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 COREA DEL SUD - COREA DEL SUD - Corea del Sud. E fu clonazione umana terapeutica
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Articolo di Rosa a Marca, Cinzia Colosimo, Donatella Poretti
19 febbraio 2004 18:53
 
Scienziati statunitensi e sud-coreani hanno annunciato di aver clonato per la prima volta un embrione umano ed essere riusciti a selezionare le cellule staminali embrionali. L'esperimento rappresenta la prima clonazione del genere della quale siano stati pubblicati i risultati ed e' con ogni probabilita' destinato a riaprire le polemiche sulla clonazione umana. Cio' che e' stato eseguito alla Seul National University, secondo i risultati presentati a Washington il 12 febbraio, e' la 'clonazione terapeutica', che prevede la creazione di embrioni -fatti sviluppare fino allo stadio di blastocisti- finalizzati all'estrazione di cellule staminali, che vengono poi coltivate per ricreare particolari tessuti umani.
La ricerca e' stata condotta dal gruppo dell'universita' di Seul guidato da Woo Suk Hwang, e da quello dell'universita' del Michigan diretto da Jose Cibelli, che ha in seguito precisato di non avere partecipato alla fase della clonazione, ma a quella della sua verifica. Si tratta del passo piu' avanzato fatto finora nella clonazione di un embrione umano. Il primo annuncio della clonazione del primo embrione umano era stato dato nel novembre 2001 dall'azienda statunitense ACT (Advanced Cell Technology) e in seguito, nel dicembre 2003, la stessa azienda aveva raggiunto uno stadio di sviluppo ancora piu' avanzato, arrivando a 16 cellule. Adesso la ricerca e' arrivata al limite massimo dello sviluppo di un embrione in provetta, compiendo un balzo in avanti fino a 60-80 cellule e ottenendo quindi una blastocisti. Dopodiche' perche' l'embrione sopravviva e' necessario impiantarlo in utero. Ma i due gruppi di ricerca non hanno alcun interesse nella clonazione a fini riproduttivi. L'unico obiettivo del loro esperimento e' infatti ottenere dall'embrione la riserva di cellule staminali da coltivare in laboratorio e da usare a scopo terapeutico. Raggiungere lo stadio di blastocisti e' necessario perche' e' soltanto in esso che si formano le cellule staminali.

L'annuncio della riuscita dell'esperimento e' stato dato dall'équipe degli scienziati sud-coreani, attraverso un comunicato diramato, a corredo di uno studio relativo ai progressi compiuti, dall'American Association for the Advancement of Science.
Alla base della nuova tecnica, il prelievo di frammenti di cellule non riproduttive da sedici donne donatrici, tutte volontarie non pagate, e il trapianto di tali frammenti negli ovuli (complessivamente 242 quelli prelevati e utilizzati) delle donatrici stesse. Vi si sono così sviluppati una trentina di blastocisti, vale a dire masse cellulari a uno stadio dell'evoluzione embrionale che prelude alla formazione del feto. Venti degli stessi blastocisti hanno completato il loro sviluppo, generando cosi' anche le cellule staminali che con la coltura hanno cominciato a differenziarsi nei principali tipi di tessuto umano. Trapiantate nell'organismo di topi da laboratorio, le cellule stesse si sono differenziate ulteriormente in tipi ancora piu' specifici, dimostrando come il procedimento elaborato dall'équipe sud-coreana e' in grado di creare cellule di base altamente versatili, "pluri-funzionali", capaci cioe' di sopperire agli usi terapeutici piu' diversi.

Secondo fonti scientifiche Usa, finora qualcosa di analogo era stato possibile conseguirlo partendo da campioni prelevati a topi, ma nessuno era mai riuscito a generare una simile sequenza di cellule staminali umane, mature e complete per di piu'. I fattori che il dottor Hwang ha indicato come decisivi ai fini dell'ottenimento di un tale risultato sono stati, nell'ordine:
- la disponibilita' di ovuli delle donatrici estremamente freschi e dunque attivi;
- l'osservanza di tempi strettissimi per il prosieguo del protocollo con il completamento delle successive operazioni;
- un nuovo metodo per l'estrazione del Dna dalle cellule impiegate.

"Il nostro sistema apre le porte all'uso di queste cellule prodotte in modo speciale nella medicina dei trapianti", hanno spiegato gli autori del lavoro. I ricercatori, che escludono qualsiasi tentativo di produrre esseri umani clonati, un tentativo che non esitano a definire "folle", hanno trapiantato le cellule staminali prelevate dagli embrioni clonati nei topi, dove hanno iniziato a differenziarsi ulteriormente.
Hwang Woo Suk, ha spiegato che il gruppo e' gia' riuscito a trasformare le cellule staminali in neuroni, avvicinandosi di molto alla fase di sperimentazione clinica della scoperta.
"Ormai la clonazione terapeutica e' una realta'. Con l'avvenuto ottenimento di neuroni dalle cellule staminali embrionali non ci resta ora che dedicarci alla sperimentazione clinica. E la fase che attualmente stiamo percorrendo e' lo studio di quali tessuti queste cellule vadano a formare e come sia possibile controllare questo processo", ha affermato il docente della Seul National University in un'intervista all'agenzia di stampa Yonhap.
Wang ha spiegato che il successo e' stato possibile grazie alla collaborazione di volontarie che hanno donato al team ovuli appena prodotti. L'ottima qualita' degli ovuli ha permesso la soddisfacente riuscita del trapianto di cellule somatiche negli ovuli privati dei nuclei originari.
Il ricercatore, tuttavia, si e' lamentato della diffusione della notizia ben prima dell'embargo concordato con la rivista 'Science' che pubblica nel suo nuovo numero la descrizione accurata della ricerca e ne fa il titolo di copertina. "La diffusione anticipata della notizia ci ha creato grossi problemi", ha detto Wang preannunciando una conferenza stampa ufficiale a Seattle per il giorno seguente. La notizia, era stata infatti diffusa la notte (tra l'11 e il 12 febbraio) dal quotidiano coreano Joongang Ang Ilbo, che ha rotto l'embargo che la rivista scientifica internazionale aveva fissato per le 20,00 del 12 sera (ora italiana).

