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 USA - USA - Usa. Clonato embrione umano di 16 cellule
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24 dicembre 2003 19:02
 
Il clone di un embrione umano di 16 cellule e' stato ottenuto negli Stati Uniti dalla Advanced Cell Technology (Act). La societa' di biotecnologie che ha sede a Worcester, Massachusetts, e che due anni fa annuncio' per prima di avere clonato un embrione umano. Allora l'esperimento si era fermato ad uno stadio precocissimo dello sviluppo embrionale: appena sei cellule.
Oggi l'esperimento e' stato ripetuto ed i ricercatori, guidati come allora da Robert Lanza, sono riusciti adesso ad ottenere un embrione piu' complesso. E' un passo in avanti rispetto ad allora, ma lo stesso Lanza rileva che "non si tratta di un avanzamento scientifico". Il vero traguardo per trasformare in realta' la clonazione terapeutica e' infatti riuscire a far sviluppare l'embrione fino allo stadio di 80-100 cellule, chiamato blastocisti. Soltanto a questo punto dello sviluppo, infatti, si forma la riserva di cellule staminali potenzialmente in grado di svilupparsi fino a formare qualsiasi tessuto dell'organismo. E' un traguardo che finora l'Act ha raggiunto soltanto con esperimenti di partenogenesi, ossia inviando all'ovocita segnali che lo attivano, come se fosse stato fecondato da uno spermatozoo. Non si puo' quindi parlare di clonazione perche' questa implica l'introduzione nell'ovocita del patrimonio genetico di una cellula adulta.
I risultati di questa ricerca saranno pubblicati su Wired, una rivista che affronta temi relativi alle nuove tecnologie.

Lanza punta molto sulla partenogenesi: dal punto di vista etico, questa tecnica puo' infatti fornire riserve di cellule staminali senza incorrere in problemi legati al rischio della formazione di un embrione umano. In nessuno degli esperimenti di partenogenesi finora condotti e' stata mai osservata la formazione di un feto. "Riteniamo che un embrione ottenuto con questa tecnica non sia in grado di svilupparsi in utero", ha osservato Lanza. In piu' la blastocisti che si ottiene e' comunque una buona riserva di cellule immature e utilizzabili a scopo terapeutico: il rischio di rigetto, secondo Lanza, dovrebbe essere minimo poiche' queste cellule contengono il Dna di un unico individuo, ossia della donna da cui e' stato prelevato l'ovocita. Secondo Lanza puntare sulla partenogenesi permette inoltre di abbreviare i tempi necessari per ottenere le cellule (la tecnica del trasferimento nucleare richiederebbe un'attesa molto piu' lunga) e permetterebbe di avere a disposizione una grande riserva di cellule staminali a partire da pochi ovociti. Lanza ritiene che sarebbero sufficienti 40 linee cellulari ottenute con la partenogenesi per ottenere tessuti compatibili con il 70% della popolazione statunitense.
Praticamente un modo per eludere i divieti e i limiti imposti dalla Casa Bianca alla ricerca con le staminali embrionali, che limitando i finanziamenti alle linee cellulari gia' esistenti ha di fatto favorito poche grandi compagnie biotech.

"In sostanza si tratta di stimolare una cellula uovo a dividersi senza fecondazione, cioe' senza l'impiego di uno spermatozoo. Questo fenomeno -ha spiegato il professor Giuseppe Novelli, genetista dell'Universita' di Roma di Tor Vergata- e' un processo biologico che avviene spontaneamente anche nell'uomo. In pratica l'ovulo inizia a dividersi da solo e a creare una sorta di preembrione dal quale e' possibile ricavare cellule staminali. Si tratta anche di un meccanismo sicuro, perche' va naturalmente verso l'aborto, dato che questo embrione non riesce mai a svilupparsi naturalmente".
 
 
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