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Conflitti programmati: il Papa e le scienze naturali
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Articolo di Rosa a Marca
28 aprile 2005 19:35
 
"In questo momento non ho bisogno di presentare un programma di governo", ha detto Benedetto XVI nella sua prima omelia pubblica. E non ha fatto un esplicito riferimento alla scienza. Il Papa ancora no, ma per il cardinale Joseph Ratzinger era uno dei compiti prioritari della Chiesa cattolica. Percio' c'e' da aspettarsi che il nuovo Papa, piu' ancora del suo predecessore Giovanni Paolo II, si occupera' di scienza, di quella scienza che nelle societa' secolarizzate assume due ruoli, di interpretazione della realta' e di fondamento al benessere materiale. Tocchera' soprattutto a chi si occupa di biologia e biomedicina dover fare i conti con l'attenzione del Papa, e cio' significa, anche, prepararsi a subire attacchi, non solo nel momento di tradurre in concreto le conoscenze acquisite -vedi la ricerca con le cellule staminali-, ma nel dibattito sulle basi stesse del pensiero e le relative deduzioni. Perche', sia la teoria evoluzionista, sia certe applicazioni della tecnologia genetica, sono considerate da questo Papa una minaccia alla convivenza umana.
Le opinioni del cardinale Ratzinger sull'evoluzione della biologia, espresse in scritti, conferenze e, nel gennaio 2004, in un confronto pubblico con il filosofo Habermas a Monaco, fanno intravedere una nuova qualita' nel confronto Chiesa-Scienza. E' vero che sono passati i tempi in cui la Chiesa cattolica poteva reprimere le scoperte non compatibili con la sua dottrina. E infatti il cardinale Ratzinger ha sempre ribadito che la Chiesa non contraddice le conoscenze biomolecolari "a livello micro". Ma e' "a livello macro", quando cioe' siamo all'interpretazione globale della teoria evoluzionista, o alla traduzione tecnica delle nozioni biologiche, che il contrasto si fa duro. E benche' la moderna biologia evoluzionista abbia preso le distanze dai concetti socialdarwinisti e faccia sempre piu' riferimento all'altruismo e alla cooperazione, per il cardinale Ratzinger la sua ultima ratio e' pur sempre la "selezione" e il "diritto del piu' forte". La teoria alla base del darwinismo, ossia che la vita, inclusa quella umana, derivi da un processo di mutazione genetica e di selezione riproduttiva, aperte a qualsiasi esito, Ratzinger l'ha sempre interpretata come un credo nel "tentativo" e nell'"errore". Dunque, una visione da respingere perche' l'uomo non puo' essere un errore, ma una creatura voluta.
Le biotecnologie, attraverso cui i suoi cultori vorrebbero raggiungere "la fucina del potere" per arrivare alla "sorgente della propria esistenza" e "costruire uomini" al posto di Dio, erano, per il cardinale, un attacco a cio' che la scienza pone a fondamento della sua stessa ragion d'essere, vale a dire la ragione. Anzi, dai resoconti di quell'incontro a Monaco, risulta che Ratzinger fosse andato oltre, definendole addirittura "patologie della ragione", equiparabili ad altre patologie di carattere religioso come il terrorismo islamico.
Non bastava al cardinale sapere che biologi e medici oggi sono quanto mai prudenti nell'applicare le scoperte genetiche in medicina, o che gli autoproclamatisi clonatori di bambini siano stati messi praticamente al bando, o, ancora, che gli esperimenti di terapia genica siano stati sospesi chissa' per quanto in conseguenza di un unico caso mortale. No, e' in gioco uno spazio tabu' attorno alle nozioni basilari dell'esistenza umana, in cui lui riconosce l'insuperabile azione divina. La sua premessa e' stata che Dio sarebbe intervenuto contro "l'ultimo sacrilegio" di un essere umano creato dall'uomo.
Quanto tempestivo e attento all'evoluzione medico-scientifica fosse il cardinale nella sua veste di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede lo testimoniano l'analisi da lui benedetta sullo stato della ricerca con gli embrioni e le precise indicazioni su quando e come l'utero della donna possa essere asportato. Sulla base delle sue precedenti esternazioni si puo' dunque dire che dal nuovo Papa c'e' da attendersi un dialogo intenso sul terreno scientifico e anche il suo prodigarsi nel tracciare confini morali ben precisi. Anche perche', oltre al suo personale impegno, Benedetto XVI dispone di due strumenti importanti. Il primo e' la Pontificia Accademia delle Scienze, fondata nel 1603, composta da autorevoli consiglieri e da lui stesso presieduta. Il secondo: essendo il Papa a capo dello Stato della Citta' del Vaticano, puo' intervenire direttamente nei processi decisionali in tema di biopolitica, come dimostra il recente esempio del suo predecessore, quando all'Onu e' passato il divieto di clonazione.
 
 
 
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