L'obiettivo degli esperimenti e' la clonazione a scopo terapeutico: avere a disposizione una riserva di cellule prelevate dallo stesso paziente vuol dire avere a disposizione cellule compatibili con quelle del paziente cui e' diretta la terapia ed evitare cosi' problemi di rigetto. Le nuove cellule potrebbero infatti essere usate per riparare il tessuto del cuore colpito dall'infarto, quelli delle ossa danneggiati dall'osteoartrite, o ancora quelle di insuline per la cura del diabete, o quelle del cervello per la cura di malattia neurodegenerative come il morbo di Parkinson. In quest'ultima direzione si stanno gia' muovendo i ricercatori di Seul, che dalle staminali embrionali hanno gia' ottenuto la prima linea cellulare di neuroni.


I COMMENTI


Ma perche' l'esperimento e' avvenuto nella Corea del Sud, piuttosto che in uno dei Paesi al mondo piu' avanzati dal punto di vista scientifico, come gli Usa? Se lo e' chiesto anche il quotidiano Wired News, in un articolo che spiega come la politica, l'economia e le risorse umane siano contemporaneamente i fattori necessari per raggiungere questi obbiettivi. Secondo Rudolf Jaenish, del MIT, dell'Istituto Whitehead di Ricerca Biomedica a Cambridge, Massachusetts, "il sostegno locale del Governo e' fondamentale. Negli Usa questo e' totalmente assente, anzi e' uno dei fattori che contribuiscono al rallentamento scientifico del nostro Paese. Al contrario, la legislazione sudcoreana permette ai ricercatori di lavorare in un ambiente politicamente confortevole". Leggi dunque, ma anche disponibilita' finanziaria di investitori privati e soprattutto quello che comunemente si chiamia know-how. Secondo Shin Yong Moon, ginecologo del team sud coreano, "abbiamo tentato numerosi esperimenti su animali prima di arrivare al protocollo desiderato. Abbiamo puntato alla massima efficienza e ai massimi risultati".
"E' un esperimento che porta la prova, gia' anticipata, che la clonazione terapeutica umana e' possibile", dice ancora Jaenisch. "Tuttavia ad ora mancano ancora le applicazioni pratiche. Saranno necessari anni di ricerca in piu' prima che i trapianti delle cellule staminali embrionali possano essere presi in considerazione negli uomini".

"C'e' un grande consenso tra gli scienziati, compresi gli autori dell'articolo e l'AAAS, che edita la rivista Science. Qualunque tentativo di clonare un essere umano sarebbe sbagliato e altamente pericoloso. La clonazione a fini riproduttivi deve essere bandita", spiega Donald Kennedy, direttore di Science. "Ma la creazione di cellule staminali attraverso il trasferimento nucleare dalle cellule di qualcuno che necessita un trapianto puo' essere molto promettente e aiutare persone colpite da malattie devastanti. [.] I risultati sono promettenti, ma la clonazione terapeutica non e' dietro l'angolo: Serviranno comunque anni prima che queste cellule possano essere utilizzate per i trapianti".

La scoperta "dimostra che e' possibile generare cellule staminali embrionali umane geneticamente identiche al donatore del nucleo". Per il professor Giulio Cossu, docente di Istologia e Embriologia all'Universita' La Sapienza di Roma, si tratta di un grande progresso terapeutico potenziale: a una persona colpita da una malattia che danneggia un tessuto, come un infarto o un'affezione degenerativa, si potrebbero in teoria rimpiazzare le cellule danneggiate con cellule identiche alle sue, superando cosi' i classici problemi di rigetto. Cossu, punta il dito contro la legge italiana appena approvata: "impedisce all'Italia di fare ricerca sulle cellule staminali embrionali, vieta l'utilizzo di embrioni congelati. Vieta cioe' l'utilizzazione di embrioni che sarebbero altrimenti distrutti, da cui si fanno derivare in molti i Paesi del mondo le cellule staminali".
Dal punto di vista tecnico, osserva Cossu, i ricercatori sudcoreani sono riusciti a realizzare "un trasferimento nucleare in un ovocita umano e a farlo sviluppare fino allo stadio di blastocisti. Da qui hanno fatto derivare delle linee di cellule embrionali staminali umane che, e' stato dimostrato, sono per molti parametri equivalenti a quelle derivate da una blastocisti umana normale". Ora manca il passo successivo, cioe' la "differenziazione" delle cellule. Anche se a "una prima, veloce, lettura posso dire che appare un lavoro scientificamente solido" e importante, allo stato delle cose "non si e' ancora in grado di indirizzare il successivo differenziamento delle cellule verso il tipo di cellule che serve, cioe' quelle colpite dalla malattia". Unica eccezione, forse, aggiunge Cossu, i neuroni dopaminergici, che sarebbero necessari per la terapia del Parkinson.
Il successo sudcoreano pone comunque degli interrogativi etici sulla clonazione umana. "Da questo punto di vista la mia personale posizione e' che andrebbe seguita la procedura del 'male minore'. Quando anche si voglia dare una dignita' di essere umano ad una blastocisti, cioe' ad una struttura di 32 o 64 cellule che non e' formalmente un embrione (non deriva cioe' dall'unione di uno spermatozoo e di un uovo), bisogna sapere che sull'altro piatto della bilancia c'e' la possibilita' che questa stessa blastocisti venga utilizzata per salvare la vita di una persona colpita da una malattia grave, che ne condiziona durata e qualita'".

"Dal punto di vista scientifico si tratta indubbiamente di una scoperta positiva e molto importante", commenta Carlo Alberto Redi, genetista e direttore a Pavia del Laboratorio di biologia dello sviluppo. "I ricercatori americani e coreani hanno affermato di aver utilizzato 242 cellule uovo, prelevate da 16 donne. Per ottenere una produzione cosi' alta, le volontarie sono state superstimolate, un processo molto dannoso per la donna. Il rischio e' che le "fonti" di cellule uovo vengano cercate sempre piu' spesso negli strati sociali meno protetti, ad esempio nei Paesi poveri. [.] Al contrario di quanto afferma il presidente americano George Bush, le linee di cellule staminali di cui dispone al momento la ricerca sono pochissime, e per la maggior parte inquinate. In realta', pero', abbiamo indirettamente una grandissima fonte. Si tratta delle centinaia di migliaia di embrioni crioconservati, che vengono mantenuti inutilizzati nei congelatori di tutto il mondo. Credo che questi embrioni meritino maggior rispetto, sono si' una tappa dello sviluppo umano, ma sara' meglio utilizzarli per scoprire nuove cure, e quindi partecipare alla vita di altre persone, che essere gettati in un lavandino. [.] Si stima che in Italia ci siano quasi 35 mila embrioni criopreservati. Lasciandoli dove sono o gettandoli via, si contribuira' solo alla loro lenta morte".
"Questo lavoro rappresenta un progresso sostanziale nella ricerca della generazione dei tessuti trapiantabili che siano compatibili con il sistema immunologico del paziente", commenta Roger Pedersen, professore di Medicina rigenerativa dell'Universita' di Cambridge. Un progresso che permettera' che "si acceleri lo sviluppo di modalita' alternative di riprogrammare cellule umane, affinche' in futuro diminuisca la necessita' di utilizzare ovuli umani per questo scopo".

