Il Dalai Lama ha conosciuto lo stress. Il savio buddista l'ha confessato il 12 novembre davanti a una decina di migliaia di specialisti del sistema nervoso e del cervello, convenuti a Washington da tutto il mondo per il congresso di neuroscienze. Abituato ad esprimersi in pubblico e ad incontrare i grandi della Terra, al momento di prendere la parola all'apertura dei lavori il Dalai Lama era piu' agitato di quanto non lo fosse tre giorni prima, durante l'incontro con il presidente
George Bush. Va chiarito che il suo intervento al congresso di Washington era stato preceduto da quattro mesi di polemiche. Oltre seicento persone avevano sottoscritto una petizione per chiedere di cancellare la sua visita, motivata con l'inopportunita' di mescolare scienza e religione, mentre piu' o meno altrettanti firmatari aderivano a una contro petizione, favorevole alla presenza del dignitario tibetano in esilio. Una polemica dai contorni piu' accesi per la tensione che attualmente si respira negli Stati Uniti tra scienziati e gruppi religiosi favorevoli al creazionismo o
disegno intelligente, dottrina che contraddice la teoria evoluzionista di
Darwin. "Chi e' il prossimo Papa?", ha chiesto polemicamente
Philip Bickler dell'Universita' di California firmando la petizione contraria. Per
Anna Marie Kenney, dell'Istituto
Sloan-Kettering di New York, gli specialisti in neuroscienze non possono guidare l'opposizione al disegno intelligente se incoraggiano la presenza dei leader religiosi ai loro convegni. Il peso della petizione e' stato pero' indebolito dall'alto numero di firme di ricercatori d'origine cinese, i quali denunciavano la trasformazione del congresso in un
meeting politico. Alla fine, solo sei partecipanti hanno disdetto la loro partecipazione, ha spiegato
Carol Barnes, presidente della Societa' di neuroscienze. I ricercatori hanno fatto una fila di ore per poter assistere alla conferenza e poi applaudire a lungo
Tenzin Gyasto, considerato dai tibetani la quattordicesima reincarnazione del Buddha.
Il Dalai Lama ha saputo prontamente superare il suo disagio, per evocare, in un misto di tibetano e di
broken English, punteggiato da scoppi di risa e da raschiamenti di gola, i rapporti tra scienza e buddismo. Ha riaffermato cio' che aveva scritto in una
tribuna sul New York Times: "Se la scienza dimostra che certe convinzioni del buddismo sono sbagliate, il buddismo le cambiera'". Piu' volte nella sua vita ha affermato che se non fosse monaco, sarebbe diventato ingegnere. E' appassionato di meccanica, "tranne quella dei computer". "Il mio cervello non e' adatto a lavorare con i computer. Non c'e' speranza.", ha ammesso con una risata contagiosa. E' stato amico del filosofo delle scienze
Karl Popper e del fisico tedesco
Carl von Weizsaecker. Alla fine di settembre ha partecipato a un dibattito al prestigioso
Massachusettes Institute of Technology. Il suo ultimo saggio pubblicato
"L'universo in un solo atomo: la convergenza della scienza e della spiritualita'" e' stato pero' criticato dal New York Times, che l'ha giudicato una
versione orientale del "disegno intelligente". Ma la critica non ha scalfito la sua "fede nella scienza". I monaci stessi sono oggetto di esperimenti. Molti di loro, a partire da
Français Matthieu Ricard hanno consentito a farsi impiantare elettrodi nel cranio e a sottoporsi a vari esami IRM in modo che gli studiosi potessero osservare il loro cervello durante le sedute di meditazione. Tenzin Gyasto ha risposto, a mo' di battuta: "Se un'operazione al cervello consentisse di ottenere gli stessi effetti delle numerose ore di meditazione quotidiana, mi farei operare". La meditazione e' oggetto di numerose pubblicazioni che dimostrerebbero la sua capacita' di trasformare la struttura cerebrale. Esperimenti e risultati confutati, pero', da chi si opponeva alla presenza del Dalai Lama al congresso.