Dopo il successo della legge sulle cellule staminali, il Consiglio federale intende applicare la stessa soluzione alla diagnosi preimpianto (DPI). Il Governo mira a sostituire il divieto assoluto attuale con una regolamentazione "strettamente controllata", spiega nella sua risposta a una mozione della Commissione della scienza del Consiglio nazionale.
In Svizzera la legge sulla fecondazione assistita, entrata in vigore nel 2001, proibisce l'analisi di un embrione fecondato in vitro prima di essere impiantato nell'utero. Questo divieto era stato tuttavia accolto a maggioranza risicata.
Nella sua risposta, il Consiglio federale sottolinea che intende proporre alle donne, la cui famiglia e' affetta da una malattia ereditaria grave, una soluzione meno traumatizzante rispetto all'interruzione di gravidanza dopo la diagnosi prenatale.
L'autorizzazione a procedere a una diagnosi preimpianto sarebbe accordata solo "in qualche raro caso ben definito", scrive il Consiglio federale. Occorrera' stabilire criteri che escludano qualsiasi estensione delle indicazioni della DPI.
I lavori legislativi per una eventuale nuova prescrizione del DPI non dovrebbero iniziare prima del 2006. Si tratta prima di tutto di testare l'opinione pubblica su queste delicate questioni e l'evoluzione della mentalita' dal punto di vista etico. I risultati del voto relativo alla ricerca sulle cellule staminali saranno valutati in questa prospettiva.
Il Governo attende inoltre la conclusione della procedura di consultazione sulla legge relativa alla ricerca sugli esseri umani. La DPI e' al centro di ferventi controversie a livello europeo. Si teme di vedere rafforzare il discredito nei confronti delle persone portatrici di handicap.
Dall'entrata in vigore della legge nel 2001 che vieta la diagnosi preimpianto, il tema continua a tornare alla ribalta. La commissione della scienza del Nazionale ha rilanciato il dibattito all'inizio di settembre adottando una mozione con la quale ha incaricato il Consiglio federale di presentare un progetto.