Per Robert Lanza, dell'Advanced Cell Technologies, " gli obbiettivi terapeutici della clonazione dovrebbero essere i veri protagonisti", ecco perche' "e' giunto il momento di dichiarare la clonazione riproduttiva illegale in tutto il mondo. Anche se ricercatori come me, o i miei colleghi sudcoreani hanno le capacita' per portare avanti questi esperimenti, i rischi di fallimento sono ancora troppo alti e occorre concentrarsi su obbiettivi piu' ragionevoli a breve termine. Il 96% delle gravidanze di embrioni clonati fallisce, e quelle che riescono ad arrivare al termine, portano gravi fardelli di malformazioni e difetti".

Per George Daley, della Harvard Medical School, la ricerca dei coreani dovrebbe far rivedere le posizioni sulle ricerche con embrioni dei Governi Usa e di altri Paesi : "non c'e' consenso sulla questione, ma viviamo in societa' pluraliste e il rispetto per la separazione tra Stato e Chiesa dovrebbe far si' che la ricerca venga liberata". Il rischio di proibire la clonazione terapeutica e' grande: "la ricerca e' nelle fasi iniziali e non deve dare grossi profitti per l'industria nel prossimo futuro. Invece, nei prossimi anni, deve dare origine a terapie rivoluzionarie".

Stefano Di Donato, direttore del dipartimento di ricerca dell'Istituto Neurologico Besta di Milano spiega: "non e' una notizia choc quella che arriva dalla Corea. La clonazione terapeutica, nell'era Veronesi, era una delle cinque vie per la ricerca sulle cellule staminali su cui, in Italia, la societa' civile aveva sciolto ogni riserva dal punto di vista etico. Il vero smacco ora e' dover stare alla finestra a guardare. Nel nostro Paese la scienza non e' libera, e' ingessata da imposizioni di carattere religioso". In merito alle ricerche con le staminali embrionali e adulte, in Italia siamo davanti ad una scelta obbligata: "molto peggio, in Italia siamo fermi. Da dieci anni, stiamo arretrando. La scienza, invece, deve essere libera con un controllo etico della societa' civile". E il rapporto Dulbecco che indicava la via della clonazione terapeutica e' stato "cancellato dalla legge sulla fecondazione. Da imposizioni di carattere religioso. Nel nostro Paese non c'e' ne' sufficiente scienza diffusa, ne' sufficiente ricerca".

Per Ramiro Quintana, vicedirettore medico dell'Istituto della Fertilita' dell'Universita' di Buenos Aires: "si tratta di un progresso sorprendente. Sappiamo che l'origine della nostra informazione genetica viene da cellule staminali embrionali, che poi si differenziano in fibroblasti, cellule cardiache, pancreatiche, eccetera. Mentre non e' chiaro se le cellule adulte possano trasformarsi in qualunque tipo di tessuto. In quanto alla clonazione riproduttiva, nessuno la sta cercando, perche' e' molto inefficiente".

Secondo Paolo Argibay, direttore dell'Istituto di Scienze di Base e di Medicina Sperimentale dell'Ospedale Italiano, sempre in Argentina: "la clonazione terapeutica e l'ottenimento di cellule staminali embrionali umane permettera' di studiare innumerevoli processi collegati con la biologia dello sviluppo embrionale umano. [.] Credo che questa tecnologia sara' tra le scelte terapeutiche trapiantologiche del prossimo decennio, tuttavia sarei estremamente cauto rispetto alla sua applicazione nella medicina. Questa tecnologia non e' regolamentata con leggi in maniera chiara, e dovrebbe esserlo solo dopo un ampio dibattito".

"Nessuna tecnologia, dall'uso del fuoco fino a quello degli antibiotici e' libera da rischi. Cio' che deve essere soppesato sono i potenziali benefici contro le applicazioni indesiderabili", ha commentato Lino Barañao, ricercatore del Conicet, docente dell'Universita' di Buenos Aires e presidente dell'Agenzia di Promozione Scientifica e Tecnologica. "In questo caso stiamo parlando della sopravvivenza o del miglioramento della qualita' della vita di centinaia di migliaia di pazienti contro la possibilita' non sicura che ad un certo momento nasca un individuo gemello identico di un altro gia' esistente. Per questo, lontano dal dibattito eminentemente mediatico che circonda la clonazione terapeutica, Paesi come l'Inghilterra, Israele e la stessa Corea hanno incardinato politiche attive di sostegno alla ricerca con le cellule staminali embrionali, che senza dubbio porteranno ad un piu' rapido accesso dei suoi abitanti alle nuove terapie e a considerevoli benefici economici conseguenti alla commercializzazione delle nuove tecnologie.
Per Mario de Sousa, specialista in riproduzione assistita dell'Istituto di Scienze Biomediche di Abel Salazar (Porto, Portogallo) l'obiettivo dell'esperimento: "prova che la clonazione terapeutica funziona bene negli umani e credo corretto che abbiano tracciato bene una meta di lavoro, che e' stata quella di provare unicamente che era possibile arrivare ad una linea di cellule staminali pluripotenti", cioe' in grado di generare qualsiasi tessuto o organo, ma non un embrione.

Lo specialista portoghese in bioetica, Daniel Serrão e responsabile per l'elaborazione di un documento per il Governo preparatorio di una legge sull'uso degli embrioni nella scienza, spiega di non vedere nessun impedimento etico nell'esperimento coreano. "Non si tratta di clonazione, perche' non erano coinvolti gameti maschili e femminili, neppure c'e' un processo di fertilizzazione. E' un prodotto biologico conseguito con cellule somatiche, tramite trasferimento nucleare. Credo che neppure si tratti di clonazione terapeutica. [.] Troviamo strutture simili ai blastocisti nei tumori e non c'e' un processo di fecondazione, ma di semplice divisione cellulare".

