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 ITALIA - ITALIA - Diritto di nascita e diritto di non-nascita. Diritto alle cure, diritto alle ricerche. Diritto alla vita, diritto dell'individuo. La giurisprudenza e la giustizia etica
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Articolo di Vincenzo Donvito
5 agosto 2004 18:37
 
Lascia stupiti una recente sentenza di Cassazione con cui i giudici hanno stabilito che la malformazione di un feto non e' motivo sufficiente per consentire la pratica abortiva. E quindi che l'eventuale aborto sarebbe possibile solo se questa malformazione arrechi un danno alla salute fisica o psichica della donna. Cioe' non esiste -secondo i giudici- il "diritto a non nascere", ma solo il "diritto a nascere". Nel contempo e' stata riconosciuta legittima la richiesta di rimborso che una coppia ha avanzato nei confronti di un medico che non li aveva informati sul fatto che il feto era portatore di una malattia genetica, per cui a loro insaputa era nata una bimba talassemica. Ma non legittima la richiesta di rimborso per la bimba stessa, appunto perche' non esiste il "diritto a non nascere", ma tutte le leggi facilitano e aiutano nel senso contrario.
Il nostro stupore per la sentenza nasce, ovviamente, non dal rimborso riconosciuto per la non informazione medica sullo stato del feto, ma per la disquisizione da tribunale etico a cui i nostri giudici si sono prestati.
Che bisogno c'era di una disquisizione di questo livello?
Come si fa a parlare di diritti di qualcuno che non esiste?
Cosa vuol dire "diritto a nascere" o "diritto a non-nascere"?
Come interloquisce il portatore di questo diritto, dal momento che lui stesso non esiste?
Si fa forse confusione con il diritto di una gestante a portare avanti (o interrompere) la sua gravidanza?

Forse un tribunale di non so quale giustizia di non so quale religione di non so quale epoca del passato, si sarebbe impegnato nel discettare in questo senso. Ma che lo faccia la corte del piu' autorevole livello di giudizio di un Paese retto da una Costituzione repubblicana dove si sanciscono i diritti dei suoi cittadini, ci lascia di stucco. Anche per come viene impegnato il tempo e il denaro pubblico.
La irricevibilita' dei quesiti per mancanza del significato giuridico degli stessi, non sarebbe stata opera meritoria?
La capacita' di selezionare cio' che e' di propria competenza o meno, e' cosi' difficile?
In seguito a questa sentenza abbiamo registrato anche il plauso del presidente del Comitato Nazionale di Bioetica. Non poteva essere altrimenti, perche' per giustificare la propria esistenza ci si aggrappa a tutto.
Siamo proprio sicuri di essere un Paese, e dei cittadini, che hanno bisogno di giudici e di uno Stato che ci dicano quale sia l'etica giusta e quella sbagliata, dando diritti (e i doveri?) a chi non esiste?
Perche' e' tutto qui il problema. Identico a quello del divieto della ricerca sulle staminali embrionali, e che si pensava aver dimensionato (nel senso che ognuno e' libero di rispettare la sua etica da se stesso senza che sia lo Stato a dovergli imporre quella di chi lo governa) con la legalizzazione della pillola contraccettiva, dell'aborto e della pillola del giorno dopo. Ma non e' cosi'. Perche' la maggioranza etica che ci governa su queste questioni (quindi non solo la maggiorparte del centro-destra), non potendo rimettere mano alle leggi consolidate per non fare figuracce in tutto il mondo (ve l'immaginate se rivietassero la pillola contraccettiva, eppure nell'ambito dei principi che agitano sono gli stessi per cui vietano la ricerca embrionale), si butta a capo fitto su cio' -le staminali embrionali per l'appunto- che e' ancora poco e mal conosciuto, giocando sugli ipotetici scenari di un mondo di cloni e di vari Frankstein. Talvolta favorita da un'informazione di massa che non distingue tra clonazione terapeutica e riproduttiva, e che, in un editoriale di alcuni giorni fa sul quotidiano "La Stampa", chiamava pillola del giorno dopo la RU486.
Quindi la nostra Cassazione etica, ha di che lavorare.
 
 
 
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