che temere la rinascita di movimenti eugenisti e' quantomeno inutile se non bizzarro. Cio' che occorre e' ricerca, studio e sperimentazione. La terapia genica, cosi' come la clonazione terapeutica o le nuove forme di trapianti, sono tecniche che spaventano perche' recenti e poco chiare per i non addetti ai lavori.
Ma la giusta chiave di lettura e' quella che Boncinelli riassume cosi': "il nodo fondamentale e' che la scienza e la societa' devono offrire delle opportunita' e dei presidi. In una societa' che ha come riferimento il valore dell'autonomia e che e' pluralista, l'individuo deve poter acquisire tutte le informazioni utili ad una scelta consapevole e deve poter decidere della propria sorte e di quella dei suoi figli".
 
 
 
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