A non vedere problemi etici e' anche Montse Boada, biologa e coordinatrice del Programma di Fecondazione in Vitro e Donazione dell'USP, Istituto Dexeus di Barcelona: "l'embrione che si e' utilizzato in questo caso non deriva da uno spermatozoo e da un ovulo, per cui non ne derivano problemi etici". "Anche se sembra il contrario, si inizia solo ora a lavorare con le cellule staminali embrionali", per cui questo tipo di esperimenti "non hanno per ora alcuna possibilita' di essere applicati nella terapia clinica quotidiana".

Il presidente della Societa' Internazionale di Bioetica, lo spagnolo Marcelo Palacios si e' rallegrato per la notizia dato che "bisogna tentare tutte le possibilita' di ottenere le cellule staminali, che possono aiutare nella cura delle diverse patologie". Per Palacios "etico e' pensare nelle possibilita' future dei pazienti, per cui e' necessario sostenere qualsiasi metodo per ottenere cellule staminali, sia che siano provenienti da embrioni sovrannumerari dalle tecniche di fecondazione in vitro, da feti abortiti, da cellule staminali adulte o da cellule ottenute per trasferimento nucleare o per clonazione". "Ho sempre difeso la clonazione terapeutica, perche' apre grandi possibilita' per progredire nel trattamento di malattie gravi e diffuse come il diabete, il Parkinson, tra le altre".

Bernat Soria, direttore dell'Istituto di Biotecnologia dell'Universita' Miguel Hernandez di Elche, e coordinatore del programma di ricerca con le cellule staminali della Junta dell'Andalusia, ha parlato di una notizia di grande importanza perche' "apre definitivamente le porte alla clonazione terapeutica negli uomini" Soria ha evidenziato "il rigore e la serieta'" della ricerca realizzata dai suoi colleghi sudcoreani, con cui aveva in passato lavorato. Fino ad ora la clonazione terapeutica "era stata possibile sono nei topi e nelle mucche", le difficolta' sperimentate nei primati aveva infatti persino messo in dubbio la fattibilita' negli umani. Questa scoperta "apre la porta ad un futuro in cui si possono rigenerare organi e tessuti di un paziente".

"Benvenuta la clonazione terapeutica" e' il commento di Elkin Lucena, genetista colombiano e specialista in medicina riproduttiva, "un fatto che che rivoluzionera' nei prossimi anni completamente la biomedicina riproduttiva e della terapia medica per molteplici malattie come in diabete, il Parkinson, l'Alzheimer e molte altre". Sul fatto che alcuni sono contrari a questo tipo di ricerche Lucena spiega come "l'umanita' non si mettera' mai d'accordo su questi temi. Dobbiamo accettare che siamo divisi. Quelli che si oppongono hanno le loro ragioni. Ma noi che stiamo celebrando il successo di questo clone umano per la clonazione terapeutica, non stiamo parlando di clonazione riproduttiva, che invece e' condannabile. (Questo evento) e' un grande beneficio per l'umanita'. Non si puo' negare all'umanita' i progressi della scienza e della tecnologia, anche utilizzando embrioni alle fasi iniziali. Una parte dell'umanita' dice che la vita inizia al momento del concepimento, una cosa che noi invece non crediamo che sia cosi'".

Un "risultato scientifico straordinario" che "rende ora piu' scottante decidere come affrontare in modo serio la clonazione terapeutica": e' il commento di Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti, del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell'universita' di Pavia.
"Resta aperto il problema etico", ha rilevato Silvia Garagna. "I dati scientifici e sperimentali dimostrano adesso che la clonazione a fini terapeutici e' fattibile, e' quindi necessario affrontare questa possibilita' in modo etico", ha aggiunto. L'esperimento e' "importantissimo" perche' dimostra che la possibilita' di ottenere per mezzo del trasferimento nucleare "cellule staminali embrionali compatibili con il sistema immunitario del paziente che riceve il trapianto. Rende piu' vicina la terapia cellulare".
Ottimista anche Zuccotti, che nel 1998 ha preso parte all'esperimento di clonazione del topo nel laboratorio di Ryuzo Yanagimachi, nell'universita' delle Hawaii. "E' un risultato che ci si aspettava. Prima o poi sarebbe stato fatto. C'erano poche ragioni per credere che, funzionando negli animali, la tecnica non dovesse funzionare nell'uomo". Le implicazioni scientifiche dell'esperimento, ha aggiunto, "sono importantissime" e "potrebbero avere risvolti molto interessanti nelle applicazioni terapeutiche". E' vero comunque, che "nel momento attuale studi come questi potrebbero essere condotti tranquillamente nell'uomo. In questa fase della ricerca non c'e' necessita' di utilizzare embrioni umani".
Occorre inoltre riflettere sul problema della comparsa di anomalie nelle cellule ottenute per trasferimento nucleare. In esse, infatti, i geni che controllano lo sviluppo mostrano uno sviluppo anomalo. Possono cioe' entrare in attivita' in ritardo, o possono esprimersi troppo o troppo poco, o non esprimersi affatto. "Di qui la preoccupazione che le staminali embrionali possano esser e portatrici di anomalie cromosomiche o genetiche. Bisogna adesso capire il perche'. Per questo motivo la clonazione a fini riproduttivi va assolutamente impedita, mentre dal punto di vista scientifico esperimenti come questi sono modelli di studio molto importanti".

Oggi piu' che mai bisogna stabilire se la ricerca ha un limite: per l'andrologo Carlo Foresta dell'Universita' di Padova, queste ricerche sono di grande valore sperimentale e certamente aprono scenari interessanti per l'utilizzazione terapeutica di queste cellule in alcune malattie come il Parkinson, il diabete ed in genere tutte le gravi malattie degenerative. "Ma quale e' l'altra faccia della medaglia? Quando un embrione ha personalita' giuridica e quindi diritti? Sono questi interrogativi che devono essere oggetto di grandi riflessioni, e le risposte a questi interrogativi sono piu' complesse e difficili delle stesse tecnologie scientifiche che consentono di ottenere questi risultati. In altre parole, oggi piu' che mai bisogna stabilire se e' vero che la ricerca non debba avere confini e limiti". "Noi sperimentatori abbiamo strade alternative per raggiungere gli stessi obiettivi con strategie diverse? Credo che una risposta a queste domande sia obbligatoria, non solo per me ma per tutti quelli che affrontano questi problemi dal punto di vista sperimentale".

