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 USA - USA - Usa. Uno studio su Nature rivoluziona il concetto di fertilita' femminile
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18 marzo 2004 19:51
 
Crolla una delle basi della biologia riproduttiva femminile e con esso viene travolto il concetto stesso della fertilita' delle donne: che, come tutti gli altri mammiferi animali, non verrebbero affatto al mondo secondo quanto ritenuto sinora con un numero prefissato di ovuli per la fecondazione, che, nel tempo, si deteriorano. Al contrario i mammiferi femminili continuerebbero a produrre ovuli freschi e nuovi di zecca per tutta la vita adulta.
Se confermata, la scoperta -attuata in un serie di quattro diversi esperimenti condotti su femmine di topi di laboratorio da scienziati della Harvard Medical School- non solo annullerebbe in un colpo solo le pretese disparita' tra la fertilita' femminile e quella maschile ma aprirebbe strade totalmente nuove per la salute riproduttiva delle donne.
Pubblicato sulla rivista britannica Nature, il rapporto suggerisce la possibilita' di spingere la fertilita' delle donne ben piu' a lungo di quanto sino a oggi ritenuto possibile, e di 'riaccenderla' in pazienti che l'avevano persa per malattie o a causa della chemioteprapia.
Gli scienziati guidati da Jonathan Tilly, direttore del Vincent Center for Reproductive Biology presso il Massachusetts General Hospital di Boston, hanno osservato nelle topoline una serie di indicatori che hanno portato alla scoperta della "rigenerazione degli ovuli". "Siamo stati scioccati e ci abbiamo messo sei mesi a capire e digerire i risultati dei nostri stessi test, ma i dati puntano tutti a un'unica conclusione: le femmine dei mammiferi producono ovuli nuovi durante l'eta' produttiva".
"Lo stato attuale della conoscenza su come funzionano le ovaie e come ne viene meno il funzionamento contiene degli errori". "Il numero di ovociti (cellule uovo) non e' fisso alla nascita, ma si rinnova durante la vita adulta". Il fatto piu' interessante e' pero' costituito dalle implicazioni per la ricerca futura. Secondo Tilly, "ora abbiamo nelle nostre mani nuove domande da porci in ambito biologico e clinico, poiche', infrangendo un dogma, dobbiamo cominciare a ripensare l'intero processo di invecchiamento femminile per sapere come esso e' effettivamente regolato". "Potremo aver bisogno di rivedere i meccanismi sottostanti alle conseguenze che l'ambiente e le terapie mediche hanno sulla fertilita', come nel caso del fumo, della chemioterapia e delle radiazioni. Finalmente, questo potrebbe portare alla messa a punto di metodi completamente nuovi di lotta alla sterilita' nelle pazienti con cancro o altre malattie".
Il team di ricercatori guidato da Tilly stava studiando nuovi modi per fermare la morte delle cellule durante le terapie anti-cancro. Lo studio necessitava della misurazione del numero di follicoli dove crescono e maturano gli ovuli che sono presenti normalmente nei topi. I ricercatori hanno scoperto, con loro grande sorpresa, che quando gli animali erano giovani, avevano un basso tasso di follicoli che morivano. Quando essi invecchiavano, invece, quel numero e' aumentato fino ad un numero di circa 1.200 al giorno per ogni ovaio. Poiche' i ricercatori hanno trovato soltanto 3.000 follicoli sani, un tasso di 1.200 al giorno esaurirebbe rapidamente i follicoli restanti, se nessun nuovo follicolo si sviluppasse.
Poiche' questa scoperta contraddice cio' che comunemente si era pensato finora, i ricercatori hanno dato un'occhiata piu' da vicino per scoprire quale trucco si nascondeva nelle ovaie delle femmine di topo. Hanno esaminato con attenzione la superficie esterna delle ovaie ed hanno trovato cellule germinali, che, secondo Tilly, sono cellule staminali adulte. Queste cellule ovariche hanno prodotto una proteina trovata soltanto quando gli ovociti sono in fase di sviluppo. Cio' lascia pensare che nei topi, gli ovociti continuano ad essere prodotti molto a lungo dopo la nascita.
Tilly prevede un certo scetticismo iniziale verso la tesi che le donne non possano avere un numero fisso di ovuli. Tuttavia, spera che questa scoperta possa stimolare nuove ricerche sulla fertilita' e l'invecchiamento. "Se si dimostra che queste cellule esistono negli esseri umani, questo offrira' molte possibilita'. Per esempio, si puo' conservare la fertilita' in pazienti con cancro dopo un trattamento mediante il trapianto di cellule staminali, cosi' come pure posporre il momento naturale della menopausa".
"Sarebbe una vera rivoluzione -commenta Eleonora Porcu, Sant' Orsola di Bologna, oltre 50 gravidanze ottenute da ovociti congelati-. Abbiamo sempre pensato che l'ovaio fosse un organo a numero chiuso, con una certa quantita' di cellule che a un certo punto vengono a mancare. Un'ipotesi molto affascinante quella di avere una miniera inesauribile per liberare la donna dalla gabbia della fertilita' pro tempore. Pero' non dobbiamo dimenticare le enormi differenze tra uomo e topo. Sara' difficile a mio parere dimostrare che tra le due specie c'e' analogia".
"E' quasi come scoprire che il mondo e' piatto", sembra entusiasta della novita' Kutluk Oktay, Cornell University di New York, impegnato nel settore del congelamento dell'ovaio per preservare la fertilita' ad esempio prima della chemioterapia (pochi giorni fa l'annuncio della creazione del primo embrione ottenuto in provetta con questa tecnica).
 
 
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