"Quello condotto dai ricercatori prelude proprio alla clonazione terapeutica -commenta il genetista dell'universita' di Roma Bruno Dallapiccola- anche se l'utilita' di queste tecniche e' ancora tutto da dimostrare. Infatti non e' detto che le cellule ottenute una volta trapiantate nell'essere umano si specializzino nel senso giusto. Inoltre queste ricerche pongono problemi etici enormi".

"Tecnicamente il lavoro pubblicato su Science non propone nulla di nuovo. Pubblicarlo e' stata piuttosto una scelta editoriale da parte della rivista: ha voluto gettare un sasso nello stagno del dibattito etico", ha rilevato Angelo Vescovi, co-direttore dell'Istituto Cellule Staminali del San Raffaele di Milano.
L'effetto di questo annuncio sara', secondo Vescovi, quello di rilanciare un dibattito delicatissimo quanto acceso, diviso fra grandi questioni etiche e forti interessi economici. "Il vero problema e' piuttosto nel fatto che lo sviluppo di cellule umane ottenute da un embrione clonato non e' completamente normale dal punto di vista genetico". "Nessuno sa al momento quale sia l'origine di queste alterazioni. "Ma e' sicuro che le cellule nervose clonate avranno delle alterazioni. Bisogna adesso studiare quali".

Una sperimentazione "inaccettabile e ingiustificata, indegna di una societa' civile", quella annunciata da ricercatori americani e sudcoreani. E' il commento di Don Roberto Colombo, responsabile del Laboratorio di Biologia molecolare e Genetica umana dell'Universita' Cattolica di Milano, che si occupa prevalentemente di malattie genetiche ma non e' direttamente coinvolto nella ricerca sulle staminali. "Se da una parte essa si e' concretizzata in un gravissimo attentato agli embrioni generati in laboratorio e poi soppressi, dall'altra, questa non e' l'unica strada possibile per arrivare allo stesso scopo terapeutico".

"Gli scienziati non dovrebbero poter andare in giro per il mondo, in Paesi dove mancano le leggi, per sperimentare senza regole tecniche di manipolazione della vita umana. Questo nuovo esperimento su tessuti e cellule umane conferma l'urgente necessita' di una moratoria internazionale in materia di clonazione". E' quanto sostiene il professor Ignazio Marino, direttore del centro trapianti della Thomas Jefferson University di Philadelphia che critica il comportamento dei ricercatori coreani e americani. "Mi sembra infatti che questa sperimentazione non trovi alcuna giustificazione ne' dal punto di vista etico, ne' scientifico".

Dalla comunita' scientifica giapponese, che proprio in questi giorni sta iniziando esperimenti analoghi, si sono levate voci di consenso e grande speranza, ma anche alcuni dubbi. Il direttore del Laboratory for Stem Cell Biology di Riken, il dott. Shinichi Nishikawa e' fra i piu' entusiasti. Ha infatti dichiarato che questo e' un periodo felice per la scienza, che ora puo' concentrarsi veramente a combattere le malattie per alleviare la sofferenza umana. Mentre Motoya Katsuki, direttore del National Institute for Basic Biology, sostiene che "avrebbero dovuto condurre piu' esperimenti sugli animali e sui primati in particolare. Occorre verificare con esattezza il livello di sicurezza e di pericolosita'". Ma secondo il dott.Fumimaro Takaku, presidente della Jichi Medical School, "e' proprio la differenza fra animali ed esseri umani che ci spinge a iniziare a lavorare su cellule umane clonate. E' necessario prevedere le reazioni dell'uomo oltre che quelle dell'animale". L'Estremo Oriente non ha comunque perso tempo, e in Giappone, qualche giorno dopo la notizia, si e' tenuto un meeting per discuterne. L'argomento e' percio' piu' che mai attuale, per via di una legge che lascia ampio margine di scelta, e che per questo motivo e' perenne oggetto di critica.

Pedro Federico Hooft, membro del Comitato Internazionale di Bioetica dell'Organizzazione Panamericana della Salute ha voluto sottolineare i dubbi rispetto alla clonazione terapeutica: necessaria se viene rispettato pero' il diritto alla vita. "Non c'e' nessuna obiezione etica, ed e' ben vista la possibilita' di generare cellule adulte per rigenerare tessuto ed eventualmente, per uno sviluppo di maggiore progresso tecnologico, senza scartare la possibilita' di generare organi umani; permettendo cosi' di superare tutti gli stimolanti problemi che in questo momento ci sono rispetto a problematiche tanto delicate come quello dei trapianti di organi". Le tecniche di clonazione terapeutica che prevedono l'utilizzazione, e la conseguente distruzione degli embrioni umani, sollevano proteste e perplessita' da parte di organismi internazionali :per le nostre concezioni etiche, compreso il nostro sistema internazionale e quello della Convenzione Americana dei Diritti Umani che concepisce un embrione umano come vita umana, le obiezioni e gli interrogativi etici sono presenti".
"Con 100 milioni di pazienti in attesa di progressi della medicina dei trapianti, sarebbe non sarebbe etico fermare la ricerca ora", ha commentato Carl B. Feldbaum, presidente della Biotechnology Industry Organization (BIO). Questa tecnologia permette di clonare cellule e non di arrivare alla clonazione riproduttiva "l'obiettivo e' di produrre cellule trapiantabili e tessuti, non bambini".
"L'obbiettivo di questa ricerca e' curare i pazienti utilizzando le sue stesse cellule create su misura", ha spiegato Daniel Perry, presidente della Carm, la Coalizione per il Progresso della Ricerca Medica, Usa. "Esiste una linea chiara e netta che separa la clonazione riproduttiva dalla clonazione terapeutica, ed e' l'impianto. Senza questo, nessuna vita umana puo' essere creata".

Christopher Reeve commenta cosi' la scoperta sul quotidiano britannico The Guardian: "la clonazione dell'embrione umano e' una conquista storica che potrebbe rivoluzionare la medicina". "La sorveglianza sara' essenziale, perche' esiste la possibilita' di un cattivo uso e la tecnologia della clonazione non dovra' mai essere usata per riprodurre esseri umani. Ma sbaglia chi dice che la clonazione terapeutica condurra' inevitabilmente alla clonazione riproduttiva. Io non credo alla teoria della "brutta china". [.] Sono un fautore della ricerca scientifica illuminata, perche' vengano alleviate le sofferenze dei milioni di persone al mondo che vivono con malattie incurabili. Le cellule staminali sono solo una parte della questione -che provengano dal midollo osseo, dal cordone ombelicale o dal cervello; o che siano estratte dagli embrioni fecondati in eccedenza, destinati ad essere smaltiti come rifiuti sanitari dai laboratori (delle colture) in vitro-; sono importantissime, ma soltanto una parte della questione. Politicamente, tuttavia, negli Stati Uniti il processo si e' arenato a livello federale. Al Senato ci sono due progetti di legge rivali -uno che vorrebbe permettere il trasferimento di cellule somatiche, e uno che lo vorrebbe proibire- e nessuno dei due ha abbastanza voti. A livello di stati, pero', si sono avute iniziative di successo in California e nel New Jersey. E ho buone speranze che numerosi stati approveranno legislazioni proprie che permettano la ricerca nell'immediato futuro, prima delle elezioni presidenziali. Nel frattempo, sono felice che vari Paesi nel mondo, con alla guida il Regno Unito, Israele, la Svezia, la Corea del Sud, Singapore e numerosi altri, stiano andando avanti con la ricerca. Per i pazienti ci sara' sempre la possibilita' di andare in quei Paesi, o di aspettare che la tecnologia venga importata. La cosa piu' importante e' che, da qualche parte nel mondo, qualcuno stia facendo questo lavoro".
"Finalmente una buona notizia. Sono state selezionate cellule staminali embrionali a partire dal trapianto di cellule somatiche in ovuli privati dei nuclei originari, donati volontariamente da donne. Il Rapporto Dulbecco, frutto di mesi di lavoro di 25 saggi nominati dall'allora ministro della Sanita', Umberto Veronesi, ha trovato una concreta applicazione, non in Italia, ma in Corea del Sud. E pensare che il ministro della Salute Sirchia e monsignor Tonini avevano detto sì alla cosiddetta "via italiana alla clonazione terapeutica"", a ricordarlo e' Luca Coscioni, presidente dell'associazione che porta il suo nome e che si batte per la liberta' di ricerca scientifica, in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Riformista.
"E' il Trasferimento nucleare di cellule staminali autologhe (Tnsa) la via italiana alla clonazione terapeutica, la "soluzione piu' idonea" come base per la cura di dieci milioni di italiani affetti da patologie in gran parte incurabili, patologie cronico-degenerative: morbo di Parkinson, Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia di cui sono affetto, ecc. Essa si basa sull'inserimento di un nucleo di cellula adulta prelevata dal paziente in un ovocita senza il proprio nucleo e consente, evitando la formazione dell'embrione e quindi problemi etici, di ottenere cellule staminali (progenitrici) da differenziare verso le linee cellulari e per la formazione di tessuti. Hwang Woo Suk, capo del team di ricercatori sudcoreani, ha detto che il gruppo e' già riuscito a trasformare le cellule staminali in neuroni, avvicinandosi di molto alla fase di sperimentazione clinica della scoperta. Ma il progresso della scienza puo' essere arrestato, colpevolmente rallentato. In Italia e' accaduto con l'approvazione della legge sulla fecondazione assistita cosi' oscurantista da negare alla scienza persino il diritto allo studio e alla conoscenza. Fortunatamente, nel resto del mondo, si aprono -come era prevedibile- prospettive concrete per la cura di malattie gravissime. Noi italiani, le apprenderemo dai ricercatori stranieri. Penso che per capire cosa significhi questo, non sia necessario essere campioni della cultura laica e progressista", sottolinea Coscioni.

"Dai ricercatori coreani arriva una buona notizia sul fronte della ricerca sulle cellule staminali embrionali, che conferma quantomeno la concretezza delle speranze affidate alla clonazione terapeutica per individuare la cura di malattie come Parkinson, diabete, sclerosi laterale amiotrofica, Alzheimer", e' il commento del segretario dell'associazione Luca Coscioni e europarlamentare radicale Marco Cappato. "I risultati dell'esperimento coreano confermano -se ce ne fosse stato bisogno- l'irresponsabilita' del Parlamento italiano che ha deciso, nel nome della sacralita' dell'embrione, che dall'Italia non potra' venire alcun contributo a questo fronte di ricerca, ne' dal punto di vista operativo e degli investimenti, ne' da quello delle regole, pur necessarie". Cappato ribadisce cosi' l'impegno a fare "tutto il possibile per cancellare una legge che contribuisce a fare del nostro Paese una terra di retroguardia scientifica. Chiediamo agli scienziati, ai laboratori e alle imprese biotecnologiche del nostro Paese di intervenire apertamente, di non aver paura di compromettersi, di scendere in campo con noi e contribuire alla campagna per l'abrogazione della 1514".

Il deputato europeo della CDU, il tedesco Peter Liese, insiste sulla posizione espressa dal suo partito, ossia il divieto internazionale per tutt'e due i tipi di clonazione. Secondo lui, l'esperimento sudcoreano mirerebbe a "un bambino clone" e non alla cura dei malati. Se quell'esperimento venisse ripetuto in molti altri laboratori, si produrrebbero centinaia di migliaia di embrioni clonati; poiche' il loro impianto nell'utero e' un procedimento semplice, c'e' da vedere apparire sulla scena un gran numero di "ciarlatani", pronti a far nascere bambini clone. Nella sua veste di medico, Liese ritiene altamente improbabile la cura dei malati con questa tecnica; l'aver ricavato determinate cellule specializzate da staminali embrionali dimostra ben poco giacche' il traguardo terapeutico e' ancora al di la' da venire, sicuramente piu' lontano della nascita di un clone.

In Germania il presidente della Commissione Etica e Diritto nella medicina moderna, Rene' Roespel, giudica "poco serio, inaccettabile" parlare delle possibilita' di cura tramite la clonazione terapeutica perche' cosi' facendo si gioca con le speranze dei malati. E fa l'esempio di alcune malattie, come la sclerosi multipla, per la quale la clonazione terapeutica non sarebbe affatto un trattamento efficace. Anche il presidente del Consiglio Nazionale di Etica, Spiris Simitis, pone in dubbio l'utilita' della clonazione terapeutica e anzi suggerisce di abbandonare l'aggettivo "terapeutico" che risveglia false speranze, per sostituirlo con "clonazione di ricerca", termine piu' consono agli esperimenti in atto. Inoltre, sollecita il Governo ad adoprarsi affinche' si faccia finalmente chiarezza sulle norme giuridiche in ambito europeo, avendo ben chiaro che, in via di principio, non e' possibile distinguere tra clonazione riproduttiva e clonazione di ricerca. Il piu' duro e' stato il ricercatore genetico, nonche' presidente della Societa' tedesca per la ricerca Ernst-Ludwig Winnacker. Ha ribadito che in Germania e in molti altri Paesi la clonazione terapeutica e' vietata. Si e' poi dilungato su cio' che e' stato sperimentato fino ad oggi, pecora Dolly compresa, spiegando errori, rischi, sottovalutazioni. Ha concluso sostenendo che il lavoro dei coreani appare un fuoco di paglia, lontanissimo da applicazioni terapeutiche, essendo piuttosto frutto della voglia di arrivare per primi, costi quel che costi.
Nell'immediato, i pareri favorevoli hanno ottenuto minor spazio sulla stampa tedesca. Si riporta il parere del ricercatore Hans Schoeler: la clonazione terapeutica impone che si trovi al piu' presto una forma etica accettabile. Sentito anche Detlev Ganten, membro del Consiglio Etico e direttore del Centro Max-Delbrueck di medicina molecolare. E' del tutto insoddisfatto della legge attuale. Bisogna allargare i confini. In Germania e' infatti consentito utilizzare soltanto cellule embrionali ricavate prima del primo gennaio 2002. Sono cellule vecchie, sulle quali non merita quasi lavorare, ed e' anche per questa ragione che sono stati autorizzati solo sette sperimentazioni da quando e' in vigore la legge.
Con il passare dei giorni appare pero' piu' evidente l'invidia dei biologi, accompagnata da frustrazione. Oliver Bruestle: il risultato dei colleghi coreani e' l'ennesima dimostrazione di quanto la Germania sia arretrata rispetto all'evoluzione scientifica. Juergen Hescheler ricorda che meno di tre mesi fa, tornando da Bangkok dopo aver partecipato a un incontro tra ricercatori occidentali ed asiatici, compreso il team sudcoreano di Hwang, gli capito' di pensare: "Qui sta per esplodere qualcosa di grosso".
Ma come superare l'ostacolo posto da una legge restrittiva e da un mondo politico largamente proibizionista? I piu' ottimisti tra i biologi tedeschi puntano su due elementi: da un lato, la posizione del cancelliere Gerhard Schroeder, favorevole alla revisione dell'attuale legge e comunque pronto a giocare la carta dell'innovazione; dall'altro, la pressione dei pazienti che sempre piu' pretenderanno di ottenere in patria le stesse opportunita' di cura offerte in altri Paesi.

Governo e Chiesa spagnola si sono trovati schierati contro la clonazione terapeutica, mentre socialisti del Psoe e Izquierda Unida l'hanno difesa. Il vicepresidente Javier Arenas: "completamente contrario" a quelle avventure che, per quanto con buoni propositi iniziali, possono addentrarsi prima o poi dentro il delicato terreno della creazione di replicanti umani e altri esperimenti dalla portata incontrollabile. Se il Governo non si chiude alla ricerca embrionale per fini medici "pero' deve essere fatto con tutte le cautele, con tutte le certificazioni tecniche", ha precisato Arenas. La ministra alla Salute Ana Pastor che e' stata quella che piu' si e' battuta per avere una riforma della legge per utilizzare gli embrioni sovrannumerari destinandoli alla ricerca scientifica, ma che non permette la clonazione terapeutica, ha ammesso che comunque questa scoperta obblighera' l'Unione Europea a chiedersi "se qualcosa e' cambiato" nel dibattito sui limiti della sperimentazione con embrioni umani. Poi ha comunque ricordato che la Spagna, insieme ad Italia e Grecia, ha sottoscritto la "Convenzione di Oviedo" in cui espressamente all'articolo 18 si proibisce "la creazione di embrioni umani con il fine di fare ricerca sugli stessi".

"Una strumentalizzazione criminale della vita umana" e' stato il commento della Conferenza Episcopale Spagnola, a cui ha replicato Gaspar Llamazares, il coordinatore generale della Izquierda Unida dicendo che con la clonazione terapeutica "non valgono i dogmi di una minoranza da applicare alla societa' laica". Questo tema, ha sottolineato Llamazares ha provocato "di nuovo" la reazione "belligerante della gerarchia ecclesiastica". Questa "sembra che sia molto presente nella campagna elettorale smuovendo i settori piu' conservatori del Partito Popolare, contribuendo a mobilitare l'elettorato piu' conservatore e cercando di imporre alla societa' spagnola le sue credenze".
Per quanto riguarda l'Izquierda Unida, Llamazares ha promesso che in tema di "diritti civili" o del "progresso scientifico", non ammettera' "l'applicazione di dogmi della Chiesa Cattolica". "In questa materia, la cosa piu' importante sono gli interessi dell'insieme della societa', del progresso della scienza e del progresso della clonazione terapeutica e' un progresso per la scienza, per il recupero e il trattamento di molte delle malattie croniche e per la cura di altre".

I socialisti hanno festeggiato "un grande progresso scientifico che offre fondate aspettative a milioni di malati di tutto il mondo", secondo lo stesso José Luis Rodriguez Zapatero. Il leader dei socialisti ha promesso che in caso di vittoria elettorale alle politiche di marzo, il suo partito "non tollerera' che nessuno imponga le sue credenze per provocare ritardi" nella ricerca.
Il presidente della Junta dell'Andalusia Manuel Chaves, ha cosi' segnalato che i risultati ottenuti dagli scienziati sudcoreani sono un "avallo" all'iniziativa messa in marcia dal Governo andaluso. "Una buona notizia", che ci conferma che "siamo nella strada giusta" avendo aperto una linea di ricerca sulle cellule staminali di origine embrionale.

La FADSP, Federazione delle Associazioni per la Difesa della Sanita' Pubblica in Spagna, ha definito la notizia come "un passo importante e positivo che puo' favorire il trattamento delle malattie". Un "passo preliminare" che prima di una sua applicazione terapeutica "deve venire approfondita nelle ricerche, per conoscere i possibili problemi secondari, per cui bisogna evitare di creare false aspettative a breve termine".
L'Associazione Familiari di Malati di Alzheimer (AFAL) e la Lega Europea Diabetici (LED) si impegnano per aprire un ampio dibattito sulla clonazione tra scienziati, politici, uomini di cultura, familiari dei malati e possibili beneficiari di queste terapie, in maniera da fissare dei paletti etici da non oltrepassare in queste ricerche. "La ricerca deve essere sempre aperta e ricevere fondi sufficienti", ha detto Maria Jesus Morada, portavoce dell'AFAL. "Le cellule staminali saranno le benvenute perche' sono il futuro, ma il nostro presente non passa dalle staminali. Il nostro presente e' nella ricerca delle cause".
Per parte sua il presidente della LED, José Antonio Herrada, ha sottolineato l'importanza che la discussione etica ceda il passo a quella scientifica "che e' quella che realmente a noi piace".
Il cancelliere del Costa Rica, Roberto Tovar Faja, ha riaffermato la sua contrarieta' a qualsiasi pratica di clonazione, ritenendola "inaccettabile" poiche' "e' contraria al diritto alla vita, ai diritti umani e ai valori etici". "Nelle procedure per questi esperimenti, e' deplorevole che esplicitamente vengano distrutte decine di embrioni umani attraverso la clonazione", e ha aggiunto che "piu' deprecabile risulta questa situazione, quando la ricerca scientifica nelle cellule staminali adulte costituisce un'alternativa valida alla clonazione umana". "Utilizzare embrioni umani per esperimenti scientifici, uccidendoli, e' inaccettabile. Questi esperimenti riducono la persona umana ad un semplice oggetto di produzione e di manipolazione industriale, violentando la dignita' umana". Il Costa Rica e' stato il Paese che ha proposto alle Nazioni Unite una convenzione mondiale per bandire qualsiasi forma di clonazione, riproduttiva o terapeutica che sia. L'autunno scorso e' stato deciso di rimandare al settembre 2004 un bando.

"Le informazioni sugli esperimenti di clonazione umana realizzati in Corea del Sud sottolineano la necessita' di una proibizione ampia nazionale e internazionale di tutta la clonazione umana", ha subito commentato il senatore repubblicano del Kansas Sam Brownback, paladino della battaglia parlamentare per il veto totale sulla clonazione, anche quella terapeutica. "La clonazione umana e' un male. Tratta gli uomini piu' giovani come se fossero una proprieta' e deve essere proibita".

"Il dibattito continua a girare intorno alla questione di uccidere, anche nei casi in cui si parla di embrioni umani abbandonati da tempo", ha detto John Kilner, presidente del Centro di Bioetica e Dignita' Umana di Chicago. "L'esperimento della Corea del Sud va molto oltre. Produce embrioni umani con il proposito esplicito di minarli mortalmente per ottenere materiale corporeo a fini sperimentali".

"L'era della clonazione umana sembra essere arrivata: oggi, vengono clonati blastocisti per la ricerca, domani saranno clonati per fare bebe'", ha messo in guardia Leon Kass, segretario del Consiglio di Bioetica statunitense, non a caso nominato da George W. Bush.

Due delitti in uno, senza benefici dimostrati per la ricerca scientifica, sostenuti dall'interesse economico dei piu' forti che finiranno per imporre un modello disumano che commercializza la vita a tutti i livelli. E' durissimo e preoccupato il giudizio di mons. Elio Sgreccia.
Il vicepresidente della Pontificia accademia per la vita chiede anche ai media di informare sulla posta in gioco per il modello di umanita' e sugli interessi che stanno dietro a esperimenti di questo tipo. "Sul piano della dottrina etica la clonazione e' un illecito tra i piu' gravi in fatto di riproduzione umana, e consideriamo la clonazione cosiddetta terapeutica ugualmente illecita, anzi per certi aspetti peggiore, perche' presuppone la riproduzione di un embrione, nello stadio di blastocisti avanzato, e in secondo luogo c'e' la soppressione per prendere staminali. Dunque sono due delitti". "Dal punto di vista non solo cattolico si tratta di una procedura carica di illeciti e ci si aspettava che l'Onu nella conferenza dello scorso ottobre arrivasse a vietare sia la clonazione riproduttiva che la cosiddetta terapeutica. Invece per la pressione da parte di coloro che sperano in profitti e guadagni, e che usano gli embrioni come materiale da esperimento, non si e' giunti a una maggioranza e c'e' stato un rinvio al prossimo anno. Il risultato e' che questa clonazione non riproduttiva e pseudoterapeutica ancora non ha un divieto universale, anche se l'Unione europea e alcune autorita' nazionali la considerano un illecito".

Clonazione terapeutica come omicidio? "Si', pero' la si puo' considerare anche come sacrificio", spiega il filosofo Emanuele Severino, ordinario di Filosofia Teoretica all'Universita' di Venezia. "D'altra parte la Chiesa in determinati casi, ha accettato l'omicidio come sacrificio, ad esempio nella guerra giusta: si sacrifica un vita per il bene comune perche' c'e' uno scopo buono, che nel nostro caso e' il carattere terapeutico della clonazione".

"In questo momento si deve esercitare una certa tolleranza. Vogliamo dire di piu'? Qualcuno deve sporcarsi le mani perche' tutti, domani, possano godere i benefici del loro lavoro. Anche i cardinali che, grazie alle nuove terapie cellulari nate da queste ricerche, potranno migliorare la qualita' della vita e arrivare a cent'anni". Cinzia Caporale, del Comitato di Bioetica e docente all'Universita' di Siena, propone una fase transitoria "un periodo "grigio" sotto il profilo etico -e conoscitivo sotto quello scientifico- indispensabile per arrivare a una stagione tecnica in cui i problemi potranno essere risolti senza tentennamenti d'ordine morale. [.] penso che sia immorale bloccare una ricerca scientifica di questo tipo. Ci troviamo di fronte a due posizioni: all'approccio laico, pragmatico e a quello cristiano che guarda ai principi assoluti. In un caso si cerca di limitare il danno e di trasformare la realta' dell'unico mondo conosciuto nella realta' migliore possibile; nel secondo assistiamo, invece, a una presa di posizione che vorrebbe pianificare l'impossibile trovando, una comune posizione sul valore dell'embrione". Attenzione, segnala infine la Caporale, "bisogna sgombrare il campo da qualsiasi polemica rispetto al fatto che i laici non attribuirebbero all'embrione nessun valore. Ne danno, semplicemente, uno diverso".
 
 
 
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